Viaggio al termine della notte

~ Louis-Ferdinand Céline

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    Titolo: Viaggio al termine della notte
    Autore: Louis-Ferdinand Céline
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    CITAZIONE
    L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della "folla solitaria", le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del nostro secolo: è in realtà un'opera potentemente comica, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo.

    Questo è quello che sto provando a leggere ora.
    Affascinante, difficile.... E' un rapimento.
     
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    Allora, dopo meeeesi e mesi qualcuno viene ad uppare questa discussione. E non a caso. Perché tra pendi e lascia lascia e prendi a dicembre mi son decisa: o lo finisco o lo mollo.
    E l'ho finito. Con tempi biblici, perché è un libro strano. Ma mi ha dato un senso di appagamento che manco v'immaginate.
    Sarà il fatto che in maniera scostante come solo io so fare le cose mi ha accompagnato per otto mesi e passa.... Sarà il fatto che è un libro assurdo, diverso da gran parte di quello che ho letto finora... ma mi ha toccato e colpito terribilmente in profondità.
    Il cinico, crudele, distaccato e sorprendente Bardamu si muove di sventura in sventura nella Francia della prima guerra mondiale e nei due decenni successivi - arruolato con baldanza stupida descrive con crudezza e senza poesia l'imbecillità dei superiori; con altrettanta superficialità si sposta in Africa, dove rischia la pelle in svariati modi, poi lo troviamo a New York e di nuovo a Parigi, dove da sbandato disadattato diventa un medico miserabile per i miserabili... E così via, in un continuo vortice a due, sempre presente la sua controparte, il suo amico/nemico, la sua nemesi Robinson...
    E' un libro che ti sviscera, elimina la poesia dal mondo pur essendo estremamente lirico nei passaggi meno sospettabili...

    Da leggere, assolutissimamente.
     
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    Elena Edfnl >> Marco N.
    qualora tu non avessi rimediato nel frattempo (visto che sono passati mesi) sono riuscita a finire il libro di Cèline e sono disposta a prestartelo ^^
    28 febbraio alle ore 18.53 · Mi piace · · Vedi dettagli amicizia

    Marco N. Ringrazio, ma nel frattempo me lo sono letto :P
    mercoledì alle 10.56 · Mi piace

    Elena Edfnl ahah immaginavo, ci ho messo una vita e mezzo a finirlo
    mercoledì alle 15.23 · Mi piace
    Marco N. Riflessione estemporanea: ma solo secondo me Bukowski lo ha scopiazzato di brutto?
    17 ore fa · Mi piace
    Elena Edfnl non credo si tratti di scopiazzamento.... ma di un modo di "vivere" particolarmente simile.
    Sto leggendo Erofeev, Mosca sulla vodka (o Mosca-Petruski secondo l'edizione più nuova), potresti trovare similitudini ;)
    3 ore fa · Mi piace
    Marco N. Quello sì, ma io parlavo più dello stile (soprattutto nella prima parte del Viaggio, quando fa il soldato)...
    52 minuti fa · Mi piace
    Elena Edfnl Boh, sinceramente non so quanto si possa parlare di scopiazzamento, dato che la ribellione "formale" nei confronti delle regole grammaticali di base può essere -credo- il primo e più evidente sintomo di una volontà di ribellarsi al sistema... come altro esprimere in maniera più radicale e IMMEDIATA un simile disagio?
    che ne pensi di questo punto di vista?
     
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    Marco N. Sìsì, il ragionamento non fa una grinza. È che si sono ribellati in modo molto simile :D Ma io fondamentalmente non ho prove a sostegno di questo, eh, era solo un pensiero, così, per perdere tempo xD
    sabato alle 14.25 · Mi piace
    Elena Edfnl Bé, tutte le speculazioni letterarie in fondo sono così, per perdere tempo.
    Mi viene in mente Joyce, e prima di gridare all'eresia prendilo moooolto con le pinze: nell'Ulysses l'uso folle della punteggiatura è un espediente usato per riprodurre il "flusso di coscienza" (dimenticati di birindelli, ti prego).
    Ora, non voglio assolutamente accomunare la profondità di Joyce con Bukovski, però era solo per dire che le regole formali sono le prime a saltare...
    Tieni conto che probabilmente Bukovski e Céline a noi sembrano molto simili anche per le scelte dei traduttori!
    2 minuti fa · Mi piace
     
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    ahahaha mah mah! questa me l'ero persa! ahahahaha fantastica! Fortuna che l'hai riportata qui!
    Vorrà dire che mi aggiornerò anche su Celine poi vi farò sapere anche il mio di parere ghghghghggh!!! X°D
    Purtroppo per il momento posso solo dire che Bukowski adorava Celine, ci sta che abbia visto in Celine una via di "salvezza" per se stesso? Uno spunto e uno stimolo? Direi di trovarmi molto in accordo con questo
    CITAZIONE ([[ÿ @ 5/3/2011, 14:07) 
    Elena Edfnl Boh, sinceramente non so quanto si possa parlare di scopiazzamento, dato che la ribellione "formale" nei confronti delle regole grammaticali di base può essere -credo- il primo e più evidente sintomo di una volontà di ribellarsi al sistema... come altro esprimere in maniera più radicale e IMMEDIATA un simile disagio?
    che ne pensi di questo punto di vista?

    Per il resto bho! sono mesi che sto cercando di leggere "Da un castello all'altro" di Celine e la diversità di scelte, di esperienze rispetto a Bukowski, o viceversa, sembra più che manifesta.
    Bho pensando così al volo...volendo anche il "pasto nudo" di Burroughs è su quella scia, anche se poi le motivazioni, le dipendenze, le esigenze ovviamente variano da autore a autore.
     
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    Ho iniziato!
    Ho letto la prima pagina!

    CITAZIONE
    E’ cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. E’ Arthur Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. -Non restiamo fuori! mi dice lui. Torniamo dentro!-. Rientro con lui. Ecco. -Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua-. Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: - Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra. E’ così! Il secolo della velocità! Dicono loro. Dove mai? Grandi cambiamenti! Ti raccontano loro. Che roba è? E’ cambiato niente, in verità. Continuano a stupirsi e basta. E nemmeno questo è nuovo per niente. Parole, e nemmeno tante, anche le parole che son cambiate! Due o tre di qui, di là, di quelle piccole...- Tutti fieri allora d'aver fatto risuonare queste utili verità, siamo rimasti là seduti, incantati, a guardare le dame del caffè.

     
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    Lette ieri le prime 80 pagine, per ora fila via bene, sono molto ammaliata dal modo di scrivere, dalla costruzione (se così si può chiamare) quasi assurda delle idee-pensiero fattesi periodi! C'è un abisso con "Da un castello all'altro" dove il modo di scrivere è molto più sincretico-su-se-stesso (sempre se si può partorire una terminologia del genere aahahahah), svincolato da ogni regola comune, legato solo alla mente di Celine!

    Già potrei inserire svariate citazioni ma vi risparmio la cosa, altrimenti alla fine delle 600circa pagine c'è il forum intasato!! ahahaahha
    Temo di essere ormai sempre più convinta della mia totale affinità con certe tematiche ma soprattutto con certi modi di scrivere dove riesco a entrare (a volte con dovuta difficoltà) in un ritmo di lettura molto sciolto se pur complesso e a tratti segmentato nella comune logicità, ci sogno così tanto che mi sembra a volte, speranzosamente, di avere dei punti di contatto e delle sintonie con la mente dell'autore che ha scritto il tutto!

    Per ora, per Ellen e Marco N., son sempre più convinta che Bukowki non posso assolutamente aver scopiazzato Celine, nonostante l'amore del primo per il secondo!
     
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    Qualche rimpianto poetico piazzato al punto giusto sta bene a una donna quanto certi capelli vaporosi sotto i raggi della luna.
    Sotto ciascuna delle loro parole e della loro sollecitudine d'ora in poi bisognava intendere: "Tu creperaicaro militare... Creperai... è la guerra... A ciascuno la sua vita... A ciascuno il suo ruolo... A ciascuno la suamorte... Noi facciamo finta di condividere il tuo sconforto... Ma non si condivide la morte di nessuno... Tutto dev'essere per anime e corpi ben portanti, un modo perdistrarsi, niente di più e niente di meno, e noi siamo, noialtre, ragazze solide, belle, stimate, sane e beneducate... Per noi tutto diventa biologia automatica, spettacolo gioioso e si converte in gioia! Così vuole lanostra salute! E le brutte licenze che si prendono i dispiaceri per noi non esistono... Ci vogliono deglieccitanti per noi, solo degli eccitanti... Voi sarete presto dimenticati, soldatini... Siate gentili, crepate infretta... E che la guerra finisca e noi ci si possa maritare con uno dei vostri simpatici ufficiali... Meglio se è bruno!... Viva la Patria di cui parla sempre papà!... Come dev'esser bello l'amore quando lui torna dallaguerra!... Sarà decorato il nostro maritino!... Sarà distinto... Gli potrai lucidare gli stivali il bel giorno del nostro matrimonio se sarai ancora vivo quel momento lì, soldatino... Non saresti allora felice della nostra felicità, soldatino?..."(1992, p. 102)

    Prima che mi dimentico per bene!!! qualche giorno fa ho terminato il libro!
    Sono in difficoltà, non riesco bene a descrivere a parole il profondo segno che lascia nella sua interezza!
    Tra l'altro ho scelto di leggere il libro senza sapere assolutamente nulla prima di Celine, così tanto che quando ho scoperto che Luis-Ferdinand Céline era uno pseudonimo per giunta femminile son rimasta con la faccia d'asino...capendo anche perché Celine Dion si chiama così! Ossia con un nome femminile! ahahahaha ok basta!
    Accantonando per grazia questa vergognosa ignoranza (ahahahahaha fustigatemi!) direi che oltre ad esser rimasta ammalliata dallo sconvolgimento angoscioso della lettura, a tratti ho pensato che se continuavo a leggerlo cadevo in depresisone tanto profondo è stato, son stata attrata tantissimo anche dal commento finale inserito dal traduttore Ernesto Ferrero (l'edizione è quella della Corbaccio del 1992).
    Già durante la lettura ne avevo qualche dubbio, ma grazie al commento ho capito che forse non era proprio proprio un'autobriografia para para e quindi dopo mi sono andata a cercare un po' di biografia qua e là su internet: roba tranquilla! :uah:

    Concretamente non è solo una lettura, non è intrattenimento, anche se volendo intrattiene pure, soprattutto se uno è masochista....so che non sembra, ma questo è un elogio! La depressione dilagante, la bassezza, la miseria, l'uomo che tenta di tutto pur di sopravvivere, amoralità giustificata, miseria su miseria. Il forte senso di angoscia inizia e finisce con le intere righe. Folgorante! E' davvero un ritratto concreto, lucido, diretto di ciò che sono stati quegli anni, ma ancora più sconvolgente è che è tuttora attendibile! Le descrizioni calzano a pennello per l'intero XX secolo!

    Un artista geniale, nella sua intera vita, così folle da essere di difficile comprensione nei suoi "gesti politici", nel suo appoggiare il nazzismo, il razzismo, la razza ariana, dove solo grazie ad un barlume di secondo riesci a capire il perchè di tutto questo incoraggiamento all'antisemitismo e nel momento in cui lo comprendi rimani comunque basito nello sfiorare il pensiero che forse tutto era fatto per il ripudio al capitalismo, al progresso, al futuro scientifico-positivista, in favore di qualcosa svincolato dall'orrore mercificato, degradato della società attuale! Assurda sua vita!

    E poi la scrittura!
    La raffinatezza e volendo pure la grandezza del modo in cui Céline scrive! Non penso di poterla capire appieno, non penso più che altro di averne la cultura e le conoscenze di base per apprezzarla in profondità, ma basta poco per percepine comunque l'importanza!
    Il modo in cui è scritto è un invito ulteriore ad entrare nelle viscere del racconto, delle vicissitudini, della società disperata dominata dalla miseria. Ed è qualcosa di studiato a fondo, ragionato, è indispensabile e fondamentale, lo si percepisce; ho notato che nonostante la difficoltà nel far proprio uno stile così complesso, nel momento in cui si riesce a fare uno scatto, ad entrare nel ritmo, a comprendere l'utilizzo che fa della punteggiatura, dei verbi, delle ripetizioni, della struttura della sintassi, si rimane imbrigliati, coinvolti, si scorre pienamente con il testo e con gli eventi.
    Dal commento a fine testo di Ernesto Ferreo:
    CITAZIONE
    Céline sa bene che l'argot invecchia presto, che un testo di puro gergo èindigesto, e procede a continui intarsi tra vari registri. Ma la sua vera innovazione sta nelle rotturesintattiche e semantiche che agitano il periodo, nella dislocazione delle parole, che vengono anticipate oposticipate nella frase, creando effetti di sorpresa, di straniamento, di sospensione, moltiplicando risonanze inedite; da cui quell'impressione di altalena emotiva che è uno degli obiettivi programmatici di Céline.
    (1992, p. 562)

    Insomma merita tantissimo di esser letto, studiato, un grande romanzo! E siccome non ho ottime capicità di dare degno rispetto al libro e all'autore speravo almeno di provarci riportando pezzi che ho trovato emblematici di riflessioni e commenti.

    Di nuovo dal commento a fine testo di Ernesto Ferreo:
    CITAZIONE
    Questa fascinazionedell'oralità si univa all'urgenza della testimonianza, all'eterno piacere del reduce di raccontare le proprieavventure, abbellendole o degradandole, ma comunque trasformandole. Questo spiega anche perché,rispetto ai libri che seguiranno, pur con tutta la carica eversiva della sua scrittura, il Voyage sia il piùtradizionale dei libri di Céline, quello in cui maggiormente contano "le cose da dire". Il quale Céline dirà vent'anni dopo a Robert Poulet che, trovatala prima frase, tutto il resto era venuto da solo, con una sorta di naturalezza. Lui avvertiva come unsentimento del proibito, delle "cose che uno sente e non può confessare... C'erano delle interdizioni, unosteccato riservato. Questo steccato, l'ho superato senza saperlo, correndo dietro il tono giusto, ilmovimento vero, nella loro forma più espressiva".
    (1992, p. 556)

    [...]

    Nasceva così Voyage au bout de la nuit, e oggi che il secolo sta finendo fra tragedie e farse d'ogni genere,ci appare sempre più chiaro che questo è il romanzo che l'ha meglio capito e rappresentato, che ilconsapevole delirio céliniano ne ha saputo cogliere come nessun altro gli aspetti fondamentali: gli orrori della guerra e della retoricapatriottarda di quelli che stavano a dirigere il macello nelle retrovie; la ferocia dello sfruttamentocoloniale; la solitudine delle metropoli (New York) e gli incubi tayloristici delle catene di montaggio (laFord a Detroit), il degrado urbano e l'abbrutimento operaio nella Parigi delle borgate, l'avvento di unapiccola borghesia cinica e faccendiera, quella stessa di cui oggi contempliamo i guasti forse irreversibilinelle imprese dei figli e dei nipoti, al di qua e al di là delle Alpi. (1992, p.560)

    [...]

    Chi è Bardamu? è "un uomo tormentato dall'infinito", intento a cercare una punizione per l'egoismouniversale; uno che ne sa troppo e non ne sa abbastanza, che è "malato della voglia di saperne di più", checerca nella notte le risposte ultime, quelle che nessuno ha il coraggio di affrontare. "è forse questo che sicerca nella vita, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire". Il masochismocéliniano, quello che gli ha fatto fare tanti gesti sbagliati, è la voluttà di abbandonare ogni volta leposizioni e la tranquillità già conquistate per rimettersi totalmente in gioco nei rischi mortali di una"cognizione del dolore" praticata sul campo: "quella voglia di scappare da ogni posto, alla ricerca di non so cosa, per uno stupido orgoglio senza dubbio, per la convinzione di unaspecie di superiorità".
    (1992, p. 563)

    [...]

    Il gesto céliniano per eccellenza (che è poi quello di Robinson a Tolosa, e del dottor Baryton che lascia laclinica per avventurarsi nel nord) è l'insoddisfazione, l'eterno partire. Che è poi il bisogno di punirsi dicolpe oscure (il parricidio desiderato?), di sentirsi colpevole dei privilegi sociali che comporta una laureain medicina, o, nel romanzo, della vaga complicità con gli Henrouille nel fallito attentato alla nonna.Céline-Bardamu-Robinson è un provocatore di se stesso, qualcuno che trova una sua disperata felicità inuna sorta di ubriacatura da catastrofe, come ammetterà Céline nelle interviste degli ultimi anni: "Céline fadelirare Bardamu che racconta quel che sa di Robinson". La cifra del racconto in prima persona è appuntoun delirio che arriva là dove fallisce la presunta lucidità della ragione, è la lente deformante che consente a Céline di giungere alle verità estreme. "Delirio" è appuntola parola-chiave per capire Céline, ed egli stesso ne è consapevole: "Devo entrare nel delirio, devoraggiungere il livello Shakespeare". E a più riprese dirà che le pagine meno riuscite del romanzo sonoquelle meno toccate dal delirio, che l'autobiografia deve restare un punto di partenza da trasfigurareliberamente.
    (1992, p.564)

    Ho trovato molto interessante anche questo intervento:

    CITAZIONE
    Ciò che piace di Céline è il coraggio di immergersi nelle fogne dell’umanità, di sguazzare tra i nuovi Miserabili, condannati alla sofferenza, ma anche inclini al peccato. La critica francese, compresa quella “progressista”, intravede in questa navigazione all’interno dell’intestino crasso della società non tanto un metodo utile per capire i veri motivi di un degrado sociale e morale, ma un mezzo per esorcizzare, in maniera colta, un impiccio. In fondo, parlare degli sventurati attraverso uno stile rivoluzionario ed un lessico aspro, dirompente, apocalittico e mefitico, quasi sulfureo, piace e bene si addice a quei critici d’avanguardia (di cui la Francia era ed è piena) che amano credere - magari sprofondati nelle loro comode poltrone in pelle e con un cognac in mano - nella loro sensibilità e nella loro acutezza. Céline descrive il dramma e loro ne prendono seriosamente atto. Tanto basta. D’altra parte l’autore non li delude mai, apparecchiando scenografie, immagini e storie di tale promiscuità e degrado, morale fisico, da fare impallidire il migliore Victor Hugo.

    CITAZIONE
    Secondo Solinas, Céline “fu anarchico e razzista, reazionario nel suo essere rivoluzionario, modernissimo eppure negatore del progresso, cane sciolto senza padroni che a forza d’abbaiare alla luna si trasformò in lupo, mostrò i denti, azzannò e alla fine da predatore si ritrovò preda, inseguito, braccato, preso e punito”. Ma “non per questo domato”.

    Ed infine questo blog-sito raccoglie moltissime cose interessanti mentre qui la biografia dalla Wikipedia

    PS: qui c'è il libro per intero


    Edited by Nebu - 26/4/2011, 22:20
     
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    modifico il post sopra e aggiungo altre due righe ^_^
     
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    Celine- Viaggio al termine della notte.

    Quasi un capolavoro.

    Se dobbiamo per forza darci un termine di paragone diciamo che sta' un po' a mezza via tra La pelle di Malaparte e Il tamburo di latta di Günter Grass.
    Si parla del periodo storico che va dalla prima guerra mondiale al suo dopoguerra.
    Possiamo pure pure metterci un pizzico di "Uomo senza qualita' " di Musil e" Berlin Alexsanderplatz" di Alfred Döblin.

    E' pero' una specie di autobiografia.
    La vita del progonista tra il 1915 e gli anni ' 30.

    Celine racconta i fatti suoi. In questi 15 anni
    Evidentemente ha scrito il tutto prima dei succitati romanzieri .
    E questo gioca a suo favore.
    Ma gioca troppo sul fatto personale, sul fatto davvero visuto, sull ' autobiografia. Anche se la sua vita e' stata davvero notevole.
    Non posso non considerare che Celine e' stato boicottato per aver sucessivamente aderito al nazismo.
    Cio' pero' non toglie nulla alla grandezza e alla pochezza del suo romanzo.
    E' stato davvero un piacere trascorrere alcuni mesi in compagnia sua e dei suoi personaggi.

    Sicuramente da leggere e da serie A
    Diciamo 8 in serie A.
    Forse pure 9...
    Qua 5 stelle.
     
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