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Mi piace molto leggere saggistica, normalmente spazio tra vari temi che possono essere linguistica, musica, storia ma anche e soprattutto divulgazione scientifica: le piante, i funghi, gli animali, il loro comportamento.
Soprattutto in questi ultimi campi, tanti dei libri che ho avuto tra le mani mi hanno deluso.
L'ho scritto poco fa sulla scheda di uno che sto leggendo adesso e mi ha dato lo spunto per questa riflessione:CITAZIONEAllo stesso tempo non lo trovo banale, semplicistico o superficiale come molti altri saggi "divulgativi" che ho letto ultimamente - e che mi hanno un po' bloccato.
Sembra che tanta della roba pubblicata come divulgazione sia una specie di reader's digest, nella peggiore accezione: temi presentati da un autore che magari li ha anche studiati, ma si è premurato di "digerirli" per un pubblico di idioti.
Io non riesco a leggere la letteratura scientifica per addetti ai lavori, so di non averne le competenze, ma di qui a trovare giudizi morali, esempi infantili o un linguaggio completamente informale c'è un bel divario: eppure sembra che anche la saggistica/l'editoria si sia polarizzata tutta verso l'estremo stupido dei lettori, ignorando (e non pubblicando) tutto quello che c'è di intermedio, e spingendo gli autori a trasformarsi in buffoni.
Ora cerco qualche link qui sul forum per farvi qualche esempio.
Voi avete avuto la stessa sensazione?. -
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2 esempi di libro inutile: vivere a spese degli altri
la pazienza della quercia. -
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Per ora ho notato che più sottili sono i libri più semplicistiche sono le spiegazioni e gli argomenti trattati.
Non credo sia universalmente applicabile, ma per gli ultimi letti è stato così.. -
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Mh, in generale è vero, ma ci sono anche tomazzi non indifferenti di una banalità altrettanto voluminosa però... . -
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Fortunatamente non mi sono ancora capitati... o ero talmente digiuna dall'argomento da non notarlo.
Può essere anche questa una discriminante?
L'essere o meno ferrati su un argomento ti fa notare di più, o di meno, le ripetizioni semplicistiche?. -
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Io sono quella che legge saggi solo perchè "devo" (per lavoro, anche se mi piace farlo) e mai completamente o fino in fondo. Magari a pezzi e a volti letti più di una volta...
Tutto ciò che esula da approfondimento tecnico e scientifico della materia che tratto quotidianamente, non lo trovo minimamente appagante. Io non ho mai trovato un saggio che mi abbia soddisfatto.. -
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Riprendo questo topic perché °Ln ha espresso più o meno ciò che mi stava frullando per la testa ultimamente. Il problema di fondo secondo me è che anche i saggi che vengono pubblicati, venduti e commercializzati sul mercato librario sono inquadrati nella stess acategoria dei romanzi, cioè devono poter intrattenere facendo imparare cose nuove in maniera accessibile, e il modo più facile per farlo è alternare episodi presi dalla vita personale dell'autore a curiosità "scientifiche" seminate qua e là, il tutto con un linguaggio che risulta essere fin troppo colloquiale. Un esempio che mi viene in mente e che ho letto di recente è Se Nietzsche fosse un narvalo di un tale Gregg. In molti libri famosi manca una tesi di fondo e manca un raggio di interesse che limiti effettivamente ciò di cui, ai fini dell'ecologia del libro, ha senso che l'autore parli: spesso capita che si tratti di qualunque cosa all'autore sembra che riguardi anche vagamente quell'argomento. Credo sia un problema che affligge moltissimo le scienze naturalistiche, non ho mai trovato così tanto caos nei libri che parlano di linguistica o di matematica. .