L'ifigenia di Lucrezio.

De rerum natura I 80-101

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  1. aspirantelatinista
     
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    "Gli dei esistono, è evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a tradire sempre la nozione innata che ne ha. Perciò non è irreligioso chi rifiuta la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità." ( Epicuro lettera a Meneceo 123).
    Lucrezio, propone ai lettori un celebre episodio mitico, Ifigenia uccisa dal padre Agamennone per consentire la partenza della flotta greca alla volta di Troia (il mito ha avuto un ampio successo, hanno rievocato la vicenda: Esiodo, Stesicoro, Pindaro, Eschilo, Sofocle e Euripide), soffermandosi sul momento culminante tratteggiando con toni drammatici la vicenda della fanciulla innocente. Leggendo il testo latino si può evincere il giudizio fortemente negativo dell'autore verso una religio, che porta un padre a uccidere la figlia, verso la superstizione, scevra da ogni assunto razionale, che porta a compiere atti empi. L' autore è attento ai risvolti psicologici secondo un procedimento descrittivo alessandrino e neoterico, Lucrezio vede la vicenda con gli occhi della sventurata che crede di andare a nozze, ma viene brutalmente uccisa, domina dunque la pietas verso la fanciulla e l'orrore per un misfatto che tende a spezzare i vincoli familiari.

    Illud in his rebus vereor, ne forte rearis
    impia te rationis inire elementa viamque
    indugredi sceleris. Quod contra saepius illa
    religio peperit scelerosa atque impia facta.
    Aulide quo pacto Triviai virginis aram
    Iphianassai turparunt sanguine foede
    ductores Danaum delecti, prima virorum.
    Cui simul infula virgineos circum data comptus
    ex utraque pari malarum parte profusast,
    et maestum simul ante aras adstare parentem
    sensit et hunc propter ferrum celare ministros
    aspectuque suo lacrimas effundere civis,
    muta metu terram genibus summissa petebat.
    Nec miserae prodesse in tali tempore quibat,
    quod patrio princeps donarat nomine regem.
    Nam sublata virum manibus tremibundaque ad aras
    deductast, non ut sollemni more sacrorum
    perfecto posset claro comitari Hymenaeo,
    sed casta inceste nubendi tempore in ipso
    hostia concideret mactatu maesta parentis,
    exitus ut classi felix faustusque daretur.
    Tantum religio potuit suadere malorum.


    Ciò a questo proposito, temo che tu per caso pensi
    di abbracciare gli elementi di un'empia dottrina (enallage) e di
    imboccare la via del delitto. Ma al contrario più volte
    quella religione partorì azioni scellerate ed empie.
    Così in Aulide i comandanti scelti dei Greci, fior fiore degli eroi,
    macchiarono ignobilmente con il sangue di Ifianassa ( Lucrezio pensa che Iphianassa, sia il secondo nome di Ifigenia)
    l'altare della vergine Trivia ( Diana-Artemide).
    e E non appena la benda ravvolte le virginali chiome
    le fu fatta scendere in parti uguali su ciascuna delle due guance;
    e assieme sentì che il mesto padre stava davanti agli altari
    e accanto a lui i sacerdoti nascondevano il ferro ( l'arma)
    e alla sua vista i cittadini effondevano lacrime,
    muta per il terrore cadeva a terra piegata sulle ginocchia.
    Né alla misera poteva giovare in quel tempo
    che aveva donato per prima al padre il nome di re.
    Fu sollevata dalle mani dei soldati e fu condotta
    tutta tremante all'altare, non affinché portata a termine la solenne usanza dei riti
    potesse essere accompagnata dal chiaro Imeneo, ( corteo di giovani che accompagnava la sposa alla casa dello sposo deriva il suo nome dal grido rituale Hymén o Hymenaie, un' invocazione al dio greco delle nozze)
    ma pura impuramente nello stesso tempo delle nozze
    cadesse triste vittima uccisa dal padre,
    affinché fosse data una partenza felice e fausta alla flotta.
    A TANTO DELITTO POTè INDURRE LA SUPERSTIZIONE.

    Edited by aspirantelatinista - 10/3/2008, 20:59
     
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  2. aspirantelatinista
     
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    Questo piccolo pezzetto del De rerum natura mi ha colpito profondamente per la vicinanza psicologica tra l'autore e la vittima, la sua partecipazione, che si denota anche a livello linguistico attraverso la solennità, la lentezza e l'uso di figure retoriche come l'allitterazione, gli iperbati o gli arcaismi che Lucrezio utilizza nella descrizione dell'increscioso fatto. Mi ha stupito vedere la vicenda dal punto di vista della vittima e non del carnefice. Spero che vi piaccia la mia umile traduzione, se no vi è la magistrale traduzione, edita dalla Bur, di Luca Canali, nella stessa edizioni vi è un buon apparato di note, scritte da Ivano Dionigi, e un bel saggio di Gian Biagio Conte, è dunque un libro che non può mancare in una biblioteca che si rispetti. :) :)
     
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  3. KoreImpertinente
     
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    Ora sono molto stanca eleggerò con attenzione la tua traduzione domani.
    Tuttavia è il termine religio che mi lascia sempre un po' perplessa.
    Tradurlo superstizione, alla luce della filosofia epicurea, è ovviamnete giusto. Nient'altro è la religione e il timore degli dei per Epicuro.
    Ma in questo caso, nel finale del brano, io lascerei "religione". l'effetto che ne deriva sarebbe così quasi più accusatorio: A tanto male può portare la vostra amata religione, ciò da cui tutta la nostra vita è governata. Secondo me se lasciamo nella nostra traduzione un termine di significato teoricamente positivo, al massimo neutro, il contrasto con i suoi effetti negativi è più chiaro.
    Per capirci, visto che non ho il dono della chiarezza quest'ora: viene una cosa del tipo "guarda quella che tu chiami migliore amica, si è appena fatta il tuo ragazzo". Ecco, roba simile!
    ottima però l'ordo verborum nella tua traduzione: si mantengono in posizione forte le due parole principali del verso lucreziano, religio (dove non a caso cade una bella cesura) e malorum, pur invertite.
     
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  4. aspirantelatinista
     
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    CITAZIONE (KoreImpertinente @ 15/3/2008, 02:30)
    Ora sono molto stanca eleggerò con attenzione la tua traduzione domani.
    Tuttavia è il termine religio che mi lascia sempre un po' perplessa.
    Tradurlo superstizione, alla luce della filosofia epicurea, è ovviamnete giusto. Nient'altro è la religione e il timore degli dei per Epicuro.
    Ma in questo caso, nel finale del brano, io lascerei "religione". l'effetto che ne deriva sarebbe così quasi più accusatorio: A tanto male può portare la vostra amata religione, ciò da cui tutta la nostra vita è governata. Secondo me se lasciamo nella nostra traduzione un termine di significato teoricamente positivo, al massimo neutro, il contrasto con i suoi effetti negativi è più chiaro.
    Per capirci, visto che non ho il dono della chiarezza quest'ora: viene una cosa del tipo "guarda quella che tu chiami migliore amica, si è appena fatta il tuo ragazzo". Ecco, roba simile!
    ottima però l'ordo verborum nella tua traduzione: si mantengono in posizione forte le due parole principali del verso lucreziano, religio (dove non a caso cade una bella cesura) e malorum, pur invertite.

    Grazie la nota, mi fa piacere che qualcuno abbia letto il mio intervento. Per quanto riguarda il v. 101 mi sembra di aver optato per la scelta più semplice, credo che tu abbia ragione per quanto riguarda la resa di religio, affinché si possa accentuare la sfumatura negativa del termine.
     
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  5. La Ragazza delle Arance
     
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    L'hanno scorso la prima professoressa ha avuto la brillante idea di farcela tradurre senza vocabolario per un compito in classe... :wall:
     
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  6. KoreImpertinente
     
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    figo, immagino che grandi risultati abbia ottenuto...!
     
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  7. aspirantelatinista
     
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    CITAZIONE (KoreImpertinente @ 4/6/2009, 18:22)
    figo, immagino che grandi risultati abbia ottenuto...!

    Lo immagino anche io... Effettivamente come brano a prima vista non è facilissimo.
    Beh al corso di preparazione per il certamen lucretianum il mio prof. di greco ci faceva leggere e tradurre a prima vista dei pezzetti di Lucrezio e andando avanti così mi sono letto un libro in una settimana e mezzo... Poi è arrivato il periodo delle verifiche... :|!2?ì:
     
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  8. belloni-l'oscuro
     
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    ahah!!! bella .... comunque consolatevi....anche la mia prof usa gli stessi mezzi.....per me li fanno con lo stampino i professori
     
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  9. yamichan
     
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    Meraviglioso! Ma il pezzo del De Rerum Natura che preferisco (almeno finora... sono arrivata al Liber Secundus ^^'') è la descrizione della superstizione sconfitta da Epicuro: un mostro troneggiante sull'umanità, tremendo... Sembra un dipinto, da quanto è plastica =)
     
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  10. xoxoGiuly91
     
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    suppongo anche io che il termine religio debba essere tradotto in lucrezio con superstizione e non come religione... questo perchè è da ricondurre alla filosofia epicurea alla quale l'autore si atteneva
     
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9 replies since 10/3/2008, 19:33   15313 views
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