Parco dei Mostri di Bomarzo

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  1. Emeth
     
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    Questo parco, situato nei pressi di Viterbo, lo volle il principe Pier Francesco Orsini nel XVI secolo e lo commissionò all'architetto Pirro Ligorio, che dopo la morte di Michelangelo fu chiamato a lavorare a San Pietro, e a Jacopo Barozzi da Vignola. L'Orsini lo dedico alla sposa Giulia Farnese.
    Particolarità del parco sono le statue, che raffigurano personaggia appartenenti alla mitologia greca ed alcune curiose iscrizioni, che nel complesso danno l'idea di voler indicare un percorso alchemico.
    Fra le tante parole scolpite nelle rocce quelle che più lasciano incerti filosofi e scienziati, che nel tempo si sono susseguiti nel dare una loro interpretazione, sono sicuramente:
    SOL PER SFOGARE IL CUORE.
    Dopo la morte dell'ultimo principe Orsini nel 1585 il parco fu abbandonato, per essere recuperato solo nella seconda metà del Novecento e restaurato da Giancarlo e Tina Severi Bettini.

    Di seguito il link ad un sito che riporta alcune immagini delle statue più curiose:
    www.bomarzo.net/index_it.html

    Attualmente i miei alievucci mi hanno incastrato a fare una ricerca sul parco, il piccolo problema è che io sono un po' del nord, e non ho l'occasione di visitarlo in prima persona.
    Reperire informazioni in internet si sta rivelando una fatica infernale (evviva la discesa negli inferi) e le immagini che circolano sono praticamente sempre le stesse, come d'altronde quanto si dice su esse.
    Mi chiedevo se ci fosse qualcuno di noi ferrato in materia, che lo ha visitato, o che ha immagini in proposito...

    In ogni caso, vi tengo aggiornati man mano che ne discuto anche con i ragazzi...

    Speriamo in bene...
     
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    Io ci sono andata un miliardo di volte, l'ultima volta ci sono stata a gennaio dello scorso anno :uah:
    è un luogo bellissimo e splendido... se vuoi nei prossimi giorni posto le foto più recenti, anche se nel corso degli anni è cambiato molto (negli anni 90 si poteva interagire con le statue, salirci sopra, adesso solo alcune sono aperte, tipo un paio di bocche e la casa storta).
    anzi se proprio ti serve quasi quasi mi sacrifico e ci torno a osservare meglio quello che cerchi!!

    Se davvero t'interessa all'ufficio turistico hanno materiale informativo e pure qualche libro, posso dare un'occhiata e ti dico di che si tratta!
     
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  3. Emeth
     
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    Più che altro mi servirebbe l'orientamento delle statue in base ai punti cardinali e le foto di ognuna di esse...
    Mi pare di chiederti davvero troppo... ma se mi posti le foto che già hai mi faresti un enorme favore...
    Io sinceramente non so da che parte iniziare... in internet non sto riuscendo a reperire informazioni che abbiano l'aria di essere complete, magari sono anche attendibili, ma non mi convincono particolarmente...
    E poi sul campo è tutta un'altra cosa :cry:
    Per questo pensavamo ad una gita da quelle parti per avere un bel reportage, ma io non so dove trovare il tempo... fra gli esami e gli altri impegni...
    Me disperata... :cry:
     
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    Oltretutto se ci vai da maggio a settembre trovi un bordello di gente e praticamente diventa impossibile osservare alcunché.
    Comunque penso che male che va si trova una mappa, da lì un po' a memoria un po' con le foto penso che si potrebbe essere in grado di ricostruire almeno quello.....
     
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  5. Emeth
     
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    Non so, ci riflettevo stanotte... se dici che il parco ha subito varie manipolazioni è possibile che le statue non siano più nella posizione originaria... o no? :( che ne pensi?
     
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    Allora, per quel che so io il parco è rimasto selvaggio fino a pochi anni fa, fin quando, credo negli anni '60, finì nelle mani di un privato che gli ridiede nuova vita, creando questo parco. Inizialmente era molto più selvaggio, adesso è più curato. Prima le statue erano tutte accessibili, a parte alcune pericolanti, comunque ci si saliva sopra o altro. Ora sono recintate e non è possibile toccarle, ad alcune (tipo il delfino, mi pare, o una delle prime bocche dei mostri) non ci si può nemmeno avvicinare.
    Che siano state spostate lo escludo: sono mostri gigantici, alti anche 6, 7 metri, di granito.....

    ahah qui xx c'è l'unica foto che ho trovato in rete fatta lo scorso anno con la mia amica, prometto che le cerco appena ho un po' di tempo!!
    E se riesco mercoledì sbircio anche i libri dell'ufficio turistico e ti do una valutazione sul genere : P

    Ps: qui ho trovato diverse foto, l'avevi visto? www.bomarzo.net/index_it.html
     
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  7. Emeth
     
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    Yes, li avevo visti...
    Grazie mille Yele... :(
     
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  8. TheGrandWazoo
     
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    mi viene in mente la villa di Palagonia descritta anche da Goethe durante la visita in Sicilia.
     
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    (se ti va di parlarne noi siamo qui a leggere bramosi!)

    Allora, sono passata dopo l'esame a vedere all'ufficio turistico, e loro hanno questo volume:
    www.ghaleb.it/bomarzo.htm

    sono una settantina di pagine fitte fitte, più una bella galleria fotografica d'epoca.
    c'è anche una mappa dove sono segnate tutte le statue e il loro orientamento in base ai punti cardinali, quella posso provare a fotocopiarla.
    Il libro costa 20 €, io non mi sono messa a leggerlo perché ero di corsa, sul sito ci sono varie info che ti riporto:

    INDICE:
    Nota introduttiva - p. 5
    Autori, datazione, significati - p. 7
    Cronologia - p. 51
    Dizionario - p. 59
    I Giardini di Buon Martio - p. 73
    Il Sacro Bosco nelle Cartoline - p. 77
    Fotografie del Sacro Bosco, 1973 c. - p. 88
    Appendice I - p. 130
    Appendice II - p. 135
    Appendice III - p. 138
    Appendice IV - p. 141
    Campagna fotografica 2001 - p. 143
    Bibliografia essenziale - p. 177


    Nota introduttiva di Enrico Guidoni
    CITAZIONE
    Questo lavoro sperimentale, premessa per una radicale revisione del problema storico e interpretativo del Sacro Bosco (o Boschetto) di Bomarzo, è stato scritto nel 2001-2003, e viene oggi pubblicato solo con qualche secondario e necessario aggiornamento. La scarsità di contributi innovativi recenti e la perentoria sicurezza di giudizi manifestata nell’opera sistematica di Bredekamp e nei saggi che ne sono scaturiti ha, di fatto, scoraggiato la ricerca puntuale sulle fasi costruttive, sul disegno complessivo del Sacro Bosco, sui suoi autori; mentre l’assenza di una documentazione specifica ha fatto trascurare le fonti disponibili sintetiche ma eloquenti, relative alla sua datazione e sui suoi significati. Le pesanti trasformazioni subite dal complesso, prima decaduto per secoli e poi ricostituito senza controlli nei suoi elementi mobili e nel suo contesto naturale, hanno inoltre autorizzato esercizi ricostruttivi fantasiosi e romanzati, alla ricerca di chiavi di lettura complicate quanto sovente anacronistiche, di itinerari iniziatici inevitabilmente viziati dalla soggettività del critico, oppure di una rassicurante banalizzazione dei soggetti. Tuttavia il periodo storico cui appartiene questa straordinaria testimonianza d’arte è ben conosciuto e studiato, e ricchissimo di spunti per quei confronti e quelle indagini parallele che consentono sempre di inquadrare correttamente, se non di comprendere in ogni loro articolazione, anche le più “misteriose” realizzazioni. Da questo scandaglio capillare sulla cultura, sull’arte e sulla politica in chiave europea, sullo sfondo degli anni cruciali della Controriforma e più propriamente del Concilio di Trento, sono emersi naturalmente i protagonisti di questa impresa. Accanto a Vicino Orsini, il committente - padrone anche troppo esaltato dalla storiografia, come principale autore del Sacro Bosco - si propone Michelangelo come regista più o meno occulto del progetto, e si individuano gli artisti più direttamente coinvolti nella esecuzione dei singoli gruppi scultorei: in primo piano Leone Leoni, curiosamente mai neppure citato nei precedenti studi e poi le già note figure di Raffaello da Montelupo, Simone Mosca e Francesco Moschino.
    L’isolamento e la secretazione di questa opera imponente e originalissima si spiega ad abundantiam con la sua ispirazione a credenze sincretistiche ed eretiche, ampiamente diffuse in campo europeo, circolanti negli ambienti filo imperiali e, nella Tuscia, ricollegabili al movimento degli Spirituali e del loro protettore ufficiale, il cardinale inglese Reginald Pole. Le profonde radici letterarie dei tematismi trattati nel Sacro Bosco trovano riscontro e alimento sia nei poemi cavallereschi - dall’Orlando Innamorato all’Orlando Furioso (già ampiamente utilizzati dalla storiografia, in particolare da Calvesi) - sia nell’attività poetica di Giuseppe Betussi, di Bernardo Tasso e, in modi più sostanziali, di Fraçois Rabelais; ma sia dal punto di vista dell’iconografia che da quella della vera e propria invenzione artistica, le opere di Bomarzo appaiono piuttosto come prototipi che come piatte materializzazioni di precedenti letterari, a dimostrazione di una sicura anteriorità rispetto, ad esempio, alla Gerusalemme Liberata. Nella divisione dei compiti, possiamo oggi attribuire a Michelangelo l’idea, l’impostazione di base e il suggerimento degli artisti, suoi diretti e fedelissimi allievi; a Raffaello da Montelupo, parte dell’esecuzione e gli interessi cavallereschi, documentati dalla sua preziosa autobiografia; a Leone e Pompeo Leoni il merito non solo degli interventi più incisivi e anticonvenzionali, ma anche il legame con l’Impero, i Gonzaga, l’ambiente milanese.
    L’impronta michelangiolesca si accorda con l’esecuzione, entro il 1564, delle opere architettoniche principali e soprattutto delle grandi sculture scavate nei massi di peperino. Questo studio quindi si ricolloca idealmente ad un tema, quello della profonda influenza diretta e indiretta esercitata dal Buonarroti nell’Alto Lazio, che abbiamo lanciato nel 2000 con il Convegno di Capranica “Michelangelo e l’arte nella Tuscia” e che abbiamo approfondito con numerose altre ricerche particolari a carattere fortemente innovativo, tra le quali si possono ricordare gli articoli pubblicati su “Studi Vetrallesi”. Oggi, che anche quel Convegno viene ripreso nel titolo (“L’età di Michelangelo e la Tuscia”, Bagnaia 24 maggio 2005) senza consapevolezza e senza finalità critiche, è necessario riflettere sulla necessità di ampliare la nostra conoscenza e di applicare metodi di indagine più efficaci e moderni.
    Si comprende quindi come in un quadro così rinnovato di riferimenti costituisca parte integrante del lavoro una cronologia degli avvenimenti, dal 1541 al 1570, che completa la documentazione citata nel saggio iniziale alleggerendo l’apparato delle note.
    Per le fonti e la bibliografia si rinvia al fondamentale lavoro di Bredekamp, mentre come contributo ad una più ordinata e completa documentazione iconografica proponiamo una sintetica raccolta di cartoline ante 1960 (a dimostrazione anche dei mutamenti intervenuti nel Boschetto), una serie di foto degli anni ‘70 e la campagna fotografica appositamente eseguita nel 2001. Attraverso queste immagini, riguardanti spesso lo stesso soggetto in tempi diversi, si potranno constatare deterioramenti, completamenti, ricollocazioni di teste; ovviamente, in una ipotetica ricostruzione capillare della storia dei restauri e delle integrazioni andrà aggiunta idealmente l’ampia documentazione fotografica dell’Ufficio Centrale del Catalogo.
    Ringrazio l’Amministrazione Comunale di Bomarzo nella persona del Sindaco Stefano Bonori per il contributo alla diffusione di questo studio.
    Infine un particolare ringraziamento va agli allievi architetti Giancarlo Macculi, autore di una interessante e inedita tesi di laurea, Guglielmo Villa e Stefania Ricci.
    Vetralla, maggio 2006

    mi sembra che sia un libro interessante anche per te, puoi prenderlo direttamente sul sito casomai.
    altrimenti posso dare uno sguardo alla bibliografia che viene segnalata lì, magari trovi qualche cosa che ti può servire.
     
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  10. Emeth
     
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    No va benissimo così, grazie :)
    Lo ordino molto volentieri! :)
    Grazie per la mano enorme che mi hai dato!

    SPOILER (click to view)
    Fra l'altro, Yelena, sai che qualche notte fa ti ho sognato? :P anche se credo tu non corrisponda proprio XD
    Che mente malata che mi ritrovo XD
     
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    Domani se tutto va bene vado al parco dei mostri.... cercherò qualche materiale interessante per te ^^
    e cercherò di fare foto, anche se sarà difficile =p
     
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    a lot of Flying Teapots with pimpi's vibes

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    che figata!!!
    io non sono mai stata!
    a meno che non sono andata da piccola e ora non rcordo! ^^
    Spero a Primavera di colmare il divario :)
     
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    Emeth, in biblioteca per prepararmi ieri sera ho trovato due tomoni che ti piacerebbero da morire:

    Bomarzo: il sacro bosco - a cura di Sabine Frommel. Ci sono una serie di articoli moooolto approfonditi, su cose che ti interessano, tra cui anche delle piante dettagliate e anche accenni al lato "esoterico".
    Comunque è questo
    www.electaweb.it/libri/scheda/in-us...-sacro-bosco/it
    SPOILER (click to view)
    BOMARZO. IL SACRO BOSCO /AUTORE /
    Sabine Frommel. Con la collaborazione di Andrea Alessi
    ISBN /
    978883706392
    ANNO PUBBLICAZIONE /
    2009
    PREZZO /
    90 EURO
    EDITORE /
    Electa
    COLLANA /
    Architettura e Architetti classici
    IN LIBRERIA /
    fine novembre 2009
    PAGINE TOTALI /
    352
    ILLUSTRAZIONI /
    332
    LINGUA /
    Italiano
    GUARDA LA GALLERY
    Il volume ripercorre le vicende storiche del “boschetto”, il giardino architettonico commissionato dal nobile Pierfrancesco Orsini, detto Vicino (1523-1585).
    Popolato da animali, mostri, figure mitologiche, dei, falsi ruderi, fontane, il Sacro Bosco è il risultato dei viaggi, degli incontri e delle scoperte che rimasero impresse nella mente del committente, oltre alla sua fittissima rete di corrispondenze con noti umanisti e illustri protagonisti del Rinascimento come Claudio Tolomei, Annibal Caro, Francesco Sansovino e alla parentela che legava gli Orsini ai Medici.
    L’intima connessione tra il profilo singolare del committente, la sua passione letteraria e la sua sensibilità artistica è senz’altro una chiave per la comprensione di questo singolarissimo dispositivo architettonico.
    Il contesto storico, le simbologie, l’imagerie araldica, le allusioni fiabesche, la filosofia ermetica e soprattutto la cultura astrologico-astronomica, elementi nei quali si riflette l’universo appassionato del nobile Pierfrancesco Orsini, sono stati indagati, nei diversi contributi del libro, con innovativi approcci metodologici. Ne derivano nuove interpretazioni del parco, accattivanti ed inedite, frutto della volontà di riversare, in questa singolare creazione, oltre alla cultura enciclopedica dell’Orsini, le sue gioie e i suoi dolori, gli eventi di vita passata e futura.
    Grazie a un sistematico scandaglio delle fonti archivistiche e documentarie, si dà finalmente conto poi dei nomi di gran parte degli artefici attivi nello straordinario cantiere orsiniano.
    Questa originalissima opera d’arte totale ha ispirato la fantasia di artisti dalle più diverse sensibilità come Dalì, Afro, De Kooning, Michelangelo Antonioni, Tommaso Buzi, Niki de Saint Phalle, affascinati dalla bellezza romantica e decadente delle forme, a cui si deve in gran parte la rinata fortuna novecentesca del “boschetto”. Sepolto dal tempo e soffocato dalla fitta vegetazione, il Sacro Bosco di Bomarzo è infatti riemerso prepotentemente dall’oblio secolare solo negli anni Cinquanta del Novecento, grazie all’appassionata complicità di studiosi, letterati, musicisti e artisti di fama internazionale.
    Le ricerche presentate in questo volume hanno l’ambizione di spingere molto avanti gli studi precedenti per risolvere a uno a uno i diversi enigmi che il parco continua a presentare. Raffaello da Montelupo è il nome del grande scultore e architetto cui sembra ormai giusto riferire la gran parte della progettazione non solo delle sculture e dell’architettura del parco ma anche della nuova ala del palazzo bomarzese. Al suo nome si affianca quello di Simone Moschino, confermato anche dalle fonti antiche, mentre recentemente sono stati proposti, per episodiche consulenze, anche i nomi di Vignola e Pirro Ligorio.
    All’interno del volume sono presenti anche gli esiti del recente convegno sul Sacro Bosco (Palazzo Orsini, Bomarzo, settembre 2007). Altri saggi affrontano anche aspetti dell’ambiente, del clima politico e culturale, nel quale questo straordinario complesso è radicato.
    Un confronto interregionale e internazionale infine colloca l’impianto in un’ampia cornice europea, che apre nuove prospettive esegetiche. Il Sacro Bosco viene analizzato a partire dal confronto con opere coeve per giungere alle analisi scientifiche sulle specie arboree e floreali attualmente e anticamente presenti nel parco, senza trascurarne le valenze iconologiche. Un esauriente apparato iconografico, in gran parte inedito, che si avvale anche di recenti scoperte archeologiche, registra le seduzioni visive del Sacro Bosco, dove le creazioni scultoree e architettoniche sono restituite in tutta la loro carica evocativa. Grazie a queste scoperte inoltre è stato possibile ricostruire buona parte degli impianti architettonici che appaiono oggi parzialmente distrutti e incompleti. Una vasta bibliografia, correda e conclude il volume

    Questa è la scheda del convegno ovvero i titoli dei capitoli del libro: www.bomarzo.net/Bomarzo_convegno.pdf


    L'altro, più incentrato sulla vita di Vicino Orsini e la sua figura, è molto interessante perché offre un quadro abbastanza approfondito e più omogeneo dell'altro:
    Vicino Orsini e il Sacro Bosco di Bomarzo, a cura di Horst Bredekamp e Wolfram Janzer
    (www.unilibro.it/find_buy/Scheda/lib..._anarchico_.htm.
    costa 100 euro ma su ebay e amazon lo trovi a 40 e 70, se ti interessa.)

    Altrimenti puoi farteli arrivare con il prestito interbibliotecario....
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Un piccolo saggio che ho appena scritto sul parco. E' scritto con un linguaggio da terza media perché dovrò tradurlo in russo e non è il caso di scervellarmi oltremodo sulle costruzioni astruse. Spero vi interessi anche così ^^



    Il parco dei mostri di Bomarzo è uno dei gioielli dell'architettura italiana, sebbene si discosti notevolmente da qualunque altro parco rinascimentale.
    Il parco è strettamente legato alla figura del conte Vicino Orsini, suo ideatore. Pierfrancesco Orsini, detto Vicino, nacque nel 1523 da una famiglia nobile, fu legato per matrimonio ai Farnese. Passò gran parte della sua gioventù in giro per l'Europa come soldato per combattere i nemici della cristianità in Germania, fu anche imprigionato per due anni in Olanda.

    In questo modo vide moltissime città e molte corti. Sicuramente l'influsso dei suoi viaggi è evidente nella costruzione del parco, così venuto a conoscenza di opere letterarie e leggende, invenzioni e scoperte che ha poi riprodotto nella creazione dei suoi mostri.

    In questo periodo a Caprarola il Vignola sta costruendo villa Farnese, a Bagnaia progettava Villa Lante, a Roma Tivoli. Vicino invece di cercare la perfezione architettonica e l'eleganza vuole creare nella sua tenuta di Bomarzo un labirinto di simboli. Qui si può vagare fino a perdersi tra statue gigantesche e creature mostruose.

    La costruzione del parco durerà per gran parte della vita di Vicino e riflette moltissime esperienze diverse. Vicino ama molto il suo bosco, infatti passerà gran parte della sua vita alla sua progettazione. Moltissime sono le lettere inviate ai suoi amici in cui parla della costruzione delle statue. Alla morte dell'amata moglie, Giulia Farnese, Vicino fa costruire in suo onore un tempietto, nella parte più alta del colle. È l'unico elemento veramente classico del bosco.

    Vicino era così legato al parco che morì pochi anni dopo la fine dei lavori, nel 1585. E il parco era così legato a Vicino che dopo la sua morte venne abbandonato e dimenticato fino al XX secolo quando per interesse Giovanni Bettini venne restaurato. L'identificazione e l'interpretazione delle statue era già difficile, ma il tempo l'ha resa quasi impossibile. Spesso si è dovuto fare un lavoro archeologico per ricostruirle. Il parco nel corso dei secoli ha subito molte trasformazioni ed è stato ricostruito senza controlli. Alcune statue sono state spostate. Questo è uno dei motivi per cui il parco non verrà mai capito e manterrà i suoi segreti.

    Le statue sono ricavate dalle rocce vulcaniche presenti nel bosco. Sembrano emergere dal suolo per magia. Gli scultori hanno scavato le rocce dando loro le forme più strane: orchi, tartarughe, giganti, divinità, vasi, secondo i progetti di Vicino. Egli era una persona molto colta e curiosa, possibile trovare numerose chiavi di lettura: letterarie, artistiche, grottesche, ironiche, infernali.

    Vicino ci suggerisce che vuole suscitare meraviglia nel visitatore e ci riesce creando un ambiente pieno di rimandi letterari e fantastici di difficile interpretazione. Le simbologie sono varie: araldiche, storiche, fiabesche, filosofiche, ermetiche, esoteriche e astrologico-astronomiche. Sicuramente il parco riflette anche la vita del suo proprietario, le sue gioie, i suoi dolori, le sue amicizie, il suo amore e le sue passioni. Alcune interpretazioni sono forzate e viziate, perché probabilmente non c'è una chiave di lettura unica.

    Le opere letterarie a cui Vicino fa riferimento sono molte: dal SOGNO DI POLIFILO di FRANCESCO COLONNA all'ORLANDO FURIOSO, alla DIVINA COMMEDIA di DANTE.

    Il grottesco è il tema predominante. Grottesche sono le statue infernali, le bocche dei mostri, le proporzioni delle statue e alcune delle scene raffigurate.
    Per esempio la statua della vittoria alata che sormonta la tartaruga è grottesca perché le proporzioni sono sbagliate: la vittoria, veloce e divina appare piccola, mentre la lenta tartaruga è enorme. Ancora grottesche sono le statue delle ninfe che non hanno nulla a che vedere con la bellezza barocca delle altre ville. Anche la statua della Venere che emerge dall'acqua è grottesca perché non assomiglia alla Venere di Botticelli, inoltre non è su una conchiglia ma su un mostro. Questo probabilmente è una rappresentazione della duplicità dell'amore che può essere un amore sincero e bello oppure un amore passionale e distruttivo.

    Anche il tema infernale è proposto in vari modi: da Proserpina e Cerbero messi a guardia dello “xisto” alle divinità infernali di Sirena ed Echidna, ma soprattutto dall'enorme bocca di orco. Questa faccia, scavata in una pietra, ha la bocca che è l'ingresso e la lingua è un tavolo che sembra sacrificale. Sulle labbra del mostro è presente una frase che è stata letta nel 1950 come “OGNI PENSIERO VOLA” ma in realtà è una parodia del verso della divina commedia di Dante “lasciate ogni speranza voi ch'entrate”, “LASCIATE OGNI PENSIERO VOI CH'ENTRATE”.

    Un altro tipo di riferimento che si può trovare è quello etrusco. Infatti Vicino ha fatto costruire una finta tomba che sembra etrusca, sulla quale è scolpita una sirena simile a quella presente nella tomba della sirena di Sovana. Oltre a questa tomba c'è un piccolo divano simile a quello delle tombe di Tarquinia. Su questo divano è incisa un'altra scritta che di nuovo paragona il bosco alle meraviglie del mondo:
    VOI CHE PEL MONDO GITE ERRANDO VAGHI
    DI VEDER MARAVIGLIE ALTE ET STUPENDE,
    VENITE QUA, DOVE SON FACCE HORRENDE,
    ELEFANTI, LEONI, ORSI, ORCHI ET DRAGHI

    ВЫ, КТО ЗЕМЛИ ДОСТИГ ПРЕДЕЛОВ ОТДАЛЕННЫХ,
    ДАБЫ ЕЕ ЧУДЕС ВЕЛИЧЬЮ ИЗУМИТЬСЯ,
    СЮДА СТУПАЙТЕ, ГДЕ ПУГАЮТ ЛИЦА,
    СЛОНЫ, МЕДВЕДИ, ЛЬВЫ, И ОРКИ, И ДРАКОНЫ


    Le iscrizioni presenti sono molte e tutte ambigue. All'ingresso troviamo infatti due sfingi, simbolo dell'enigma, e l'enigma che ci viene posto fin dall'inizio è di indovinare se il bosco è stato fatto per inganno o per arte. Più avanti lungo il percorso troviamo altre iscrizioni in cui ci vengono dati degli indizi: infatti spesso paragona il suo sacro bosco alle sette meraviglie del mondo, citando Rodi, Cedano e Menfi. Vicino era molto orgoglioso del suo piccolo gioiello, sa bene che questo bosco è unico e ne va fiero. Un'altra delle iscrizioni infatti recita “CHE SOL SE STESSO E NESSUN ALTRO SOMIGLIA”.

    Una delle iscrizioni più importanti la troviamo nel finto teatro. Qui ci sono due colonne, una con il nome di Vicino Orsini e la data 1552, che probabilmente è la data dell'inizio dei lavori del bosco. L'altra è una possibile chiave di lettura per tutto il bosco: SOL PER SFOGARE IL CORE, ovvero solo per divertimento, per divagazione.

    Uno dei monumenti più interessanti e curiosi del parco è la casa pendente. Qualcuno dice che inizialmente la casa fu progettata “dritta” e poi abbia subito problemi strutturali. Probabilmente invece la casa è stata costruita su una roccia che era già storta. Così non è parallela all'orizzonte ma inclinata. Entrandoci si prova un forte senso di vertigine. Qualche storico dice che questa casa fu in realtà fatta costruire dalla moglie Giulia Farnese negli anni in cui il marito era imprigionato, diventando così un simbolo: la casa andava in rovina senza il marito.

    Un'altra statua molto curiosa è il drago che lotta con le tre bestie. Infatti è di difficile interpretazione. Accanto alla statua, su un vaso, è presente un'incisione che dice più o meno FUMMO POSTE NOTTE E GIORNO A GUARDIA DI QUESTO LUOGO. Il drago lotta con tre animali che sembrano un leone, un cane e un lupo.
    Il drago, come il serpente, nella mitologia cristiana, rappresenta il diavolo e il male e infatti spesso nelle rappresentazioni il drago è sconfitto da un santo. In questo caso invece sembra lottare con questi tre animali che potrebbero essere i guardiani dell'inferno descritti da Dante nella Divina Commedia. Infatti vicino c'è la bocca dell'orco infernale, e l'iscrizione del vaso sembra riferirsi alle tre belve. Quindi non è chiaro in questo combattimento se il drago rappresenta il bene o il male e se le belve vogliono impedirgli di accedere all'inferno.

    Per parlare invece di chiave esoterica sono stati fatti molti riferimenti astrologici soprattutto relativi al tempio dedicato alla moglie. Sicuramente il percorso iniziatico è richiamato dal percorso infernale. Alcune statue o luoghi sembrano fatti per dei riti alchemici, tra questi la bocca dell'orco e il teatro stesso. Molte persone credono che la chiave esoterica sia la principale, ma non è possibile saperlo.

    L'ultima chiave di lettura possibile è quella legata all'araldica. Infatti sono presenti spesso degli stemmi e dei simboli, come l'orso (Orsini = orso = медведь) o la rosa, simbolo della famiglia. Nel tempietto è possibile vedere decorazioni con le rose degli Orsini e i gigli dei Farnese, la famiglia della moglie di Vicino.
    Una statua chiamata di “Glauco”, e che forse è un autoritratto di Vicino, tiene sulla testa una sfera e sulla sfera una torre, anche quello è il simbolo della famiglia Orsini.
    Infine è possibile vedere due statue di orsi nello Xisto, uno che tiene lo stemma e uno che tiene la rosa. Secondo la leggenda, ai tempi di Vicino, quando lui andava a cavalcare sereno e beato nel suo bosco, qui c'erano molti animali esotici, come pavoni e anche un'orsa vera.
     
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    Continuo con la raccolta di materiale relativo al sacro bosco!
    Ho trovato questi due siti di approfondimento molto interessanti =)

    www.duepassinelmistero.com/mostri.htm
    www.bta.it/txt/a0/03/bta00327.html
     
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