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Ernst W. Heine – Kille Kille
DATI:
Anno: 1986
Edizione originale: 1983 – titolo originale: Kille Kille
Casa editrice: Teoria
Pagine: 191
Prezzo: ? (l’ho comprato in una bancarella e il prezzo originale è rovinato e non si legge)
Commento di Ian:
Storie macabre.
Il sottotitolo di questa raccolta di racconti dello scrittore berlinese. Ma già è nel titolo e nel gioco di parole presente che viene svelato il contenuto. L’ambiguità è devastante, il sottile filo oscilla tra i richiami al verbo Killen, <<ammazzare>> e al solletico, Killekille machen, <<fare il solletico>>.
E’ proprio attraverso la risata che l’atmosfera pesante e opprimente delle situazioni narrate, spesso efferate e trucide, si stempera nel grottesco; é attraverso l’improbabilità degli avvenimenti che l’orrido e il malsano riescono a divenire accettabili. Una risata che è liberazione, catarsi.
“La maggior parte degli uomini conduce un’esistenza infinitamente noiosa. Non è nelle mie intenzioni descrivere quest’esperienza riproducendola. Cerco di rimaneggiarla, di drammatizzarla, per rappresentarla in modo più interessante, eccitante, sorprendente. Per me l’effetto è più importante della realtà”, afferma Heine; una dichiarazione antirealistica che dovrebbe investire tutti gli scrittori del fantastico e la gran parte dei veri narratori.
Già un secolo prima un maestro come Théophile Gautier, nella prefazione di Mademoiselle de Maupin, manifesto estetico in cui insegnava al mondo intero cosa fosse l’arte e che sarebbe stato ripreso in seguito da Wilde, scriveva: “Non sono del parere che si debba raddoppiare il numero degli sciocchi rappresentandoli; […] Dov’è la necessità di fare il ritratto di uno che ha il grugno di porco o un muso di bue, e di raccogliere le stupidaggini di un tanghero che gettereste dalla finestra se venisse a casa vostra? L’immagine di un pedante non è più interessante del pedante stesso, e per il fatto di essere visto allo specchio non diventa certo meno pedante. Un attore che riuscisse a imitare alla perfezione gli atteggiamenti e i modi dei ciabattini non mi divertirebbe più di un ciabattino vero.”
Pensieri che individui tesi verso il sublime o l’abisso non possono che condividere.
Heine descrive situazioni limite, le sue narrazioni snelle proiettano il lettore all’interno dell’azione, con poche pennellate personaggi e situazioni sono tratteggiati sino a divenire vivi. Numerosi sono gli interrogativi che sorgono allo svilupparsi delle trame, domande che sorprendono lo stesso lettore, le cui risposte sono lasciate alla coscienza individuale e alla fantasia soggettiva.
Humor e macabro hanno sempre flirtato nell’arte inscenando nozze alchemiche; una sottile linea accomuna l’estremo, la morte, e l’ironia. Questa linea è il grottesco, che distorce le prospettive rendendole inquietanti. Così, tra le pagine di Kille Kille, tra torture, necrofilia, inumazioni e quotidiane miserie umane, potrà capitarvi di imbattervi in massacratori d’insetti, in Gesù Giapponesi e clonazioni che generano nazisti e, leggendo tra le righe, potrete addirittura scoprire il segreto del sorriso di Monna Lisa (o forse la risata oscena e deviata?) e la prova matematica dell’esistenza di Dio.
Tra un sorriso e un ghigno insanguinato.. -
Fa}.
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CITAZIONETra un sorriso e un ghigno insanguinato.
fa venir voglia di leggerlo.. vedo se riuscirò mai a trovarlo.