Castelli di rabbia, ~ A. Baricco

~ Libro del mese di Dicembre 2009 - Gennaio 2010

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  1. +Malvagio+
     
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    Libro del mese di Dicembre 2009 - Gennaio 2010


    "Accadono cose che sono come domande.
    Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde."


    Titolo: Castelli di Rabbia
    Autore: Alessandro Baricco
    Prezzo: 8,20
    Anno: 1999
    IBS
    castelli-di-rabbia-alessandro-baricco



    Il talento di raccontare storie di Baricco alla sua prima prova. Il titolo nasce dalla rabbia dell'autore e dai castelli del sogno di un bambino. Il romanzo è ambientato nell'Ottocento, in una cittadina immaginaria, Quinnipak; è generoso nel presentare storie e personaggi, ciascuno con i suoi sogni e caratteri. E tra questi ci sono il signore e la signora Rail, che si amano di un amore tutto loro, e il bambino Penth con il suo amico Pekisch, e due bande che partono dagli estremi del paese per incontrarsi. La narrazione è costruita come un montaggio cinematografico e orchestrata come una partitura musicale, che lascia il senso del piacere dell'ascolto.

    ~~

    E' uno dei miei libri preferiti. A prima vista può sembrare un libro dalla trama inverosimile, assurdo, quasi aspaziale e atemporale, ma nei libri di Baricco tutto ha una sua logica, anche se a volte abilmente camuffata. I personaggi sembrano avvolti da un alone di mistero; ma non perchè l' autore non li descriva, tutt'altro! Ma nonostante ciò, cercare di comprenderne i comportamenti non è facile, specie chi è solito ragionare solo, ed esclusivamente, a rigor di logica (o, per meglio dire, della nostra logica). E, continuando la lettura, ogni particolare comincia ad aver un suo, piccolo, significato nel microcosmo che è questa storia.
    Leggerlo è davvero un piacere, poichè è scritto, ovviamente a mio giudizio, magnificamente, uno stile ricco di flussi di coscienza, metafore, personificazioni, parallelismi, ossimori, che tuttavia non rendono pesante la lettura, la quale è semmai piacevole e scorrevole. Per dirla "alla Baricco'', questo è un libro che scivola via, e neanche te ne accorgi.
    Consigliatissimo.

    Piccola citazione dal libro (e dalla mia firma):
    CITAZIONE
    La velocità del treno e la fissità del libro illuminato. L' eternamente cangiante multiformità del mondo intorno e l' impietrito microcosmo di un occhio che legge. Come un nocciolo di silenzio nel cuore di un boato. Non fosse storia vera, vera storia, si potrebbe pensare: non è che la bellezza di un' esatta metafora. Nel senso che forse, sempre, e per tutti, altro non è mai, leggere, che fissare un punto per non essere sedotti dall' incontrollabile strisciare via del mondo. Non si leggerebbe, nulla, se non fosse per paura. O per rimandare la tentazione di un rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà resistere. Si legge per non alzare lo sguardo verso il finestrino, questa è la verità. Un libro aperto è sempre la certificazione della presenza di un vile, la più raffinata delle ritirate, questa è la verità. Una sporcheria. Però: dolcissima.



    Edited by Yelena‚ - 10/12/2011, 17:15
     
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    Baricco è uno degli scrittori che mi ha influenzato e sconvolto di più. Lessi City per la prima volta 5 anni fa, ora dovrei riprenderlo visto che non lo ricordo.
    Sinceramente questo è uno di quelli che mi è rimasti meno impressi, preferisco assolutamente Oceano Mare, che penso sia un vero capolavoro... Poi in realtà si è abbastanza perso, come personaggio è stucchevole e ho smesso di seguirlo. Ciò non toglie che questi suoi tre libri sono tra i miei preferiti.
    Per rimanere a questo, tutto il discorso intorno alla locomotiva... mi ha affascinato e rapito terribilmente....
    : )
    grazie per averne parlato!
     
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    Dunque, è la prima recensione del gruppo di lettura alla quale prendo parte. In realtà avevo scritto il tutto qualche giorno fa e attendevo direttive su dove e come postarlo, seguo le indicazioni di Elena e posto qui. Mi pare di aver capito che bisogna assegnare un voto, riporto quello che ho messo su anobii, anche se in realtà un sistema a cinque stelle secondo me è molto limitante (ci possono essere due libri con lo stesso "voto", ma per ragioni completamente diverse). Comunque a Castelli di Rabbia ho assegnato tre stelle su cinque (anche se era più due e mezzo che tre). Di seguito la "recensione" che avevo già pronta da un po'. (non accenno direttamente alla trama e faccio pure qualche digressione sulle opere in generale di Baricco, comunque non uso lo spoiler perché non mi sembra necessario).

    Dunque, avevo già letto questo libro qualche anno fa, l'ho ripreso in mano (preso in prestito in biblioteca perché la copia della biblioteca dei miei è misteriosamente scomparsa) rileggendone qualche capitolo per rinverdire la memoria. Ebbene, magari non ricordavo tutti i particolari (e molti me ne sfuggono tutt'ora non avendolo riletto interamente), ma sostanzialmente mi ero rimasto un ricordo abbastanza fedele.
    Non dilungandomi su descrizioni e trama, ho trovato questo libro un buon contenitore, Baricco dall'alto della sua multiforme inventiva intreccia le storie di diversi (e bislacchi) personaggi in questa città immaginaria. Lo paragonerei facilmente a City per struttura, anche se City era più complesso e meditato, forse basterebbe dire più maturo. Tornando a Castelli di Rabbia, per quanto come contenitore sia ben fatto l'ho trovato debole. D'altronde lo trovo inferiore a City che comunque non ho apprezzato particolarmente. Però lo stile mi è sembrato un po' disomogeneo e la narrazione troppo frammentaria. In alcune parti non solo è gradevole, ma anche funzionale, però nel complesso risulta un libro un po' "pesante" (e non fraintendetemi, non intendo che sia un "mattone", dico che la lettura nel complesso risulta un po' difficoltosa e può provocare cali di attenzione).
    Un altro punto dolente, ma ammetto che si tratta di una considerazione personale, è che le storie dove ci sono molti aneddoti, tanta fantasia, ma che in conclusione questi libri dove le varie parti sono un po' troppo slegate tra loro, che difficilmente tracciano un percorso con messaggi, significati e una storia ben definita, non li apprezzo troppo. Sotto questo aspetto lo paragono un po' a Benni. Entrambi sono grandi fantasisti, ma se vai a stringere non rimane più di tanto se non parole gradevolissime nel momento della lettura, ma poco durature.
    Infatti ho detto, dopo anni ne conservavo un ricordo fedele. ovvero, lo trovai un libro "divertente", poco pretenzioso, ma comunque non banale. Rileggendolo trovo che alcune trovate siano simpatiche, alcune frasi e/o aneddoti interessanti, ma che nel complesso le storie in sè non le ricordo se non per sommi capi avendo anche un'anima un po' sbiadita.
    In conclusione, quindi, non lo boccio, lo trovo più che sufficiente, divertente e interessante, ma di sicuro non un gran bel libro. D'altronde di Baricco ho trovato "bello" solo un libro (Oceano Mare), ma forse è a causa del fatto che è stato il primo che ho letto, perché poi ho visto che tende a riproporre sempre la stessa struttura multiforme intrecciando mille storie senza però focalizzarne nessuna. Nell'unico caso in cui ha cambiato direzione (mi riferisco all'ultimo Emmaus) mi ha del tutto deluso, quindi forse è meglio se continua a ripetersi.
     
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  4. ‘R-ƒräncës‚
     
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    Non ce l'ho fatta.
    Castelli di Rabbia è stato un po' il libro che mi ha fatto di dire di abbandonare qualsiasi priorità su Baricco. Ero divisa a metà, perchè Novecento è bellissimo, mentre Oceano Mare l'ho letto e non mi è rimasto assolutamente niente. Qualche bella citazione, belle parole ogni tanto, tuttavia al termine del libro mi sono resa conto di essermi ritrovata nello stato di chi non gli è rimasto niente in mano. Non che sia brutto, ma tutte ste storie collegate tra loro da un filo fin troppo sottile, il quale secondo me in alcuni punti perfino si spezza, a causa delle infinite metafore che spesso ho trovato inconcludenti, lo fanno diventare semplicemente una caccia alla bella citazione. Alcune di esse ti entrano dentro, è vero, ma non è il libro che ti entra dentro, è quella frase piazzata in una parte del capitolo. Dico subito che non l'ho finito, ma dopo aver letto l'ennesima metafora che occupa mezzo capitolo, partendo da un punto, arrivandone ad un altro completamente slegato ho deciso che sarebbe stato come rileggere Oceano Mare.

    E' un peccato, perchè per esempio in Novecento c'è l'idea centrale della storia e viene portata avanti. Di metafore belle ce ne sono dentro anche lì. Quel centinaio di pagine scarso sono la lunghezza giusta per godersi quello stile secondo me.
     
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3 replies since 7/10/2009, 10:22   3219 views
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