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[vani].
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Norwegian wood. Tokyo blues
Murakami Haruki
2006
http://www.ibs.it/code/9788806183158/murak...okyo-blues.html
****/ *****
molto dolce e introspettivo. E' un libro che và capito e sa far riflettere.
Io l'ho interpretato come un libro che tende a spronare le persone, e che in un certo senso ti fa capire che i vivi non devono essere condizionati e tormentati dai morti, devono semplicemente vivere prima che l'amaro destino li colga. Questo lo si evince dalle ultime frasi del libro.
Basta, non dico altro che è meglio...
ho dimenticato di mettere le stellette al titolo... help.... -
La Ragazza delle Arance.
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Oh, se non avessi fatto la scheda tu l'avrei fatta io a breve... adoro questo libro!
Norvegian wood è una delle mie canzoni preferite e il fatto che ci sia sempre un comparire dei Beatles rende il mio amore per questo libro ancora più profondo! E lei... che testa, lei.... -
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il libro è già nella mia libreria da tempo ma non ho mai avuto modo di leggerlo... prima o poi lo farò :-) . -
[vani].
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qualche admin potrebbe mettere il mio voto vicino il titolo?
grazie anticipatamente. -
Serpz.
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Io odoro la Norvegia *_* .. e le foreste della Norvegia XD
il tipo nell'Avatar è norvegese, tutto il vero black metal è norvegese XD
ok basta XD
dimmi qualcosa di più vani <3 la Norvegia c'entra a parte il titolo?
Mi ispira tantissimo *.* lo comprerò. -
[vani].
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norwegian wood è il titolo di uan canzone dei beatles, la storai è ambientata in giappone, i personaggi e lo stesso autore sono giapponesi...
comunque è bello, compralo.. -
Serpz.
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ah già T.T ma io pensavo c'entrassero le foreste Norvegesi per davvero XD Cmq sì mi ispira, messo in lista \m/ . -
[vani].
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comunque ora che mi ci fai pensare una foresta c'è.... . -
La Ragazza delle Arance.
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Sì, ma non c'entra comunque con la Norvegia xD . -
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Riporto quello che scrissi su aNobii quando lo lessi... tre anni per me sono oltre il limite massimo della memoria.
Adesso potrei solo dire che mi era piaciuto, allora invece...CITAZIONEDevo ammettere che sapevo come sarebbe andato a finire... fin dalle prime pagine.
Restava da vedere come la storia sarebbe arrivata fino a quel punto.
Non riesco a vedere la storia come un romanzo d'amore. Il punto focale non sono la lotta studentesca (che viene solo sfiorata nel racconto e non permette neppure di capire come si sia svolta in Giappone, rispetto a quello che sappiamo dell'Europa e, soprattutto, degli USA), né le storie d'amore del protagonista, ma l'eterna lotta che nella cultura intima giapponese sembra esserci tra la vita e la morte, un argomento che viene ripresentato in molto libri del sol levante.
Nelle prime pagine Naoko racconta di un pozzo nascosto, dove la leggenda dice che ogni tanto sparisca qualcuno.
Il pozzo, per i giapponesi, rappresenta il contatto tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti e, con la sua presenza anche solo accennata, è chiaro fin dall'inizio che il viaggio di Watanabe sarà sul filo del rasoio, tra la vita e le morti che lo hanno circondato.
Muoiono in tanti in questo libro, molti i giovani (in Giappone il suicidio è una causa di morte molto diffusa) e nel corso di due anni Watanabe perde (anche se a volte lo scoprirà solo in seguito o, forse, non verrà mai a saperlo) molti dei suoi amici, perdendo ogni volta un pezzo di sé, rischiando di finire nell'ombra della pazzia (altro elemento dominante della storia).
Watanabe, forse come tutti i giovani giapponesi, vive una profonda dicotomia: quello che dovrebbe essere (la tradizione, i desideri della famiglia, la ferrea disciplina che domina qualsiasi livello della loro vita) e quello che vorrebbe essere.
C'è solo un piccolo problema: Watanabe non sa cosa vuole essere e scoprirlo lo porterà a dover accettare tutti i lati del suo essere, soprattutto quelli meno gradevoli.
Il libro è lento e discorsivo, infarcito di tanti piccoli dettagli che, all'occhio del lettore occidentale, possono apparire noiosi o non essere colti.
E' la fotografia dei problemi di una generazione che non si sono esauriti allo scadere di quel periodo storico, ma che ancora oggi affliggono gli adolescenti del Giappone e che, forse, noi occidentali non riusciremo mai a capire fino in fondo.
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Fa}.
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Taksya penso che la tua recensione sia uno spaccato perfetto di questo libro, che si può dire che parla del disorientamento di una generazione.
Forse da noi non è più così perchè le tradizioni non sono più così forti e ci rimane difficile immedesimarsi a pieno.
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Più tradizioni si hanno, peggio si vivono i cambiamenti... da questo punto di vista noi siamo fortunati. . -
Fa}.
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non capisco se lo dici con sollievo o con una punta d'amarezza . -
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Solo constatazione di un dato di fatto, purtroppo.
Non avendo tradizioni forti, non c'è neppure un forte concetto di Patria.
Noi italiani, in quanto a patriottismo, lasciamo spesso molto a desiderare.... -
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e per fortuna, direi.
il concetto di patria mi è totalmente estraneo..