A Young Doctor's Notebook

~ Mark Chappell, Shaun Pye, Alan Condor (2012 - in corso)

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    Mi hanno segnalato or ora questo telefilm, che sta uscendo adesso in inglese, basato sui racconti di Bulgakov.
    Sembra molto interessante, anche se l'attore è Harry Potter :D
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    www.imdb.com/title/tt2164430/

    http://www.spaziofilm.it/recensioni/8118/s...s-notebook.aspx

    Siamo in Russia, agli inizi del secolo scorso. Approdiamo subito in un interno molto tipico per il freddo e minimale gusto, e soprattutto per le possibilità, dell’epoca: eccoci in un bagno spoglio, terribilmente freddo, in cui troviamo poco più che una vecchia vasca, uno scaffale e due lampade a olio sullo sfondo.
    Nella vasca sono immersi un ragazzo e un uomo più maturo, faccia a faccia, che si studiano senza nascondere imbarazzo. Una strana situazione, senza dubbio, per me che nulla lessi prima di iniziare la visione.
    A renderla ancor più strana, il fatto che i due uomini siano volti arcinoti, tra i più celebrati attori di cinema e TV di questi anni: il più giovane è infatti Daniel Radcliffe, e non si può fare a meno di citare Harry Potter anche se dobbiamo riconoscere che il ragazzo si è prodigato in altre produzioni, sicuramente di minore impatto e importanza; il più maturo (non potrei mai, nemmeno sotto tortura, scrivere vecchio) è invece Jon Hamm, il meraviglioso e sempre amatissimo Don Draper di Mad Men, l’unico uomo in grado di far sognare di saper battere a macchina.
    Questa è una delle prime immagini di A Young Doctor’s Notebook, la nuova miniserie di Sky Arts ispirata ai racconti autobiografici di Michail Bulgakov. In questi racconti, il grande scrittore descrive la sua prima esperienza lavorativa subito dopo la laurea in medicina, in un paese lontano da tutto, per la precisione a 32 miglia dalla strada più vicina.
    Il Notebook nel titolo rappresenta dunque il vecchio diario tenuto dal dottor Vladimir Bomgard, il protagonista della storia, alter ego del famoso scrittore, tenuto lungo l’intero corso del suo esercizio della professione medica a partire dal primo impiego post-laurea in quel gelido e sperduto paese russo.



    La trama
    Vladimir Bomgard (che in prima battuta vediamo essere impersonato da Jon Hamm) è un rispettabile medico russo che, un giorno, nel suo studio, assiste a un’improvvisa irruzione della polizia sovietica.
    Ne segue un’attenta ispezione e, nel frugare tra le sue cose, verrà scoperto anche un vecchio diario, dove Vladimir ha appuntato le sue esperienze giovanili, tutti ricordi sepolti dal tempo, coperti di polvere metaforicamente ma anche fisicamente.
    Subito un primo salto temporale, indietro di qualche anno: ora Vladimir Bomgard (ecco che assume le fattezze di Daniel Radcliffe) è un giovane medico, freschissimo di laurea, che viene mandato a esercitare la professione medica nel minuscolo, e immerso in una perenne tempesta di neve, paese di Mur’e.
    Insicuro, incerto, incapace di muoversi correttamente senza urtare elementi di arredo o persone, il giovane è costantemente intimorito e umiliato dal continuo raffronto con l’austero, autorevolissimo e geniale predecessore, Leopold Leopoldovic.
    Valdimir tenta allora maldestramente di ambientarsi in un ruolo e in un contesto rurale a lui sconosciuti, facendo affidamento proprio su un dialogo con quel se stesso in versione matura e sicura che comparirà accanto a lui e lo consiglierà nei momenti di maggiore stress.
    Potendo riassumere con una frase l’inizio di A Young Doctor’s Notebook, possiamo dire che si tratta di un raffronto e dialogo continuo tra un giovane medico nervoso e la sua versione più adulta, sicuramente più esperta e capace di gestire gli imprevisti della professione con sagacia e prontezza.
    L’intera serie si sviluppa quindi proprio attorno a questo rapporto: una narrazione che calca gli stilemi del romanzo di formazione, dipinge la crescita dell’eroe attraverso un particolarissimo espediente narrativo basato su un soliloquio che invece è messo in scena come un vero e proprio dialogo tra le due sfere che costituiscono una stessa persona. Un dualismo spiccato e sempre conflittuale con se stesso, che la sa lunga solo perché ha avuto la fortuna di avere già vissuto (e risolto) le situazioni più critiche.
    Il tutto potrebbe essere interpretato e ridotto come uno scherzo della mente fragile di un ragazzo insicuro, o semplicemente un ricordo storpiato dal tempo di un uomo che ha vissuto quelle vicende anni prima. Non sappiamo se propendere verso l’una o l’altra ipotesi, ma non risiede qui il vero interesse: è invece interessante osservare la vena di surreale intimismo che caratterizza anche i racconti di Bulgakov, e che in questa serie è resa molto bene, anche grazie agli occhioni sgranati di Daniel Radcliffe.

    Lo stile narrativo
    Desidero subito citare la mia grande e ingombrante perplessità per quanto riguarda la fisicità del cast: se qualcuno mi chiedesse di immaginare come potrà apparire Daniel Radcliffe da qui a vent'anni, non credo proprio che il mio primo modello di riferimento sarebbe Jon Hamm.
    In primo luogo a perplimermi è l’altezza dei due: Hamm è almeno 20 cm più alto del piccolo Radcliffe, e, senza soffermarsi su altri dettagli, non riesco a fare a meno di pensare che la crescita, la maturità, la consapevolezza di sé, portano a grandezza morale, a maggiore autorevolezza, non fanno certo crescere di 20 cm in altezza un ragazzo che ha ormai finito la fase di sviluppo.
    Non riesco a fare a meno di pensare che i due protagonisti, che impersonano lo stesso personaggio, dovrebbero almeno somigliarsi in qualche elemento, almeno avere una somiglianza di espressione o lineamenti. Invece, come me, anche il maturo dottore sembra genuinamente sorpreso dei cambiamenti che il tempo ha portato alla sua persona: “Davvero avevo questo aspetto?” esclama stupito non appena vede il suo giovane alter ego preso dal panico davanti al suo primo paziente.
    C'è una via d'uscita da questa impasse dovuta a una imponente inverosimiglianza: è necessario pensare che la scelta di cast si basa sull’intento di trasporre e chiarire sul piano fisico e denotativo una dimensione psicologica.
    Il giovane medico si sente travolto da un mondo che è infinitamente più grande di lui (perde sempre nel confronto con il predecessore, con se stesso da adulto, persino con il suo camice), il più vecchio siede invece sicuro al comando della sua vita. Purtroppo, però, questa soluzione porta con sé un problema completamente diverso, che è la rappresentazione dell'interazione impari di adulto e giovane dottore nello stesso spazio di movimento.
    Il vecchio prende in giro il più giovane per la sua incertezza e tenta di salvarlo dalla sua stessa inesperienza con saggi consigli. Ma se il giovane Bulgakov ha accesso alla saggezza del suo io più maturo (che non esiste ancora in ogni caso), come mai è comunque in preda a tale agitazione?
    Appare difficile dare un’assetto logico a questo dialogo - monologo non compreso, se non come una rappresentazione dei ricordi che il dottore da adulto richiama alla memoria per ridere e provare a intervenire sulla sua inesperienza giovanile. Se questo fosse l’intento della sceneggiatura, però, cosa significa la lotta slapstick nel mezzo di un’emergenza medica?
    Mettendo da parte le incertezze, il resto del cast è ben assortito, con Vicki Pepperdine nel ruolo dell'infermiera anziana che protegge ferocemente la memoria del predecessore, Leopold Leopoldovich, e Adam Godley, nel ruolo dell'infermiere dell'ospedale, un uomo con una personalità più paralizzante del cloroformio.
    La direzione di Alex Hardcastle regala alla serie una vena comica molto più spiccata rispetto alla scrittura originale, ma riesce a colorare l’atmosfera di una profonda ombra grigia di balcanica bellezza, dove non si fatica a scorgere accenni al realismo desolante della scrittura di Blugakov. Per esempio, cito il tentativo alquanto imbarazzante di Vladimir di estrarre un dente cariato, ottenendo un risultato splatter: il paziente perderà un pezzo di mandibola, con copioso spargimento di sangue.

    A parte alcune perplessità su cast e dinamiche narrative, la visione dei primi due episodi è stata dunque una piacevole scoperta: le musiche, i costumi e i dialoghi sono ben curati, con una scrittura capace di toccare le corde di ironia e patos. La particolarità della trama, poi, incuriosisce e tiene ancorato lo spettatore in attesa di scoprire cosa accadrà al dottore negli anni, ma soprattutto che cosa cerca la polizia e perché sia così interessata a quel manoscritto giovanile.
    La recitazione dei protagonisti è senza dubbio il fiore all’occhiello della serie.
    Un piccolo colpo di classe è stato quello di far parlare, anche in inglese, gli abitanti del villaggio con uno spiccato accento russo, lasciando invece ai protagonisti il loro naturale accento anglosassone: in questo modo è resa in modo ancor più evidente l’estraneità del medico nel suo nuovo ambiente di lavoro.
    L'inevitabile timore in partenza era quello di non poter fare a meno guardare la puntata (e la serie) pensando a Harry Potter o Man Men, ma niente può essere più diverso dall’immaginario creato da questi tre prodotti, perfetti nel loro genere.
    Daniel Radcliffe ha tolto gli occhiali tondi, è cresciuto e ora indossa il camice del giovane medico imbranato (panni che gli calzano alla perfezione dopo una grottesca parentesi con il camice dell’altissimo e imponente Leopold Leopoldovic): completamente dimenticate le atmosfere di Hogwarts.
    L’unica cosa che davvero non convince è il formato scelto da Sky Arts: solo quattro puntate da venti minuti l’una sembrano poche per una serie di questo livello e appaiono più che sensate le voci che vorrebbero già un prolungamento della prima stagione.
    Tuttavia, qualora dovesse essere confermato questo breve formato, la serie resta capace, concentrandosi in soli venti minuti, di calarci in una realtà così particolare e sfaccettata come quella di un conflitto interiore di un medico russo dei primi del ‘900.

    Sono uscite per ora 4 puntate, in inglese. Dovesse interessarvi...
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