L'Accademia dei Sogni - W. Gibson

~ libro del mese di marzo 2010

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    libro del mese di marzo 2010




    2004-11-05-3
    Titolo : L'Accademia dei Sogni
    Autore: William Gibson
    Prezzo: € 9,50
    Dati: 2005, 357 p., brossura
    Traduttore: Brolli D.
    Editore: Mondadori (collana Piccola biblioteca oscar)
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    Edited by Yelena‚ - 10/12/2011, 17:16
     
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    io l'ho comprato!
    spero di riuscire ad iniziare a leggerlo al più presto :uah:
     
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    Io devo finire un libro che mi hanno regalato (precedentemente al raduno, quello di Buzzati sarà il successivo a quello di Gibson, ovviamente), poi tocca a lui. Domani ho quattro o più ore di autobus, quindi probabilmente riuscirò a iniziarlo. Dai che già mi pregusto la rilettura, ho un ricordo davvero bello, spero solo di non rimanerne un po' deluso.
     
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    Ah, mi sono appena riletto il primo capitolo, bello. Dalla seconda alle quinta riga di pagina undici ritrovo uno dei miei pensieri preferiti, voglio aprire un Fetish:Footage:Forum solo per trovarci quel concetto. Spero di aver incuriosito i pigri.
     
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    iniziato ieri sera ma la febbre era troppo alta e non ho sfangato pagina 13.
    però è interessante!

     
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  6. absolute zero
     
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    Odio la mia memoria, ma a volte mi riserva belle sorprese. Sono sull'autobus in viaggio verso Bologna, sono arrivato al dodicesimo capitolo e ho avuto un deja-vu. Circa due anni fa stavo leggendo questo stesso capitolo sullo stesso autobus (stessa tratta).
     
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    (da cellulare uso quell'account, ma sono sempre io)

    Aggiungo, sempre per tentare di incuriosire i pigri, che il motivo per cui mi sono ricordato e ho potuto associare le due letture nello stesso posto, è la ricerca (su internet) del significato del titolo del suddetto capitolo, ovvero apofenia.
     
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    capitolo appena finito!
    questo libro è una droga.. pagina dopo pagina riesce ad esser sempre più coinvolgente.
    e poi è scritto... bè, sì, ok, sarà merito del traduttore, ma è scritto in maniera splendida.
    cioè, a tratti dà ai nervi, ma suppongo che sia esattamente quello che dovrebbe fare.
    scusate se procedo a rilento :)
     
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    Mi fa piacere ti stia piacendo. Come ho detto io lessi la seconda metà tutta in una volta iniziando verso le dieci di sera e finendo tipo all'alba...
     
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    a lot of Flying Teapots with pimpi's vibes

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    ho solo un'espressione da comunicare in generale
     
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    io l'ho letto al volo, e a breve posterò un commento meditato, domani lo consegno alla neb :@:
     
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    Ok, prometto che scriverò la recensione, mi sono anche appuntato qualche passo dia riportare, però domani parto e ritorno dopo Pasqua, quindi penso che prima di una settimana non posterò nulla...
     
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    Eccomi con un po' di ritardo a scrivere qualche parola su questo libro.
    Devo dire che inizialmente sono rimasta un po' perplessa, non ho mai letto nulla di Gibson né tanto meno alcun libro cyberpunk o comunque di quel filone, quindi mi aspettavo qualcosa di molto più estremo.
    In ogni caso per le prime pagine ho trovato lo stile un po' pesante, con questo continuo e ostinato riferimento a marche e marchi, che ovviamente acquisisce significato man mano che si va avanti con la lettura.
    la storia delle sequenze mi ha piano piano affascinato, è arrivata a coinvolgermi al punto che ci ho messo due, tre giorni a finire il libro, non me ne volevo separare.
    La parte centrale è davvero splendida, w le paranoie e i paranoici.
    Purtroppo il finale invece mi ha davvero deluso, si sono susseguiti una serie di elementi da banal thriller degni di dan brown - non sto a dar dettagli, ma chi l'ha letto può capire bene a cosa mi riferisco; inoltre ho anche percepito una certa forzatura nel far quadrare tutti i dettagli nello stile spy-story,
    SPOILER (click to view)
    in pratica, le paranoie che diventano reali, scoprire d'essere per un po' al centro del mondo.... sinceramente mi è davvero pesata come conclusione, l'ho trovata stiracchiata e non necessaria.
    Il punto è che da cyber-thriller, manco troppo cyber, anzi, psicologico e in qualche modo profondo, nelle ultime 50 pagine si è evoluto in maniera alquanto banale. le scene rocambolesche della prigione e del recupero, parkaboy che dal nulla diventa quasi il james bond della situazione, davvero, sembrava che si fosse impiantato un finale alternativo del codice da vinci.

    in sostanza, il finale non fa che gettare un'ombra oscura su tutto il resto del libro, che viene in qualche modo ridimensionato e si rivela piuttosto insoddisfacente.
     
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    Ok, in abbondante ritardo provvedo a scrivere anche io una piccola recensione.

    Ammetto che questo libro l'ho apprezzato molto per motivi più affettivi che altro. I difetti che cita Yelena, per quanto solitamente io sia in disaccordo con lei, posso anche riconoscerglieli a questo romanzo, ma ai miei occhi non ne sminuiscono la bellezza. Quello che ho apprezzato moltissimo di questo libro è l'atmosfera e le sensazioni che ha suscitato in me, gli aneddoti (come il bellissimo "si è preso un'anatra in faccia", neanche originale, ma preso in prestito da altri) e i piccoli dettagli, anche se alcune volte ridondanti, mi hanno conquistato. Ammetto che in trecento pagine di libro diversi passaggi mi hanno interessato meno, verso la fine si perde un po' di attenzione per via di digressioni e spiegazioni un po' prolisse, però nel complesso secondo me regge.
    Insomma, spero sia piaciuto anche agli altri, non si può negare che l'universo descritto da Gibson anche se ci appare fantasioso e surreale, non è per niente distante dalla realtà quotidiana che viviamo ogni giorno, motivo in più per apprezzarne il fascino.

    Passo a citare alcuni passaggi che mi sono segnato durante la rilettura. In spoiler.

    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    È un modo di essere a casa, più o meno. Il forum è diventato uno dei po-sti più coerenti della sua vita, come un bar familiare che in qualche modo esiste al di fuori di una collocazione geografica e oltre i confini del tempo.

    Bellissima immagine del forum (in generale). Personalmente ho apprezzato molto la descrizione proprio perché l'ho sentita mia, è questo che mi piace ritrovare in un forum quando lo frequento.

    CITAZIONE
    «Cosa pensi che ci aspetti» chiede Bigend, «nel prossimo futuro?» A di-spetto del menu strettamente vegano con cui hanno appena cenato, lui sembra avere estratto di carne di manzo che gli circola nelle vene. È in forma e sicuro di sé, sprizza vitalità da tutti i pori. [...]
    Bigend ha un modo tutto suo di porre domande quando un argomento gli è venuto a noia. Chiodi buttati sull'autostrada della conversazione: o li schivi o ci vai a finire sopra e buchi gli pneumatici sperando di non finire contro il guardrail. Lo ha fatto per tutta la cena, persino durante l'aperitivo, e Cayce suppone che si comporti così perché è il capo, e forse perché si annoia con grande facilità. È come guardare qualcuno che cambia canale ininterrottamente, senza un briciolo di pietà.
    «Non penseranno a noi» dice Cayce, scegliendo di dire la sua. «Non più di quanto noi pensiamo a chi viveva nell'epoca vittoriana. Non mi riferisco alle icone, penso alle anime dei poveri mortali.»
    «Credo che ci odieranno» dice Helena, [...]
    «Anime» ripete Bigend, che evidentemente non ha ascoltato Helena. Spalanca gli occhi azzurri in onore di Cayce. Cayce non ha mai incontrato nessuno con meno accento di così. È snervante. È come se non parlasse a degli interlocutori. Sembra l'altoparlante che annuncia le partenze in un ae-roporto; è una questione di tono, non di volume. «Anime?»
    Cayce lo guarda e mastica con cura un boccone di melanzana ripiena.
    «Di certo» prosegue lui, «adesso non abbiamo la minima idea di chi o che cosa abiterà il nostro futuro. In quel senso non abbiamo futuro. Non nel senso in cui lo hanno avuto i nostri nonni, o pensavano di averlo. Futu-ri culturali, interamente immaginati, erano il lusso di un'altra epoca, un'e-poca in cui l'oggi aveva una durata molto maggiore. Per noi, come sappia-mo, le cose possono cambiare così in fretta, con tale violenza, tanto in pro-fondità, che il futuro nel senso inteso dai nostri nonni non ha abbastanza "presente". Non abbiamo futuro perché il nostro presente è troppo mutevo-le.» Sorride: è una specie di Tom Cruise con troppi denti, più lunghi e an-cora molto bianchi. «Noi abbiamo solo rischi di gestione La ricomposizio-ne degli scenari a partire dai singoli eventi L'individuazione di modelli.»
    Cayce batte le palpebre.
    «Abbiamo un passato, allora?» chiede Stonestreet.
    «La storia è il racconto più attendibile sul cosa e sul quando è accaduto ciò che ci precede» dice Bigend socchiudendo gli occhi. «Chi ha fatto cosa a chi. Con cosa. Chi ha vinto. Chi ha perso. Chi si è trasformato. Chi si è estinto.»
    «Il futuro è lì» si lascia sfuggire Cayce, «che si gira a guardarci. Cercan-do di rintracciare un filo nel racconto che saremo diventati. E dal punto dove si trovano loro, il passato dietro di noi non somiglierà per niente al passato che immaginiamo di avere adesso.»
    «Hai un tono profetico.» Denti bianchissimi.
    «So solo che l'unica costante nella storia è il mutamento: il passato si trasforma. La nostra versione del passato riguarderà il futuro più o meno come il passato in cui credevano i vittoriani riguarda noi. Non sembrerà ri-levante, punto e basta.»

    Interessante dialogo (anche se, come spesso accade nelle vere discussioni, ed essendo estrapolato da una cena, sembra un po' frammentario e poco omogeneo) che solleva questioni apparentemente poco collegate con la trama del romanzo. In realtà, secondo me, questa non è altro che la descrizione della realtà in cui si svolge la storia, è l'ambientazione necessaria per far capire al lettore il perché delle sequenze e dell'interesse che il mondo ripone in esse. Poi, ovviamente, è anche un modo per caratterizzare i personaggi, ma allo stesso tempo vuole anche parlare del presente del mondo reale attribuendolo a quello fittizio (nel senso di fiction) del libro.

    CITAZIONE
    Le mie passioni sono il marketing, la pubblicità, le strate-gie dei media, e quando ho scoperto le sequenze per la prima volta, dentro di me c'è stata una reazione immediata. Ho visto l'attenzione concentrata quotidianamente su un prodotto che potrebbe anche non esistere. Credevi che non avrebbe catturato la mia attenzione? È la manovra di marketing più brillante di questo giovanissimo secolo. Nuova. Da un certo punto di vista, completamente nuova.»

    Questa è la risposta di Bigend a Cayce quando lei gli chede perché è interessato alle sequenze. Trovo questa frase emblematica per descrivere il personaggio di Bigend, molto più della storia del "puma". Inoltre, secondo me, descrive bene quello che pensa ogni cultore del marketing, questa è passione e devozione (diversa da quella di Cayce, menzionata proprio nello stesso dialogo), una cosa che anche se è strettamente connessa e, anzi, motivo stesso della brama di denaro, in realtà se ne distacca concettualmente, divenendo qualcosa di più profondo. Ciò non toglie che io rimanga completamente contrario al concetto di marketing, ma almeno una descrizione del genere mi fa capire cosa ci possano trovare gli altri di così interessante.

    CITAZIONE
    «È più com'è ora di quanto sia mai stata» risponde Cayce, una citazione di Dwight David Eisenhower di cui a volte si serve quando non ha nient'al-tro da dire.

    CITAZIONE
    «Ti dirò la verità» lo sente dire alla segreteria, dopo l'ultimo squillo. «Starò via per un po'. Ma in casa non c'è contante, non ci sono droghe, e il pit bull è risultato positi-vo. Due volte.»

    La prima è una divertente citazione che non conoscevo, la userò sicuramente in futuro. La seconda è una simpatica segreteria, anche questa sarebbe da usare, anche se non credo ne dovrò mai usare una.
    Ho menzionato queste ultime due anche per sottolineare che la maggior parte delle trovate interessanti non sono altro che citazioni altrui o fattori poco utili alla trama, però c'è anche la bravura dell'autore nel saperli inserire e amalgamare nel racconto.


    In conclusione, ritengo questo uno dei miei libri preferiti, forse il mio preferito tra i contemporanei (lo preferisco anche a Palahniuk) perché racconta una storia che ho trovato coinvolgente e interessante ambientandola in un mondo che mi attira moltissimo e che, anzi, vedo a tratti nella mia stessa realtà. Questo ovviamente è un giudizio personale e soggettivo, perché oggettivamente non credo che darei a questo romanzo molto più della sufficienza. (tutto sommato è un thriller come molti altri).
     
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    E' un thriller come molti altri > esatto. Il "problema" è che sembra un'altra cosa, almeno all'inizio....
    O per lo meno io l'avevo presa così!

    Comunque la citazione del dialogo l'avevo segnata anche io, mi è piaciuto molto davvero quel passaggio.
    E l'osservazione di Bigend sul perché è interessato alle sequenze è agghiacciante.
     
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