La dittatura dei media visivi inquina le nostre scelte di lettura?

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  1. Fa}
     
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    http://gruppodilettura.wordpress.com/2009/...lte-di-lettura/

    La dittatura dei media visivi inquina le nostre scelte di lettura?
    IL, Intelligence in Lifestyle, il mensile del Sole 24 Ore, nel numero di novembre 2009 (uscito lo scorso giovedì) pubblica un’intervista ad Harold Bloom di Walter Mariotti.

    Ovviamente quel che dice Bloom vale sempre la pena di essere letto, anche se, almeno a me, questa volta mi è parso un po’ ripetitivo, quasi fissato sui suoi temi preferiti: il valore degli scrittori del Canone (occidentale) e la possibilità che solo una élite continui a leggerli; l’ipocrisia del politicamente corretto che ha svilito la capacità di distinguere la grande letteratura dalla mediocre; la “dittatura della cultura visuale“.
    Non pretendo di riassumere l’intervista (in bilbioteca, si legge in dieci minuti).

    Però le riflessioni di Bloom arrivano sempre al centro dei problemi: e fanno pensare.

    Ecco quello che ne ho ricavato, come idee su cui interrogarsi:

    * Non è che la dittatura dei media visivi, la conseguente difficoltà a concentrare pensieri e tempo su testi complessi inquina anche le nostre scelte di lettura?

    * Non è che troppo spesso anche le nostre letture sono deboli? Che evitiamo i libri “migliori” perché preferiamo le scorciatoie mediocri alle letture difficili?

    E’ solo un sospetto fastidioso; però si è insinuato.


    Edited by [[ÿ - 23/1/2011, 11:58
     
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    Ok...mi sono letta con molto piacere tutti i post sulla scrittura. E alla traduttrice innanzitutto va il mio applauso:)

    Onestamente, dopo aver letto molti ( vabbè, non esageriamo, diciamo alcuni) libri sulla scrittura ammetto che la rigidità di alcuni interventi di Barone mi lasciano un po' perplessa. Proprio perchè li ho letti, proprio perchè si parla di tecniche, sudore e lavoro, di conflitti, di Domande Drammaturgicje Principali, della retorica aristotelica etc. di regole, alla fine.
    Tutte cose che fanno comodo, ovvio, tutte cose da sapere, certo, se vuoi scrivere. tutte cose che devi appendere sulla lavagnetta di sughero davanti alla tua scrivania.
    Ma.
    Ma non amo le generalizzazioni quando si parla di libri e scrittura. Ad esempio penso che lo stile di Wallace (giusto per citare un citato) non possa essere semplicemente analizzato e schiaffato su un libro. E' banalizzare l'arte. Chiunque ( o quasi) è in grado di riprodurre un quadro, ad esempio L'urlo. ma solo Munch può farlo. E per me acquista un senso solo se è LUI a farlo. E' una manifestazione di interiorità, la scrittura, esattamente come ogni altra arte. Non deve essere "funzionale" o rappresentativa. Ma lo sarà comunque. Nessuno oggi può scrivere più un romanzo come un Flaubert. Ma lo può scrivere come un Paolo di Paolo, come un Cognetti, come una Parrella (tre a caso). Ogni scrittore è unico: c'è un solo Bukowski, un solo King, un solo Fitzgerald. Un solo Hemingway... e tutti sono riusciti a mostrare il LORO mondo. Lo hanno rappresentato benissimo ( penso a Gatsby, per esempio) .
    Infine...oggi scrivere per vivere, considerarlo un lavoro full-time è davvero moooolto difficile. Riporto una frase di Wallace, appunto:
    "un paradosso della scrittura professionale è che i libri scritti unicamente per denaro o per successo di pubblico, quasi mai sono abbastanza buoni da conseguire una delle due cose"
    in cui credo molto :)
    Alla fine, non mi resta che ringraziarvi per tutti questi spunti.
    Adoro leggere di scrittura ;)

    Dimenticavo...i media visivi con me non attaccano molto. E le mie scelte per i libri sono fin troppo personali.
    Non posso aggiungere cose interessanti per quanto riguarda questo ultimo post...
    Sono una tossica della carta :)
     
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1 replies since 22/1/2011, 13:41   109 views
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