detto anche l'impanicato
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Finalmente ho un PC da cui posso commentare:
CITAZIONE (°Ln @ 10/5/2016, 08:21) La cosa che un po' mi ha lasciato poco convinta è la presenza e il ruolo degli alieni, che a un certo punto sembrano divenire un cardine fondamentale ma non sono riuscita a vedere tutta questa indispensabilità. Invece ciò che mi è piaciuto di più è che, sogno dopo sogno, Orr diventa sempre più "integrato" con il mondo senza dirlo esplicitamente, si capisce che il mondo in fondo se l'è creato "ritagliato su di sè": tutti i suoi valori sono nella media perfetta, anche lui a un certo punto smette di sentirsi inadeguato. Forse è proprio per questo che l'intervento di Haber alla fine ha effetti così disastrosi, perché in qualche modo il mondo era il mondo di Orr e cercare di imprimergli il 'verso' di un'altra mente è stato devastante. Secondo me le due cose sono strettamente collegate. La presenza degli alieni e il fatto che Orr è sempre più "integrato" con il mondo.
In qualche modo la presenza degli alieni mette l'umanità in una posizione di equilibrio, sono esseri placidi, ad intuito sembrano vivere in una sorta di pace o misticismo, ed è stato proprio Orr a crearli, costruendo un rapporto, nel senso matematico del termine, tra umanità e alieni che fosse a sua immagine e somiglianza, l'umanità guerrafondaia e assetata di potere e gli alieni placidi, industriosi. Gli alieni sono i suoi amici e lui deve tenerli accanto per contrastare i suoi "nemici".
A me gli alieni sono piaciuti tantissimo, sono misteriosi e affascinanti. Ma in generale mi è piaciuto il trionfo della fantasia che viene fuori da questo libro, la tavolozza è il mondo e Orr può disegnare con la sua fantasia, facendo trionfare la creatività del suo inconscio. Ovviamente questo potere è bellissimo quanto terribile e infatti Orr ne è spaventato a morte, tanto da ridursi sempre in condizioni pietose, ma alla fine riesce con le sue azioni, con un mix tra ciò che fa coscientemente e ciò che fa inconsciamente, a creare un equilibrio per sé e per l'umanità. Un'altra cosa che mi è piaciuta moltissimo è il dubbio onnipresente che Orr sia davvero pazzo e che sia tutta una sua schizofrenia, un dettaglio che mi ha fatto pensare molto a (o meglio al miglior) Philip Dick, e che è stato reso alla perfezione dall'autrice che ha giocato con questa percezione del lettore senza forzare mai la mano, senza accennarvi mai, senza voler fare di questo dubbio il motore del romanzo. Davvero una bella lettura che vi consiglio.
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