Fëdor Michajlovič Dostoevskij

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  1. La Ragazza delle Arance
     
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    CITAZIONE

    La forza, la forza è necessaria: senza forza non otterrai nulla; e la forza bisogna conquistarla con la forza stessa, ed è questo che loro non sanno.



    Lo so che non credete, ma, com'è vero Iddio, la vita vi porterà in salvo. Voi stesso poi ci piglierete gusto. Adesso avete soltanto bisogno di aria, aria, aria!


    da Delitto e castigo
     
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    detto anche l'impanicato

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    Da L'Idiota

    "Questo c'è di buono", notò, "che non si soffre a lungo quando la testa viene troncata."
    "Così dicono tutti, e perciò hanno inventato quella così detta ghigliottina. A me invece balenò allora il sospetto: e se invece è quello il colmo della sofferenza? Questo vi parrà strano, vi farà ridere… eppure… Prendiamo, per esempio, la tortura: strazio, piaghe, scricchiolio di ossa, dolore materiale insomma, che distrae la vittima dalle sofferenze morali, fino a che non venga la morte. Ma il dolore principale, il più forte, non è già quello delle ferite; è invece la certezza, che fra un'ora, poi fra dieci minuti, poi fra mezzo minuto, poi ora, subito, l'anima si staccherà dal corpo, e che tu, uomo, cesserai irrevocabilmente di essere un uomo. Questa certezza è spaventosa. Tu metti la testa sotto la mannaia, senti strisciare il ferro, e quel quarto di secondo è più atroce di qualunque agonia. Questa non è una mia fantasia: moltissimi ci sono che pensano come me. E ve ne dico anche un'altra. Uccidere chi ha ucciso è, secondo me, un castigo non proporzionato al delitto. L'assassinio legale è assai più spaventoso di quello perpetrato da un brigante. La vittima del brigante è assalita di notte, in un bosco, con questa o quell'arma; e sempre spera, fino all'ultimo, di potersi salvare. Si sono dati casi, in cui l'assalito, anche con la gola tagliata, è riuscito a fuggire, ovvero, supplicando, ha ottenuto grazia dai suoi assalitori. Ma con la legalità, quest'ultima speranza, che attenua lo spavento della morte, ve la tolgono con una certezza matematica, spietata. Attaccate un soldato alla bocca di un cannone, e accostatevi con la miccia: chi sa! Penserà il disgraziato, tutto è possibile… Ma leggetegli la sentenza di morte, e lo vedrete piangere o impazzire. Chi ha mai detto che la natura umana può sopportare un tal colpo senza perdere la ragione? A che dunque questa pena mostruosa e inutile? Un solo uomo potrebbe chiarire il punto; un uomo cui abbiamo letto la sentenza di morte, e poi detto:"Va', ti è fatta la grazia!". Di un tal strazio anche Cristo ha parlato… No, no, è inumana la pena, è selvaggia e non può né deve essere lecito applicarla all'uomo". (Principe Myškin)

    Da I fratelli Karamazov

    Leggevo allora questi versi su Cerere. Riuscivano forse a redimermi? Mai! Perché io sono un Karamàzov. Perché, se precipito in un abisso, è a capofitto, con la testa in giù e i piedi in su, e sono anzi contento di esservi caduto in modo così degradante: lo considero bello. E proprio quando sono al fondo della vergogna, innalzo allora un inno. Che sia pure maledetto, vile, meschino purché possa baciare anch'io l'orlo della tunica in cui si avvolge il mio Dio. (Dmítrij Fëdorovič)

    "Dio esiste o no? Una volta per tutte!"
    "Una volta per tutte, no!"
    "E chi si prende gioco degli uomini, Ivàn?"
    "Dev'essere il diavolo" ridacchiò Ivàn.
    (Fëdor Pavlovič & Ivàn Fëdorovič)

    "Dio solo sa quanto tempo ci resta ancora prima della partenza! Un'eternità, una vera eternità!"
    "Ma come un'eternità, se parti domani?"
    "E a noi che importa?" (Alëša & Ivàn)

    Oh, secondo la mia misera mente terrena, euclidea, so soltanto che la sofferenza esiste, ma che non vi sono colpevoli, che ogni cosa deriva semplicemente e direttamente da un'altra, che tutto scorre e si equilibra, però non sono che scempiaggini euclidee, lo so bene, e non potrò mai rassegnarmi a vivere in base a esse! Che mi importa che non vi siano colpevoli e che io lo sappia: ho bisogno di una nemesi, altrimenti mi distruggerò. E di una nemesi non nell'infinito, chissà dove e chissà quando, ma qui, sulla Terra, che la possa vedere anch'io. Io ho creduto e voglio vedere, e se allora sarò già morto, che mi resuscitino, perché se tutto avvenisse senza di me sarebbe troppo avvilente. Non ho certo sofferto per concimare con le mie pene e le mie malefatte un'armonia futura a favore di qualcuno. (Ivàn Fëdorovič)
     
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    Altre citazioni da "I fratelli Karamazov":
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    Allora ci verranno a ricercare sotto terra, nelle catacombe dove ci saremo nascosti (perché saremo perseguitati e torturati di nuovo), ci troveranno e ci grideranno: 'Sfamateci, perché quelli che ci avevano promesso il fuoco celeste non ce l'hanno dato!'
    (...)
    Oh, senza di noi essi non sapranno sfamarsi mai, mai! Nessuna scienza potrà dar loro il pane, finché saranno liberi; ma finirà che deporranno la loro libertà ai nostri piedi e ci diranno: 'Fateci schiavi, ma sfamateci!'. Alla fine lo capiranno da sé, che libertà e pane terreno in abbondanza per tutti sono due cose che non possono stare insieme, perché essi non saranno mai capaci di farsi le parti fra di loro! E si convinceranno anche che non potranno mai essere neppure liberi, perché sono deboli, depravati, inetti e ribelli. Tu promettesti loro il pane celeste, ma, Te lo ripeto, può questo pane, agli occhi della debole razza umana, eternamente depravata ed eternamente ingrata, paragonarsi a quello terreno?

    Il Grande Inquisitore, per bocca di Ivàn Fëdorovič

    CITAZIONE
    E se è un mistero, allora anche noi avevamo il diritto di predicare il mistero, di insegnare agli uomini che non è la libera decisione dei loro cuori quello che conta, né l'amore, ma appunto il mistero, al quale devono inchinarsi ciecamente, al di fuori della loro coscienza.

    Il Grande Inquisitore, per bocca di Ivàn Fëdorovič

    CITAZIONE
    Hai notato, Smurov, nel cuore dell'inverno, con quindici o anche diciotto gradi sotto zero, non sembra così freddo come, per esempio, ora all'inizio, quando si scende di colpo a dodici gradi come oggi e c'è ancora poca neve. Vuol dire che la gente non si è abituata. Per gli uomini è tutta una questione di abitudine, in tutto, anche nelle cose politiche e di Stato. L'abitudine è una gran molla.

    Kolja

    CITAZIONE
    Che tormenti? Ah, non me lo domandare! Prima non c'era male, ma ora sono sempre più di moda quelli morali, i "rimorsi di coscienza" e simili scemenze. Anche questo lo dobbiamo a voi, al "raddolcimento dei vostri costumi". Be', e chi ci ha guadagnato? Ci hanno guadagnato solo quelli senza coscienza, perché a uno che non ha neppure la coscienza, cosa gliene importa dei rimorsi? In cambio ne ha sofferto la gente per bene, che ha ancora una coscienza e un senso dell'onore...
    Ecco a cosa portano le riforme attuate su un terreno non preparato, e per di più copiate da istituzioni straniere: non producono che danno!

    Satana o un semplice diavoletto, chi lo sa, per bocca di Ivàn Fëdorovič
     
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