Diogenemagazine: Musica - Gli Emo

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  1. La Ragazza delle Arance
     
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    Sono curiosa di sapere cosa pensate di questo articolo! =P

    CITAZIONE
    Musica - Gli Emo
    Chi sono e perchè (non) è giusto disprezzarli

    di Alessandro Peroni

    Nel corso delle mie ricerche sul mondo goth (cfr. Diogene, n. 9), mi sono imbattuto in un nuovo termine: “emo”. I Goth (o Dark) ci tengono infatti a rimarcare la loro differenza dai cosiddetti Emo Kids, una corrente della subcultura giovanile con la quale i Goth sono talora confusi. Dal punto di vista dello stile e dell’abbigliamento, l’elemento comune tra le due tendenze è senz’altro il colore nero, ma questo, naturalmente, non basta a fare di un Emo un Goth o viceversa. Peraltro, è da immaginare che neppure gli Emo vogliano essere scambiati per Goth. Addirittura, nella maggior parte dei casi, gli Emo negano di essere Emo!
    Ma cerchiamo di definire un fenomeno che sembra sfuggire a ogni determinazione.
    Arrivano gli Emo
    Il Corriere della Sera nel luglio scorso ha pubblicato un articolo che si occupava della moda emo. Questa, per la precisione, era stata individuata e descritta poco tempo prima dal Times, che aveva dedicato a essa ben due pagine. Come sempre, è stata la stampa inglese a identificare e “canonizzare” una nuova moda giovanile: ricordiamo, ad esempio, che uno stile tipicamente americano come il grunge degli anni Novanta fu in realtà “scoperto” dai giornali inglesi. Anche nel caso dell’emo, la componente musicale risulta essere fondamentale: il termine “emo” deriva, infatti, da emotional hardcore (o emocore), un filone musicale del post-punk nato nella città di Washington alla metà degli anni Ottanta (così come, pochi anni dopo, Seattle fu la patria del citato grunge). Il termine fu coniato dagli iniziatori del genere (ad esempio Rites of Spring ed Embrace) per indicare una svolta “ideologica” ed estetica dell’hardcore originario: il nuovo stile voleva, infatti, in primo luogo “emozionare” l’ascoltatore. Al di là del termine, sono scarsi i legami tra la scena musicale di Washington D.C. della metà degli anni ’80 e la moda attuale. Ideologicamente, rimane però la ricerca di una musica che riesca a “emozionare”. Gli Emo, quindi, non mancano di propri punti di riferimento nel mondo della musica (30 Seconds To Mars, My Chemical Romance, per citare i più noti), ma, al contrario di altre sottoculture, non risulta che coltivino il mito di grandi artisti del passato. Se Rocker, Punk o Goth non possono trascendere i 30 (o anche 40) anni di storia dei rispettivi movimenti, gli Emo sembrano assolutamente (e desolatamente) immersi nella loro contemporaneità.
    Etica ed estetica dell’Emo
    Come in tutti i movimenti giovanili, alla musica si associa invariabilmente un look. Nel caso degli Emo, le scarpe sono generalmente le classiche Converse All Star, calzature che hanno fatto la storia del rock (erano quelle dei Ramones, degli AC/DC e di molti altri), ma gli Emo non disdegnano neppure le Vans e altri capi dell’abbigliamento tipici degli Skater (ovvero, coloro che utilizzano lo skateboard: più che un gioco, uno stile di vita). Le caratteristiche estetiche principali degli Emo, comunque, sono il tipico ciuffo asimmetrico che copre un occhio (i capelli sono generalmente tenuti lisci e scuri) e il trucco nero sugli occhi. Gli accessori più diffusi sono vari oggetti metallici pendenti a forma di teschio o cuore spezzato. Poiché gli Emo sono un fenomeno essenzialmente adolescenziale, i luoghi in cui li si può sicuramente incontrare sono le scuole, dove la loro presenza è sommamente discreta. È infatti una loro caratteristica quella di tenersi in disparte con aria depressa. L’Emo non è alla ricerca di un’autoaffermazione, né desidera rendere manifesta una rabbia generazionale: piuttosto esprime silenziosamente la propria estraneità alle tensioni dell’esistenza. Con lo sguardo triste, egli ci comunica tutta la sua profonda disperazione.
    Gli Emo: gli ultimi nichilisti
    Gli Emo sembrano dunque rappresentare l’ultima frontiera nel campo del nichilismo giovanile. Non “credono” in nulla, neppure nella loro stessa subcultura: come nota Michele Kirsch nel suo “tentativo di inchiesta” sul Times, un Emo non dichiara mai di essere tale, non mostra orgoglio di appartenere a un “movimento”, e neanche è in grado di spiegare cosa significhi “emo”. Semplicemente si lascia vivere con il pensiero costantemente rivolto alla morte, eventualmente per suicidio. Un atto che, comunque, il bravo Emo non commette in quanto, di per sé, troppo determinato: piuttosto, si lamenta per non avere la forza di suicidarsi!
    Lo spazio dove la cultura emo si esprime con maggiore evidenza è, ovviamente, Internet, in particolare nelle pagine personali di MySpace, dove chiunque può scrivere liberamente i propri interventi. Su Internet si trovano, infatti, i post degli Emo e i disegni emo, questi ultimi spesso cupamente autoironici. Ricordiamo, ad esempio, la divertente vignetta di un Emo Kid che, per corteggiare una ragazza, letteralmente le “dà il suo cuore”, nel senso che se lo strappa dal petto e lo porge all’amata ancora sanguinante.
    Emofobia
    Se gli Emo manifestano (più coi fatti che con le parole) il loro desiderio di isolarsi dal mondo, il mondo non sembra disposto a concedere loro questo lusso: se si compie una ricerca su Internet, infatti, non è raro imbattersi in siti che degli Emo si fanno beffe. Nel mondo reale, poi, gli Emo Boys sono generalmente fatti oggetto di scherno e di scherzi pesanti da parte dei compagni di scuola: il loro rifiuto di assumere gli atteggiamenti da macho tipici degli adolescenti è, infatti, percepito come segno di una debolezza che deve essere punita. Della persecuzione di cui è fatto oggetto, l’Emo, coerentemente, sembra godere, traendone conferma della propria “diversità” e dell’incapacità degli “altri” di comprendere la sua profonda sensibilità. Secondo il giornalista del Times, tuttavia, gli Emo Boys riscuotono un grande successo tra le coetanee (e non solo tra le Emo Girls). Gli Emo sono infatti considerati sensibili, fedeli, gentili e affidabili, l’esatto contrario del classico maschio adolescente.
    Nonostante la sua assoluta impalpabilità, il “fenomeno emo” mi sembra comunque degno di una certa attenzione in virtù di alcune sostanziali singolarità: nonostante l’inevitabile esibizione di simboli identificativi (scarpe, pettinature, abiti, accessori), forse per la prima volta ci imbattiamo infatti in una subcultura giovanile che non si basa sull’orgogliosa appartenenza a un movimento. Come si è detto, l’Emo, con i suoi atteggiamenti distaccati e con il rifiuto stesso di un’etichetta, compie un atto di supremo nichilismo. Se, come sosteneva Nietzsche, negare è già di per sé una manifestazione di volontà, gli Emo, nel loro radicale antivitalismo, vanno oltre: ritengono che negare sia un atto superfluo e trascinano la loro esistenza nell’accettazione della sua superfluità.

     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    non penso che tutte le "seghe mentali"filosofiche finali siano mai passate per la testa del 90% dei ragazzini emo che pullulano ovunque, ma mi è piaciuta assai come analisi :sisi:
     
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  3. Re dei Sepolcri
     
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    i ragazzini emo si vestono così perché ora è quella la tendenza, la moda..quando la moda cambierà direzione gli emo scompariranno, o meglio rimarranno quelli che lo credono davvero
     
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  4. Kiby89
     
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    CITAZIONE (Yelena Cruel @ 4/5/2009, 22:13)
    non penso che tutte le "seghe mentali" filosofiche finali siano mai passate per la testa del 90% dei ragazzini emo che pullulano ovunque

    Condivido, ma non è che possa dire di conoscere tanti emo (che siano o si definiscano tali). Se un emo fa pensieri suicidi immagino li tenga per sé e non vada a sbandierarli. L'altro principale segno identificativo è il look. Conosco tanta gente che usa le All Star e non è emo. Io poi mi vesto praticamente sempre di nero (almeno una delle cose che indosso è nera). Una ragazza una volta mi ha chiesto: "Ma sei diventata emo?". Ed io, più o meno con questa faccia :??: , le ho risposto di no, chiedendole il motivo di questa sua uscita. "Eh, sei vestita di nero...".
    Ma io mi vesto spessissimo di nero! Non sanno che il nero sfina? :shifty: :B): :D

    Così io mi chiedo: tantissima gente si veste di nero senza essere emo, tantissima gente usa le All Star senza essere emo; come individuare un emo "vero" (anche se temo non sia il termine più azzeccato) da una persona che si atteggia come tale, dal momento che essi stessi (stando all'articolo) tendono a non identificarsi all'interno di questa categoria?
     
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  5. lady one
     
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    io sinceramente penso che ci sia da fare una distinzione tra i veri emo e quelli finti...
    nel senso, c'è chi è davvero emo cioè depresso con bisogno di affetto e di essere capito e apprezzati per quello che sono.
    poi invece ci sono quelli che vengono e da subito ti dicono "sono emo sono emo" già da quì si intuisce che in realtà lo fanno solo per moda e che si fanno dei taglietti sui bracci tanto per poter dire "guardate che figo mi son tagliato le ven" ecco questi sono davvero (scusate la parola) degli idioti...
    secondo me queste due "categorie" non vanno confuse!!
     
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  6. Kiby89
     
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    Sì sì, questa distinzione c'è, ma non tutti quelli che sono depressi e hanno bisogno di affetto sono emo.
     
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  7. La Ragazza delle Arance
     
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    Non saprei... se penso alla "filosofia emo pura", mi appare un modo di pensare romantico-decadente che riconosco perfino affine al mio. Non penso neanche che si possa definire anacronistico, se si considera che i sentimenti che stanno alla base soprattutto di quelle epoche sono fondamentalmente sentimenti umani che si ritrovano nelle menti di tutti i tempi. Però sono anch'io preoccupatissima per la degradante e degradata diffusione di questa "moda" che esaspera i lati estetici, sintomatici e lesivi dopo averli per di più completamente svuotati dei loro contenuti.
     
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6 replies since 4/5/2009, 20:34   88 views
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