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Titolo: Febbre
Autore: Mary Beth Keane
Anno: 2013
Editore: Frassinelli
Pagine: 344
Descrizione:
I suoi sogni, nella New York dei primi del '900, erano quelli di qualunque giovane donna, ma nessuno le chiese mai di raccontarli. La sua passione: la cucina, ma non le fu permesso di praticarla. Il suo nome: Mary, ma il mondo l'avrebbe ricordata in un altro modo. Perché Mary Mallon è stata la prima portatrice sana di febbre tifoidea mai individuata dalla scienza: una donna che, senza ammalarsi, portò dentro di sé il germe di una malattia contagiosa e mortale. È per questo che la sua lunga vita non appartenne mai a lei, ma alla scienza, alla medicina, al progresso; a tutti e dunque a nessuno. Così come non sono appartenute a lei le vittime che lasciò sulla sua strada, senza capire perché; i bambini che contagiò, che si ammalarono e morirono nelle case dove lavorò come cuoca, prima che il suo terribile e inconsapevole segreto venisse alla luce. In questo romanzo fuori del comune, Mary Beth Keane racconta una vita eccezionale, unica tra milioni, immaginando per la prima volta il ritratto struggente e umano della donna vera che visse, o tentò di vivere, dietro il fenomeno scientifico, dietro la paura e la superstizione, dietro le certezze e le ragioni proterve della scienza. Una storia emblematica, in cui etica, ragione e sentimento si confondono e si scontrano, all'ombra di una vita che non potè mai essere vissuta.
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Staccatemi da questo libro!. -
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Typhoid Mary?
Lo voglio!. -
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Oh yes!. -
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Devo trovarlo... sono sempre stata incuriosita da Typhoid Mary. . -
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interessante... sonderò... . -
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Mannaggia, avrei potuto proporlo come lettura condivisa allora Ma è stato amore improvviso appena avvistato sullo scaffale della biblioteca... . -
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Se cercate una biografia di Mary Mallon che parli della sua vita come Typhoid Mary, di come sono riusciti a definire il suo ruoli di portatatore sano e di come hanno studiato e prodotto un vaccino per la febbre tifoide... allora cercate altrove.
La febbre di cui parla il titolo non è quella tifoide, ma la malsana storia d'amore tra Mary e Alfred. Due immigrati con grossi problemi comportamentali e, il secondo soprattutto, dipendente da alcool prima e da droghe dopo.
Per tutto il libro si mollano e si ripigliano, i vari discorsi di Mary sul suo ruolo di untrice sembrano essere solo separietti tra una litigata e una riappacificazione.
Gli altri personaggi, che siano amici o avversari, sono bidimensionali. Sono funzionali solo al continuo "sarò stata io, no non sono stata io, eppure potrei essere stata io" che Mary ripete ogni tre per due.
Che Mary Mallon fosse consapevole o meno del suo ruolo è ininfluente alla storia. Poteva essere sostituita da un personaggio di fantasia e non si sarebbe notata la differenza.
2 /5.