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Autore: Sostiene Pereira
Titolo: Antonio Tabucchi
IBS
1994CITAZIONE"Tabucchi è convinto che è arrivato il tempo in cui dobbiamo chiedere anche alla letteratura di dire la verità: non la verità metafisica e del cuore, ma proprio la verità degli uomini, quella della loro condizione storica, dei pericoli che stanno correndo, degli assassini di cui sono autori e vittime" (Angelo Guglielmi)
Di questo libro ho apprezzato molto la semplicità, o meglio, l'apparente semplicità che in ogni frase nasconde un messaggio chiaro... Una descrizione quasi "impressionista" del Portogallo degli anni 30: per "impressionista" intendo che è tracciata con rapide pennellate, quasi sempre sullo sfondo, gli eventi importanti appena accennati, visti dagli occhi di un uomo "lontano dalla politica" ma che alla fine ci si ritrova dentro.
Pereira, ancorato ad un passato da cui non vuole staccarsi, che si ritrova ad affrontare la sua vita grigia e il suo paese in lotta perchè trascinato dall'affetto quasi paterno di Monteiro Rossi...
Non si capisce se è restio al contagio o se vi si abbandona...
Fatto sta che secondo me la narrazione fluisce limpida, e il "sostiene Pereira" che si ripete per tutto il libro, quasi come fosse una trascrizione di un interrogatorio, da un senso di "testimonianza", di realtà alla faccenda...
(postata originariamente su libridine!). -
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Bello!!!
Particolare questo romanzo, soprattutto nello stile di scrittura: la punteggiatura nei dialoghi è praticamente assente e le continue ripetizioni (sostiene Pereira) non infastidiscono affatto, anzi, danno quel senso di testimonianza che rende il tutto più interessante.
Romanzo semplice, scorrevole e piacevole, forse un pò troppo breve x i miei gusti, ma nonostante non sia del mio genere preferito, non sono riuscita a staccarmene fino alla fine.
Consigliato!!! ^^
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MagentaMist.
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Letto di recente, bello e vivido nella descrizione di Pereira, nel percorrere le sue abitudini, il suo bere limonata così dolce in maniera quasi compulsiva, sul cibo scarica le proprie preoccupazioni il povero Pereira, invischiato in affari più grandi di lui, uomo che riscopre un coraggio perduto, un'anima che ritrova il controllo della sua confederazione.
(il vero rivoluzionario è chi riesce a non essere indegno di ciò che gli accade, e lui ci riesce)
È stato uno di quei romanzi che mi ha colpita sin dall'incipit (geniale il rifiuto della resurrezione della carne, per il Signor Pereira... ). Bello <3
Edited by MagentaMist - 20/4/2014, 13:37. -
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Uno dei pochi romanzi letti al liceo che mi sono entrati nel cuore... L'ho riletto anche non molto tempo fa e non mi ha deluso! . -
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Come dice Tabucchi nella nota alla fine del libro (cito non testualmente): "Una notte, prima di prendere sonno, Pereira mi è apparso e io gli ho chiesto di non fuggire e di raccontarmi la sua storia".
Ciò è evidente nel libro: questo testo è il perfetto manuale della caratterizzazione di un personaggio. La simbiosi tra Tabucchi e Pereira raggiunge un'intimità profonda, esplicitata da tutti gli infiniti dettagli, dai tanti tasselli che sono al loro posto e che garantiscono sin dalla prima pagina un'immedesimazione pressoché totale con il personaggio. Gli eventi narrati sono molto lontani da noi, eppure sono attualissimi. Tutti attraversiamo fasi di cambiamento, siamo costretti a effettuare delle scelte, soffriamo un certo tipo di solitudine inevitabile per l'essere umano, siamo combattuti tra ciò che dovremmo e ciò che vorremmo fare, abbiamo paura di accettare quel cambiamento che siamo costretti a effettuare, tutti a una certa età ci troviamo a combattere una dura battaglia con i ricordi e con la tentazione di vivere solo di questi.
Da un certo punto di vista è un libro molto "cinematografico", sarei curioso infatti di vedere come Pereira sia stato portato sullo schermo da Mastroianni. Dico cinematografico perché Pereira diventa proprio una camera attraverso cui viene immortalata la dittatura che proprio in quegli anni sta prendendo una forma definita e di fronte alla quale tutto il suo mondo è costretto a prendere una posizione.
Davvero un grande libro, non credo che lo definirei un romanzo perché manca di alcune caratteristiche, più che altro lo definirei un raccontone, un resoconto.... -
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Sono d'accordo sul "resoconto"... sul raccontare... non dà l'idea di essere un romanzo, ma una cronaca. Eppure è costruito e strutturato, davvero l'ho amato tantissimo.
Non vedere il film.SPOILER (clicca per visualizzare)E' una delle delusioni più grandi della storia del cinema secondo me: mi sa che è l'ultimo che Mastroianni ha girato come attore, nonostante questo è uno strazio e un tormento. C'è Nicoletta-Monoespressione-Braschi e un bamboccio bellimbusto della tv nell'altro ruolo maschile. E Mastroianni stanco e grasso non regge da solo il film. Una produzione veramente infima che non rende merito né all'attore né al libro..