Elektra

“Dall’inizio dei tempi infuria una guerra nascosta tra i due eserciti del bene e del male. Una guerra combattuta su vasta scala dal cuore di ogni singolo individuo… o anche di un bambino. Il male ha assunto varie forme ed ha fatto uso degli aiuti più sinistri. […] Il bene segue la via del kimagure, i suoi maestri possono vedere il futuro e forse… anche resuscitare i morti. La leggenda narra di un grande guerriero, un’anima perduta: questo guerriero è una donna orfana di madre, destinata a ribaltare l’equilibrio tra il bene ed il male. Essa è il tesoro, ed entrambe le parti la cercano come arma finale in un’antica guerra”.

Sono le parole iniziali del film… scandite dalla voce del narratore, e secondo me rappresentano il modo migliore per cominciare a raccontare la storia di questa affascinante pellicola, senz’altro imperdibile per chi è attratto dal genere e ciò che rappresenta.
Sì, recensione positiva per questo film di Rob Bowman, nonostante le molte critiche incassate dal pubblico ed il limitato successo registrato al botteghino. Personalmente trovo i 93 minuti del film scorrevoli e dignitosi, soprattutto densi dell’atmosfera giusta.
Elektra, interpretata ottimamente dall’attrice americana Jennifer Garner (che è perfettamente a suo agio nei panni della vendicatrice) è un’eroina insolita… sospesa tra il bene ed il male, in grado di uccidere anche con un solo sguardo… ma capace anche di ritrovare la retta via nel momento cruciale.

Per il film Elektra è stata riportata in vita dopo le ferite mortali subite nel film Daredevil di Mark Steven Johnson di due anni prima (2003), ed è molto cambiata; non più dolce ma spietata, ora uccide per mestiere e si guadagna da vivere senza apparenti rimorsi e soprattutto senza lasciare traccia di sé. All’inizio del film infatti viene raffigurata come una terrorizzante vendicatrice, resuscitata dal regno dei morti per dare la caccia ai malvagi; e nonostante qualcuno creda che lei sia nient’altro che una leggenda… lei invece esiste, ed uccide a sangue freddo. La stessa leggenda la vuole rivelarsi alla sua vittima meravigliosamente fasciata da un abito di seta rossa, molto sexi ed attillato e con in mano due pugnali a tre punte: gli ormai famosi Sai; è una vera esperta di arti marziali e vederla equivale a respirare aria di morte.

Questa è l’immagine della “prima” Elektra che compare nel film, seppure il bene non l’abbia persa… almeno non del tutto. E’ la rabbia ed il tormento interiore a renderla criminale e ribelle, ma in realtà Elektra ha solo bisogno di ritrovare se stessa. Sono molto significativi in proposito alcuni dialoghi che svelano l’oscuro della trama e guidano verso la penetrazione degli stati d’animo della protagonista, nelle sue emozioni… nel suo inconscio fino alle radici del suo (vero) essere ed esistere. Per questo ho deciso di non lasciarli disperdere soltanto nella trama… ma di riportarli qui… tra questi righe, per aiutare a capire e ragionare come lei, come Elektra… come se ci trovassimo nella mente e nell’anima di una spietata serial killer. Il primo dialogo importante avviene non proprio all’inizio ma nelle fasi iniziali della storia, ed è un dialogo tra Elektra ed il suo maestro “kimagure”... ed è il seguente:

Maestro: “Conosci la via? Kimagure, il potere di cambiare il tempo”.
Elektra: “So di essere l’allieva migliore!”
Maestro: “Non migliore… solo la più forte. Tu sai cos’è violenza e sofferenza, ma non conosci la via”.
Elektra: “Insegnami la via!”
Maestro: “Questo è il punto, non posso insegnarti. Non ti voglio più qui”.
Elektra: “E’ una prova, Sensei?”
Maestro: “No, non è una prova; va via”.
Elektra: “Io non ho dove andare” (tra le lacrime)
…

Dialogo che viene ripreso e completato alla fine del film, quando Elektra ha scelto la parte con cui schierarsi (ovviamente il bene) e soprattutto dopo che alcune sue azioni si sono rivelate determinanti ad indicarle la via… grazie a quella capacità divinatoria appresa e completata con l’esperienza e che appunto è chiamata kimagure.

Dialogo che si chiude con queste parole del maestro: “Ci sono cose che non si possono insegnare, solo vivendole è possibile impararle. Sei venuta qui ribollente d’odio, tutto quanto c’era in te di buono era avvelenato da violenza e oscura tragedia; non è la via.[…] Sapevo che il tuo cuore era puro, però tu dovevi arrivare a scoprirlo da sola”.

Ed eccoci quindi qui… ancora a spiegare: la “trama psicologica” del film infatti si sviluppa sulle parole del maestro che dopo averla resuscitata dalla morte le da l’occasione di rivivere una seconda vita; ma Elektra ha bisogno di essere allontanata, è questo l’unico modo per farle compiere questo percorso catartico che la porterà fino alla redenzione.

A mio giudizio veramente notevole l’interpretazione di Jennifer Garner nel ruolo di Elektra, particolarmente nelle scene di combattimento in cui esibisce quello sfavillante “costume da battaglia” rosso, sexi e molto attillato; ed altrettanto abile a maneggiare le sue micidiali armi d’offesa (come le chiama lei).

Per gli amanti del fumetto il personaggio di Elektra nasce nell’anno 1981, esattamente nel fumetto n. 168 di Daredevil e rappresenta senz’altro uno dei personaggi più innovativi ed singolari prodotti dalla geniale penna del grande Frank Miller. Ed il film non delude (le mie) attese.