Le vie cave etrusche

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    Le Vie Cave, denominate anche Cavoni, costituiscono una suggestiva rete viaria di epoca etrusca che collega vari insediamenti e necropoli nell'area compresa tra Sovana, Sorano e Pitigliano, sviluppandosi prevalentemente in trincea tra ripide pareti rocciose di tufo, a tratti alte oltre i venti metri: queste caratteristiche costituivano anche un efficace sistema di difesa contro possibili invasori.
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    Queste vie sono quindi delle strade scavate nel tufo, presumibilmente dagli Etruschi, lunghe km e profonde decine di metri, e si trovano solo in questa zona (Pitigliano, Sorano, Sovana, Vitozza).

    Come e perché sono state scavate?
    Queste domande sono ancora parzialmente senza risposta.
    Si dice che lo scopo sia quello di unire delle valli, o per scopi difensivi...

    Copio qualche altra informazione presa in giro per il web...
    CITAZIONE
    Di Stefano Panizza. (Agosto 2008)
    Nota: Il seguente articolo è stato pubblicato sulla rivista “AREA DI CONFINE” n°41 (gennaio 2009).

    Pochi le conoscono, quasi nessuno le ha viste.
    Che cosa sono?
    Le Vie Cave.
    Cercheremo ora di capire, in modo schematico, di cosa si tratti e, soprattutto, quali misteri, rifiutati dalla Archeologia Ufficiale, ancora nascondano.
    Il tutto filtrato da una conoscenza personale dei luoghi da parte di chi scrive.

    Che cosa sono?

    Sono denominate Vie Cave quei percorsi tortuosi semisotterranei, lunghi da poche decine a centinaia di metri, che attraversano, incidendole profondamente anche per decine di metri, le rocce tufacee delle colline del fiume Fiora, la zona più meridionale della Toscana.
    In particolare, caratterizzano il territorio di Pitigliano (Via Cava di San Lorenzo, Via Cava del Gradone, Via Cava della Madonna delle Grazie, Via Cava di Fratenuti, Via Cava di San Giusepe, Via Cava di S.Rocco, Via Cava dell’Annunziata, Via Cava dei Cancelli, Via Cava di Poggio Cane), Sovana (Via Cava del Folonia, Via Cava della Sirena, Via Cava di S.Sebastiano, Via Cava di Poggio Prisca, Cavone, Via Cava traversa del Cavone, Via Cava di Monte Rosello) e Sorano (Via Cava di S.Rocco, Via Cava delle Rocchette, Via Cava di Castelsereno, Via Cava di S.Carlo, Via Cava di Castelvecchio).
    La pendenza del loro percorso è sempre modesta, pur se il camminamento, che attraversa volentieri luoghi sacri e antiche necropoli, non è mai agevole, dirigendosi frequentemente verso le rive dei fiumi.
    Da notare, poi, come all’interno di esso si sia creato un microclima particolare che ha favorito la crescita di felci e muschi.


    Se quelle riconosciute non superano le decine, le effettive sono in numero ben maggiore, spesso occultate da una folta vegetazione che cresce alla loro sommità, favorita da un colpevole abbandono da parte delle Autorità e da una Natura che segue implacabilmente il suo corso.

    Chi le ha costruite?

    Si ritiene che le abbiano realizzate gli Etruschi, a partire dal VII - VI secolo a.C., forse sfruttando percorsi appena accennati dallo scorrere di modeste e saltuarie correnti d’acqua.
    Ricordiamo, al proposito, che il tufo è un materiale vulcanico estremamente malleabile e, per questo, è stato utilizzato ai fini più diversi.
    E sono ancora ben evidenti i segni lasciati da cunei e picconi per intaccare le pareti rocciose, senza dimenticare l’utilizzo di pali lignei impregnati d’acqua per spaccare le fenditure nella roccia.
    Secondo gli studiosi “ufficiali”, originariamente, la profondità delle Vie Cave era modesta ed è stato solo il continuo calpestio nel corso dei secoli ad inciderle profondamente; in altre parole, le vediamo ora, così come sono, quale risultato di una “costruzione” che si è protratta fino a poche decine di anni or sono.
    In realtà la presenza di tombe ed incisioni di epoca etrusca a livello della pavimentazione disconosce questa interpretazione, senza considerare che appare incomprensibile la necessità di continui appiattimenti e lavorazioni.
    In ogni caso le Vie Cave non presentano uguali in tutta la storia antica.

    Perché sono state costruite?

    È questa la domanda che ha scatenato infinite polemiche.
    A parere dell’archeologia ortodossa sono sempre state delle semplici vie di comunicazione.
    La definizione è sicuramente valida per gli ultimi secoli. Esse erano, e sono tutt’ora, delle evidenti “scorciatoie” che collegano alcuni paesi della bassa Maremma. Lo dimostrano le tracce del passaggio di carri ed animali e le cronache degli ultimi secoli.
    Ad esempio, la Via Cava di Fratenuti (Pitigliano) presenta resti di una torre, un monastero, una fornace, in altre parole, tracce di un suo utilizzo molto pragmatico e concreto.
    Ciò che stride con questa interpretazione è la presenza di percorsi tutt’altro che adatti ad una percorrenza per la presenza, nel camminamento, di molteplici e disagevoli scanalature e per il loro, apparentemente illogico, sviluppo nel territorio.


    Spesso, infatti, mostrano un andamento tortuoso e labirintico (a volte, addirittura ad angolo retto), sono inutilmente tagliati in modo profondo, presentano a intervalli regolari delle coppelle e, come nel caso di Poggio Cane (ma ve ne sono anche altre), avanzano in modo parallelo per terminare, poi, nello stesso punto.

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    In certuni casi, inoltre, i passaggi sono talmente angusti da permettere il passaggio di una sola persona per volta oppure ostruiti nel camminamento.
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    Caratteristiche che, evidentemente, stridono fortemente con la praticità ed efficienza richiesta ad una via di comunicazione.
    Per alcuni, invece, le Vie Cave erano una di rete di canalizzazione delle acque piovane.
    In altre parole, servivano per far defluire verso valle, e quindi regolamentare, le precipitazioni temporalesche e, salvaguardare, di conseguenza le coltivazioni nei campi.
    Se è pur vero che esistono, a margine di alcuni percorsi, appositi canali di scolo, risulta incomprensibile l’idea di costruire ciclopiche strutture per convogliare flussi d’acqua che non dovevano, certamente, essere di stile “amazzonico”.
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    Qualcuno, invece, ha ipotizzato che si trattasse di vie di fuga, sorta di passaggi segreti per abbandonare città assediate.
    È evidente, però, che, una volta individuate, sarebbero divenute anche un accesso privilegiato per i nemici e, quindi, la loro funzione, da questo punto di vista, appare poco sensata.
    Senza considerare che i fitti boschi della zona, un tempo veramente impenetrabili, avrebbero servito il medesimo scopo.
    Secondo altri, al contrario, la chiave interpretativa va ricercata nella visione magico – religiosa che gli Etruschi avevano della vita.
    In altre parole, potevano essere dei percorsi sacri.
    Lo dimostrerebbero alcune cose.
    Si è notato che, mediamente, hanno una lunghezza prestabilita, nello specifico di 400 metri (è evidente il valore simbolico di tale numero), sono profondamente incise (come se si volesse entrare in “comunione” con la Madre Terra, la sua energia e le sue divinità) e hanno un andamento a dedalo (il labirinto è una costante nei riti magici dell’antichità).
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    E non dimentichiamo, neppure, che il loro sviluppo è accompagnato da necropoli e luoghi di culto.
    Nella valutazione della questione bisogna, poi, sempre tener presente che il mondo dell’oltretomba pervadeva in modo perenne la quotidianità degli etruschi, quasi fosse una ossessione.
    Ecco che allora, si potrebbe ipotizzare che esse servissero per processioni atte ad onorare il culto degli antenati, il sottosuolo e il mondo ultraterreno, che in esso aveva la sua dimora.
    Ma potrebbero avere avuto anche un valore iniziatico e simbolico.
    Il camminamento fisico andrebbe letto come “percorso” spirituale dell’individuo, partito nella semioscurità, disagevole ed in salita, ma destinato a terminare in spazi aperti e alla luce del sole, con evidenti valori di redenzione e rinascita.
    Ed è probabile, che allo scopo, fossero scelti quei luoghi nel cui sottosuolo si ritenesse presente una particolare energia positiva.
    Che l’idea non sia campata in aria lo dimostrerebbero due cose: campi magnetici anomali registrati all’interno di questi percorsi nella roccia e la presenza sovrapposta, attestata dal radioestesista Mauro Aresu, di acque sotterranee.
    È quanto ci ricorda lo studioso Giovanni Feo, probabilmente colui che ha maggiormente approfondito, pur con un taglio considerato “eretico”, il tema delle Vie Cave.
    Secondo quest’ultimo, poi, e rimanendo in un ambito di spiritualità, si potrebbe leggere una assonanza tra queste ultime e i cosiddetti “dromos” (corridoi funerari di accesso alle tombe).
    Entrambi sono tagliati nella roccia, sono tragitti più o meno lunghi e portano a sepolcri, con un uso collettivo e comunitario nel caso delle Vie Cave.
    E’ importante sottolineare, inoltre, come gli Etruschi, forse in misura maggiore rispetto agli altri popoli coevi, abbiano rivestito l’esistenza umana di valenze misteriose.
    Volendo generalizzare, la vita terrena era vissuta nella costante consapevolezza di essere in balia della volontà divina, che si poteva interpretare ma mai modificare.
    Non per nulla la magia e le arti divinatorie erano diffusissime in ogni ceto sociale, tanto da far definire gli etruschi, nei secoli, “i Padri di ogni superstizione”.
    In epoca medioevale, la cristianità, poi, riconoscendo il valore sacro di questi luoghi, ha cercato di sostituire l’antica presenza pagana con propri simulacri e testimonianze, come croci, cappelle e chiese.
    Se, infine, focalizziamo, sinteticamente, le considerazioni sopra citate, e cioè una visione magico - religiosa del mondo da parte degli etruschi fortemente estremizzata e con forti accenni al culto della terra, il perdurare di questa spiritualità in epoche successive, la scarsa funzionalità viaria e filtrando il tutto con gli occhi del tempo, è estremamente probabile che l’interpretazione “sacrale” poco sopra menzionata sia la corretta chiave di volta del mistero delle Vie Cave.
    E, questo, senza escluderne un uso plurimo, ma, comunque, considerato marginale nella mente dei costruttori.
    [...]
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    CITAZIONE
    ella parte meridionale della Toscana e precisamente nei comuni di Sovana, Sorano e Pitigliano (in provincia di Grosseto)è possibile fare dei bellissimi Trekking a piedi nelle "Vie Cave"Etrusche chiamati anche "Cavoni" oppure "Tagliate".
    Il nome deriva dall'essere dei percorsi lunghi, stretti e profondi. Queste "stradine" furono scavate nel tufo (talora con pareti alte anche 20 metri), dagli Etruschi che a tuttora rimane un popolo ancora poco conosciuto. Non pochi sono i misteri che riguardano le "Vie Cave", la lunghezza media di queste si aggira sui 400 metri, questo sembra essere uno standar anche se vi sono "tagliate" ben più lunghe. Percorrendo queste vie Cave si rimane sconcertati non solo dalle "ciclopiche" dimensioni delle medesime ma anche dalla presenza sulle pareti di incisioni come ad esempio una svastica di epoca Etrusca, oppure di tombe durante il percorso. A tal proposito vorrei segnalare il sepolcro di Ildebranda a Sovana.


    Varie sono le ipotesi sul perchè furono scavate queste "Vie Cave" ma la più accreditata è che siano state realizzate per collegare le necropoli Etrusche con centri di culto religiosi, ovvero luoghi dove ogni giorno venivano svolte cerimonie, processioni ecc.
    Alla luce di quanto scritto poc'anzi ecco prendere forma la teoria che le vie cave abbiano avuto in origine funzioni religiose. In secondo piano la teoria che vuole le "tagliate" costruite a scopo difensivo onde permettere alle persone di spostarsi senza essere individuati, queste avrebbero potute essere usate anche da eserciti nemici. Poi a confermare l'ipotesi "religiosa" sono la presenza di croci incise sulle pareti, chiesette all'entrata delle "vie cave" oppure nicchie con "Madonnine" quasi a voler cancellare la presenza di luoghi destinati a riti pagani. Comunque è pur vero che in epoca medioevale le "tagliate" sono state usate come vie di comunicazione. Percorrere queste "Vie Cave" regala grandi suggestioni, immersi in una natura incontaminata si cammina per luoghi tratti all'interno di stradine scavate nel tufo con altissime pareti, il suggerimento è di fare questi percorsi con scarponcini da trekking perchè ci sono tratti ombreggiati scivolosi dovuti alla presenza di muschio.

    Vie Cave a Pitigliano

    Nella zona di Pitigliano si contano all'incirca 15 "vie cave" che conducono in diverse direzioni. Da segnanalare che ognianno in primavera nella notte dell'equinozio, ovvero il 19 Marzo, si svolge una suggestiva fiaccolata che partendo dalla "via Cava" di San Giuseppe" arriva a Pitigliano, vicino al menzionato paese e sulla strada per Sovana, c'è la Via Cava diFratenuti, con alti muri verticali e graffiti Etruschi. Poi le meno conosciute vie Cave di Poggio Cane, San Lorenzo e del Gradone. Bella la via Cava che da Pitigliano conduce a Sovana ma sono necessarie alcune ore di Trekking per percorrerla tutta.

    Vie Cave a Sovana

    Distante alcuni km dal centro di Sovana (merita una visita) si arriva al sito archeologico dove si trova la famosa "tomba di Ildebranda" e da dove si dipartano alcune "vie cave" come Il Cavone (imponente per le sue dimensioni) e la "via Cava" di Poggio Prisca. Poco distane dalla parte opposta della strada che arriva da Sovana c'è la via cava di San Sebastiano, via cava del Fosso Folonia.

    Vie Cave a Sorano

    Nelle vicinanze di Sorano si trovano altre suggestive vie Cave raggiungibili uscendo dalla Porta dei Merli e seguendo la strada che scende verso il torrente Lente. La via Cava di San Rocco si diparte nelle vicinanze della Chiesa di stile Romanico intitolata a San Rocco. In zona vi sono diverse tombe di epoca Etrusca. Caratteristica delle vie Cave di Sorano è quella di essere lunghe ed in certi punti strette nonchè incassate nella roccia tufacea che dai Pianetti scende per lambire il torrente. Altra particolarità di queste vie Cave è di essere immerse in una foltissima vegetazione tanto da non renderle visibili dall'alto oltre ad avere pareti alte fino a 20 metri! In zona (Sorano) le vie Cave più importanti sono quelle di San Rocco, San Valentino e Case Rocchi.
    xxx

    CITAZIONE
    Pitigliano, Sorano e Sovana sono collegati da una rete di corridoi scavati nel tufo, dette vie cave. Si tratta di percorsi lunghi circa un chilometro e larghi tre metri, con pareti alte anche venti, tracciati dagli etruschi scavando per decine di metri la roccia tufacea. Le vie furono costruite riducendo al minimo i dislivelli per collegare i tre paesi etruschi e le loro necropoli, il monte Amiata e per favorire l'accesso al fiume Fiora. Ma servirono anche per ragioni difensive: il nemico che si fosse avventurato nei canyon di tufo non poteva difendersi dagli attacchi provenienti dall'alto.
    Sono una delle esperienze più suggestive e imperdibili della zona: obbligati a procedere avanti circondati dalle pareti a strapiombo, umide e odoranti di muschio dove talvolta è negata la vista del sole coperte come sono le cime da una fitta vegetazione, nella roccia si leggono i segni di incisioni che vanno dall'epoca etrusca a quella medievale. Le vie cave racchiudono resti di tombe a camera e colonne che lasciano perplessi per l'altezza a cui sono poste.
    xx

    - Le Vie Cave Etrusche – Giovanni Feo – Laurum Editrice
    - Misteri Etruschi – Giovanni Feo – Stampa Alternativa
    - Le Vie Cave – Silvia Nanni – Edizioni Polistampa
    - Gli Etruschi e le Vie Cave – Carlo Rosati – Cesare Moroni Editore
    - Guida insolita ai luoghi, ai monumenti e alle curiosità degli etruschi – Federica Chiesa Giulio M. Facchetti – Newton & Compton editori srl
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Qualche rettifica.
    Le vie cave si trovano in buona parte dell'Etruria meridionale, alcune molto belle e lunghe sono nella zona di Viterbo / Blera / Barbarano, ma ce ne sono altre qua e là, in vari luoghi etruschi. Non esiste una mappa complessiva e organica di queste strane vie...


    Comunque qualche foto qui: -> https://www.facebook.com/media/set/?set=a....25580981&type=1
     
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    Fanno abbastanza impressione. Certo che deve essere stato un lavoraccio ai tempi.
     
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