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Titolo: Revenant: La storia vera di Hugh Glass e della sua vendetta
Autore: Michael Punke
Anno: 2002
Editore: Einaudi
Pagine: 300
Descrizione:
Hugh Glass era morto. Doveva essere morto. Nessun uomo normale sopravvive all'assalto di un grizzly, agli artigli lunghi quindici centimetri che fanno a brandelli schiena e collo, alla ferocia di un morso che lacera le carni. Ma come era finito abbandonato in fin di vita, in quel posto dimenticato da Dio nel Nordovest degli Stati Uniti?
Glass è un esploratore e un cacciatore di pellicce che nel 1822 prende parte a una spedizione lungo il fiume Missouri e i suoi affluenti: all'epoca quel territorio era di fatto inesplorato (la prima missione, quella di Lewis e Clark, risale a soli diciotto anni prima), selvaggio e minaccioso come solo la Frontiera sa essere. L'ultimo avamposto americano, uno sperduto forte dell'esercito, è lontano una settimana di cammino: il resto è territorio di caccia di Sioux tutt'altro che in buoni rapporti con l'uomo bianco. È qui che Glass, separatosi dal gruppo per trovare provviste, viene assalito da un orso. Vedendo in che condizioni l'ha ridotto l'animale, i compagni si convincono che gli resta poco da vivere: il grosso della spedizione procede nel suo viaggio, lasciando il trapper con due uomini, John Fitzgerald e Jim Bridger, incaricati di vegliare le sue ultime ore. Ma il destino sembra avere un conto in sospeso con il trapper: al terzo giorno di agonia, i tre uomini avvistano un gruppo di guerrieri indiani. Fitzgerald e Bridger, presi dal panico, abbandonano Glass, rubandogli le armi e il coltello, lasciandolo solo, disarmato, accanto alla fossa che già avevano scavato per lui, in balía degli indiani. Sembrerebbe la fine di Hugh Glass e invece è solo l'inizio. È a questo punto, infatti, che Glass diventa il protagonista di un'incredibile odissea che possiede la grandiosità della leggenda e la fondatezza della cronaca storica. Intraprende un viaggio di tremila miglia, attraverso le condizioni piú estreme, sopravvivendo ai pericoli e alle minacce della natura e degli uomini, diventando amico e alleato di popoli sconosciuti, mosso unicamente dalla piú incrollabile delle volontà: quella di un uomo che cerca la sua vendetta. Senza tralasciare il rocambolesco passato del suo protagonista - tra naufragi al largo di Cuba, pirati, vagabondaggi e un lungo periodo di permanenza forzata (e quasi fatale) presso una tribú di indiani pawnee -, Michael Punke ricostruisce la storia vera di Hugh Glass, eroe celeberrimo della mitologia western, restituendolo alla dimensione che, piú di ogni altra, può rendere giustizia alla sua incredibile vicenda biografica: quella del romanzo.
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Non so se ci sono spoiler nella mia recensione, comunque nel dubbio la nascondo. SPOILER (clicca per visualizzare)Nonostante i personaggi siano ben caratterizzati, nonostante la minuziosa ricostruzione storica, nonostante si respiri l'atmosfera di un territorio selvaggio e insicuro, il libro non mi ha coinvolto molto. Anzi, forse proprio per questo: perché se guardiamo al periodo storico, stiamo parlando di un gruppo di "mercanti" che sono più che altro contrabbandieri che squartano animali per rivenderne le pellicce tentando di evitare "gli indiani", creature a priori ostili il cui solo scopo nella vita è ammazzare quanti più bianchi possibile. Manca l'epos, manca un valore o un ideale che ti coinvolga nelle vicende, perché l'elemento che dà vita alla trama secondo me è... bah. Un uomo viene squartato e ridotto in fin di vita da un grizzly. Due uomini della sua compagnia vengono incaricati di tenerlo d'occhio (perché non possono né curarlo né aiutarlo in alcun modo), ma quando corrono il rischio di essere attaccati e uccisi scappano e abbandonano l'uomo ferito che avrebbe fatto da zavorra. L'uomo ferito miracolosamente si riprende e una volta rimessosi cerca "vendetta". Ma vendetta per cosa? Perché i due tizi incaricati di vegliarlo ci tenevano a salvarsi la pelle? Perché non si sono sfiancati trasportando un corpo in fin di vita per luoghi selvaggi e pericolosi rischiando ad ogni momento che qualcuno di loro venisse avvistato mettendo in pericolo l'intero gruppo? Mi chiedo cosa avrebbe fatto Glass se fosse stato lui a dover vegliare su un corpo sotto il pericolo costante di venire ucciso da una freccia o da un animale feroce. E ovviamente l'autore dipinge Glass come valoroso e caparbio, mentre uno dei due uomini che lo abbandonano, Fitzgerald, ha tutti i vizi del mondo. L'intera vicenda mi sembra puerile.
Per quanto riguarda il film, dico solo che Glass ha magicamente un figlio da una donna indiana e Fitzgerald oltre ad essere una persona spregevole è pure l'unico razzista della compagnia (nel 1800!). Un frutto maturo del politically correct. Ci mancava solo che gli indiani denunciassero Glass per violenza contro gli animali per aver ucciso il (la) grizzly.. -
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Vendetta perché SPOILER (clicca per visualizzare)lo hanno lasciato senza armi e possibilità di difendersi, anche se era moribondo.
Per il resto, sono all'inizio della seconda parte, mi piace che non ci sia il travestimento romantico dei vari ruoli.
Vero che il cattivo le abbia tutte per essere ancora più sgradevole, così come Glass mi pare un miracolato, ma non credo sia stato l'unico a sopravvivere ad attacchi mortali della natura... solo il più famoso.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Nemmeno io sprecherei un'arma che potrebbe rivelarsi utile lasciandola ad un tizio in fin di vita. Comunque può essere che il "codice di condotta" dell'epoca prevedesse che si lasciassero le armi ai legittimi proprietari anche alla loro morte, non so..
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Non sto dicendo che è logico, in teoria Glass era destinato a morire... il problema è che è sopravvissuto e, per questo, il fatto che l'abbiano lasciato disarmato è per lui motivo di vendetta. . -
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Avendo letto molti Western in tenera età, la vera, verissima, molto inventata storia vera di Glass non mi ha raccontato niente di nuovo.
Più che le vicissitudini del protagonista, sono stati più interessanti gli scorci di vita di frontiera, con tutte le ombre che la postfazione dell'autore ha lanciato sulla storia.
Alla fine dei conti il è tutto vero, tranne quello che mi sono inventato si è mangiato quasi i due terzi della storia... ma quello che è vero è verissimo...
Nonostante ciò sarei incuriosita di leggere anche l'altro titolo postato da Elianto... fosse solo perché c'è Cavallo Pazzo e i Lakota mi stanno più simpatici degli Arikara.. -
.Nonostante ciò sarei incuriosita di leggere anche l'altro titolo postato da Elianto... fosse solo perché c'è Cavallo Pazzo e i Lakota mi stanno più simpatici degli Arikara.
Mi pare sia piu' quotato come titolo.... -
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Stessa lunghezza d'onda anche per me: davvero pochi punti in cui mi abbia emozionato e l'empatia è del tutto assente per qualunque personaggio. Ho preferito il film, cui l'autore dovrebbe accendere un cero al giorno. Romanzo non brutto, ma tranquillamente dimenticabile. Per quanto riguarda Il crinale magari lo leggiamo prossimamente...
Voto 3/5
Edited by Elianto782 - 1/2/2024, 17:06. -
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"Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi"
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L’idea che mi son fatta di questo libro è in sintonia con i precedenti commenti: poco coinvolgimento, interessante la vita di frontiera ma “la storia vera di Hugh Glass” mi ha portato alle ultime pagine del libro appesantita dalla noia. Poi mi leggo la postfazione e mi ritrovo l’autore che ammette che, per citare Taksya, “è tutto vero tranne quello che mi sono inventato”.. alla noia è subentrato il fastidio.. 🤨 mio caro Punke, ti metto a sedere accanto alla Oliva 🤣🤣 . -
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Ci rifaremo con Il crinale. -
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Speriamo... . -
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E finalmente mi accodo anch'io ai commenti. Ho poco da aggiungere in realtà. Si tratta di un bel manuale di sopravvivenza nella natura selvaggia, almeno quanto di un romanzo mediocre.
Il finaleSPOILER (clicca per visualizzare)è davvero incommentabile. Sono dovuto tornare indietro per vedere se avevo saltato qualche pagina.. -
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Io sono al 15% ma non è che mi stia prendendo granchè... Mi sono svegliata giusto quando è arrivato l'orso. . -
.Io sono al 15% ma non è che mi stia prendendo granchè... Mi sono svegliata giusto quando è arrivato l'orso.
non avevi chiuso a chiave?. -
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No perché le chiavi erano sul tavolo accanto alla frutta. .