Gunter Grass

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    detto anche l'impanicato

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    Da Anni di cani:

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    In polverosa farina di legno, più fine di quella che il mulino a vento dei Matern sapesse macinare, si ridusse il seggiolone, si sollevò in nube, s'innalzò come un monumento, sontuosamente illuminato, alla caducità e avvolse la nonna Matern, la quale non aveva collaborato con la sedia e non era diventata polvere di nonna. E tutto ciò che ormai posava su foglie d'insalata tutte accartocciate, sulla tartaruga supina, sui mobili e sulle assi del pavimento, era soltanto polvere di legno di quercia; lei, la terribile, non si posò, rimase in piedi, scricchiolante ed elettrica, investita, luminosa e cruda e buia, dall'avvicendarsi delle pale del mulino, eretta in mezzo alla polvere e alla muffa, digrignò da sinistra verso destra, e da dentro quel digrignare fece il primo passo in fuori: passò dalla luce cruda nel buio, camminò cruda, camminò buia, scavalcò la tartaruga che era quasi finita, che aveva un ventre giallo zolfo e bello, dopo uno star seduta che durava da nove anni compì dei passi che erano consapevoli della loro meta, non scivolò sulle foglie d'insalata, valicò la porta della stanza di sopra, scese, un mostro di nonna, dentro i suoi pedùli, i gradini che portavano in cucina, fu, adesso, sulle piastrelle e i trucioli di legno, attaccata con due mani, presso uno scaffale e con una mossa culinaria degna di una nonna cercò di salvare l'oca battesimale che bruciava amara. E ne salvò anche un poco, grattando via quel che era carbonizzato, e aspergendo e rivoltando l'oca. E tuttavia chiunque a Nickelswalde aveva un orecchio sentì la nonna che, mentre eseguiva il salvataggio, selvaggiamente e da una gola bella riposata, gridava spaventosa e a chiara voce: "Troia, tu troia! dov'è che sei, che sei 'na troia! Lorrchen, troia. Che vedrai che ti, troia. Uh, malleddizzione di una troia! Troia, troia!"
    E già era fuori, con un mestolo di legno duro, dalla cucina che puzzava di bruciato, in mezzo al giardino sussurrante, e aveva il mulino a vento come sfondo. A sinistra calpestò le fragole, a destra i cavoli, non s'impigliò nell'uva spina, per la prima volta, da anni, si trovò in mezzo ai fagioli, ma poi, subito dopo, dietro e in mezzo ai girasoli, e si lanciò librando il mestolo, e sostenuta in ogni gesto dal moto regolare delle pale del mulino, sulla povera Lorchen, e anche sui girasoli, ma non su Perkun, il quale, nero, schizzò via in mezzo alle spalliere dei fagioli.
    Nonostante i colpi e benché in tutto e per tutto senza Paulchen, la povera Lorchen guaiva nella dirazione in cui si trovava lui: "Adesso aiutami un po' tu, povero Paulchen, uh, adesso aiutami un po' tu..." ma quel che riceveva erano soltanto legnate di legno e il ritornello della nonna scatenata: "Troia, tu, troia di una troia! Porca di una troia di una troia!"
     
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    Sempre da Anni di cani:

    CITAZIONE
    Le amicizie che si sono stabilite durante o dopo una pestata devono per forza consolidarsi ancora spesso costringendo a trattenere il fiato: lo sappiamo tutti da molti film che tolgono il fiato. E anche l'amicizia Amsel-Matern dovrà subire in questo libro - e soltanto per questa ragione si tirerà per le lunghe - numerose prove.

    CITAZIONE
    E ogni singolo pelo dritto, aderente, ruvido, nero. Il sottopelo, nero anch'esso. Non il mantello di un lupo, scuro su un fondo grigio o giallo. No, dappertutto, fin nelle orecchie dritte, appena appena inclinate in avanti, sul petto profondo e disceso perfetto, lungo le cosce rivestite giuste, il suo pelo scintillava nero, nero ombrello, nero prete, nero vedova, nero SS, nero lavagna, nero falange, nero merlo, nero Otello, nero Ruhr, nero violetta, nero pomodoro, nero farina, nero latte, nero neve.

    Questa è fin troppo evidente, bellissima.
    CITAZIONE
    C'era una volta una ragazza, si chiamava Tulla,
    e aveva la faccia pura dei bambini. Ma niente è puro. Neanche la neve è pura. Nessuna vergine è pura. Nemmeno il maiale è puro. Il demonio, mai tutto puro. Neanche una nota pura s'innalza. Lo sa qualunque violino. Tutte le stelle lo ammiccano. Tutti i coltelli lo sbucciano: neanche la patata è pura: ha occhi, che vanno trafitti.
    Ma il sale? Il sale è puro! Niente, neanche il sale è puro. Soltanto sui cartocci c'è scritto: Sale puro. E invece si deposita. Cosa si deposita col sale? Tanto viene lavato via. Ma niente si può lavare fino a renderlo puro. Ma gli elementi chimici: puri? Sterili, ma non puri. L'idea rimane pura? Neanche all'inizio è pura. Gesù Cristo non è puro. Marx Engels non puri. La cenere non pura. E l'ostia non pura. Nessun pensiero si mantiene puro. Neanche l'arte fiorisce pura. E il sole ha le sue macchie. Tutti i geni hanno le loro mestruazioni. Sul dolore nuota la risata. In fondo al gran gridare indugia il silenzio. Negli angoli si puntano i compassi. Ma il cerchio sì, il cerchio è puro!
    Nessun cerchio chiude puro. Perché se è puro il cerchio, allora è pura anche la neve, allora la vergine, i maiali, Gesù Cristo, Marx e Engels, la cenere fina, tutti i dolori, la risata, a sinistra il gridare, a destra il silenzio, i pensieri sono immacolati, le ostie non più sanguinanti e i geni senza cicli, tutti gli angoli puri, e i compassi traccerebbero devotamente i circoli: puri e umani, porcini, salati, demoniaci, cristiani e marxistici, ridendo, gridando, rimasticando, in silenzio, sacri, e rotondi ed angolosi e puri. E le ossa, montagne bianche di recente ammonticchiate, crescerebbero tutte pure e senza bisogno di gru: magnificenza delle piramidi. Ma i corvi, che non sono puri, gracchiavano già ieri, male oliati: niente è puro, non il circolo, non le ossa. E le montagne, costruite per ammucchiare la pulizia, verranno fuse bollite schiumate per farne sapone, puro e a buon mercato; ma neanche il sapone rende puro quel che lava.

    Appunto.
    CITAZIONE
    Nessuno parlava della montagna di ossa. Ma tutti la vedevano l'annusavano l'assaporavano.

    CITAZIONE
    Indietro rimangono: montagne di ossa, tombe comuni, schedari, reggibandiere, registri del Partito, lettere d'amore, case acquistate con contratti di locazione, banchi di chiesa, pianoforti difficili da trasportare.
    Non vengono pagate: imposte scadute, rate del risparmio edilizio, affitti arretrati, debiti conti e colpe.
    Tutti vogliono ricominciare con la vita, il risparmio, lo scrivere lettere, sui banchi di chiesa, davanti ai pianoforti, gli schedari e le case che si acquistano con un contratto di locazione.
    Tutti vogliono dimenticare le montagne di ossa e le fosse comuni, i reggibandiera e i registri del Partito, i debiti e la colpa.

    C'era una volta un cane
    che abbandonò il suo padrone e fece molta strada. Soltanto i conigli selvatici arricciano il naso; eppure, nessuno tra coloro che sanno leggere creda che il cane non sia arrivato.
    L'otto maggio del millenovecentoquarantacinque, presto, alle quattro e quarantacinque, attraversò a nuoto e quasi non visto l'Elba, a nord di Magdeburgo, e a occidente del fiume si cercò un altro padrone.

    CITAZIONE
    "La gente," così dicono i vermi, "non vuol essere indotta a rimuginare, vuole bensì essere informata con precisione."

    CITAZIONE
    "Non ascoltate il verme - nel verme c'è il verme."

    CITAZIONE
    "Lei sottovaluta parecchio la qualità dei libri di lettura tedeschi. Adesso come prima sono pieni delle stesse stronzate. Nessuno che illumini i giovani sul passato eccetera. Tutte storie false! Nient'altro che storie false."

    (...)

    "(...) La prego, per tutto quello che c'è al mondo, non dica più niente di negativo sui libri scolastici tedeschi. Sono così cosà. La maggior parte degli insegnamenti, come appunto quello del temperino ritrovato, si sono dovuti omettere, per via della verità, che è insopportabile e che ferirebbe un animo ancora infantile. Ma sanno un buon odore, i libri di lettura tedeschi, sono morali e si incidono nella memoria."

    CITAZIONE
    "(...) Fintanto che raccontiamo ancora storie viviamo ancora."
     
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