Lascio che le cose mi portino altrove
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1. Sleep/Swim 2. Green Grass Of Tunnel 3. We Have A Map Of The Piano 4. Don't Be Afraid, You've Just Got Your Eyes Closed 5. Behind Two Hills 6. Half Noise 7. Now Ther's That Fear Again 8. Faraway Swimmingpool 9. I Can't Feel My Hand Anymore, It's Alright, Sleep Still 10. Finally We Are No One 11. The Land Between Solar Systems
Lento, morbido, onirico. Un disco carezzevole, molto pacato, quieto. Riesce ad accompagnare con dolcezza, mescolando sonorità sintetiche e analogiche, archi, pianoforti... tracce che sconfinano nell'ambient, un'elettronica post rock, in cui gli strumenti sembrano sciogliersi, e fondersi... le voci sono un bisbiglio, quasi a non voler disturbare la magia creata dalla musica... A tratti sperimentale, a tratti richiama esperienze note (e ci si può leggere ogni tipo di influenza), il disco si evolve con molta calma, quasi con lentezza, e a tratti sembra che stia quasi per scivolare nel silenzio... tracce che si riprendono l'una con l'altra, senza però scimmiottarsi tra di loro, creando un'unità concettuale difficile da districare... spiccano pezzi come we have a map of the plane, con la sua conclusione al pianoforte quasi sussurrata, e la canzone che va a concludere il disco, the land between solar systems, un delirio sperimentale che sembra un viaggio mistico di 11 minuti, da ascoltare a ripetizione. si discosta un po' dalla velata malinconia del disco la scherzosa don't be afraid, your eyes..., in cui i suoni sembrano voler giocare tra loro... in generale è un lavoro ottimo, musicalmente vario ed interessante, emotivamente è una buona medicina contro la tristezza e il nervosismo
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