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La Necropoli etrusca del Crocefisso del Tufo
Splendida, da fotografare! Ho scattato alcune foto che ho pensato di condividere con voi!
Intanto cominciamo con il dire che questa necropoli è una delle tante aree sepolcrali costruite in epoca etrusca che cingevano tutt'intorno il masso tufaceo orvietano costituendo un'unica necropoli ad anello quasi continuo. A proposito, molto suggestivo il panorama nella circumnavigazione dell’anello!!!
Sorge sul lato nord-ovest della città e deve il suo nome ad una croce incisa nel tufo all'interno di una cappella rupestre. E' databile intorno al VI sec. a.C., periodo di grande prosperità per l'antica Velzna. I primi scavi, ad opera di L. Gualtiero, risalgono all'inizio dell'800; in questa prima fase purtroppo però gran parte dei corredi tombali furono asportati e trasferiti nei più importanti musei europei.
Da allora gli interventi sono continuati, ma solo negli anni '60 sono stati realizzati gli scavi più significativi che hanno portato alla luce le tombe più antiche. Il risultato di tutte queste ricerche è stata la scoperta di un'area cimiteriale pianificata secondo un impianto ben preciso che sembra ricalcare gli schemi regolari attuati nella fondazione delle città: le tombe, allineate lungo stradine dritte, parallele e perpendicolari tra loro, ricordano infatti i quartieri residenziali urbani.
Esse non differiscono per forma e grandezza e rispondono a criteri di regolarità ed uniformità che riflettono una forte esigenza spirituale del popolo etrusco: l'uguaglianza. Si ha così l'idea di una società relativamente omogenea che non lascia spazio a sontuosi e dispendiosi monumenti funebri. Rare sono dunque le eccezioni; si tratta di tombe a due camere, oppure più piccole della media denominate a"cassetta" e destinate alla sepoltura dei bambini, o ancora isolate rispetto a quelle vicine o dotate di coronamenti diversi.
Tuttavia, nonostante queste anomalie, le famiglie etrusche costruiscono la "città dei morti" all'insegna dell'uniformità edilizia. Le tombe, circa una settantina quelle oggi visitabili, sono piccole, a una camera, con pianta rettangolare, una lunghezza di 3m. e una larghezza di 2, monofamiliari, secondo il "modello orvietano".
Le pareti sono costituite da conci di tufo squadrati e sovrapposti a secco, senza l'uso di malte; per al copertura non sono stati utilizzati blocchi radiali (come nell'arco), ma di taglio normale sporgenti sempre più dal basso in alto, fino a formare un tetto a spioventi inclinati che attua il principio della pseudo-volta.
Uno strato di terra piatto e non di forma conica ricopriva il sepolcro, individuabile grazie a segnacoli denominati cippi, di forma variabile a seconda del sesso del defunto: a tappo o cipolla per gli uomini, cilindrica per le donne. Tre gradini, a cui corrispondono tre architravi disposti a scala delimitanti l'ingresso, introducono nel piccolo vano, il cui pavimento è di circa 60/70 cm. al di sotto della strada. Una grossa lastra di pietra costituiva la porta d'ingresso e ogni tomba era dotata di un rivestimento esterno di quattro pareti isolanti che hanno poi conferito alla camera la tipica forma a dado. Il cornicione consta di tre elementi sovrapposti: dal basso verso l'alto una sorta di uncino ricavato nei blocchi detto "becco di civetta"; una fila di blocchi dal profilo semicircolare , "toro", e una lista liscia di conci regolari.
L'architrave, inserito nella fronte del "dado", presenta sempre un'epigrafe che riporta il nome del defunto utilizzando la stessa formula per ogni tomba: un pronome al nominativo, il prenome ed il gentilizio al genitivo. Unica eccezione la tomba 29, che reca sulla porta d'ingresso non il nome del defunto, cancellato, ma la parola AISIAS (tabù-sacro), probabile indicazione di una "damnatio memorie" o della sepoltura di un sacerdote.
Accanto a tradizionali nomi etruschi figurano anche alcuni di origine latina, umbra, greca, indice questo di una società aperta e in via di strutturazione. All'interno della stanza, lungo le pareti, sono collocate una o due banchine di blocchi e lastre di tufo destinate alla deposizione dei corpi o delle ceneri dei defunti; ad Orvieto era infatti praticato sia il rito dell'inumazione che quello dell'incinerazione.
Grande rilevanza aveva per gli Etruschi il culto dei morti, con la credenza che il defunto conservasse una propria individualità congiunta con le sue spoglie mortali; accanto al cadavere era quindi collocato il corredo funerario costituito sia da oggetti personali come fibule, specchi, lance, testimonianza del sesso , stato sociale ed età del defunto, sia da vasi di diversa forma e materiale (bronzo, terracotta, bucchero), tipica espressione della ceramica etrusca oppure di provenienza ellenica.
Nella tombe dei più abbienti è stato rinvenuto vasellame riccamente decorato in uso durante i banchetti, manifestazione cerimoniale del potere; chiara è qui l'allusione al banchetto tenuto in onore del defunto, eternato oltre che dai vasi, anche da resti di cibi destinati ad alimentare il morto nell'aldilà.Notizie estrapolate da internet (fonte principale: www.peglia.com)
E adesso passiamo alle foto che ho scattato:
Foto1
Foto2
Foto3
Foto4
Foto5
Foto6
Foto7
Foto8
Foto9. -
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Oooh, Velzna.... Ovvero, per chi non fosse etrusco... Orvieto!
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.Oooh, Velzna.... Ovvero, per chi non fosse etrusco... Orvieto!
Scusami se questo topic è "OFF TOPIC" rispetto al tema del forum, ma non ho resistito!!!. -
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Ahah non è off topic... anzi! Piuttosto penso che dovrei spostare nella sezione storia, anche se poi non potresti più rispondere (è limitata) quindi la lascio qui (per un po') =) . -
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Grazie! Poi però sposta pure!!!! Per me va bene. Vado a prendere un po' più di confidenza con le sezioni...! . -
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Biting's excellent.
It's like kissing.
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Davvero bella... ci andai secoli fa e feci anchio parecchie foto... ma erano su pellicola 8questo data parecchio la visita).
Rispetto alla nostra Misa, nei pressi di marzabotto, questa è una meraviglia..