L'integrazione economica europea

f. fauri

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    parte 1


    L’integrazione economica europea

    Dieci anni dopo la seconda guerra mondiale, italia, francia, germania e benelux decidono di eliminare i dazi doganali - 1957: creazione CEE, primo passo verso l’UE.
    Il contributo più grande dell’UE è stato mezzo secolo senza guerre, ma anche uno spazio sociale e politico comune.

    All’inizio l’esito positivo della comunità era visto come l’esito degli sforzi dei “padri fondatori”, e venivano esaltati i successi e minimizzati i fallimenti
    Federalisti: gli stati nazione non possono garantire la pace.
    Funzionalisti: cooperazione interstatale settoriale - man mano si sarebbe integrato anche il resto.
    1957: firma trattati di roma che istituiscono la CEE- grandi successi
    Fine ‘70-inizio ‘60: situazione di stallo : prevalgono gli interessi statali rispetto a quelli di unificazione.
    La comunità è vista come una risposta alle domande degli stati europei di media grandezza, che vorrebbero interdipendenza e integrazione- non c’è uno spirito di cooperazione sovranazionale, ogni stato difende al meglio i proprio interessi.




    Capitolo 1
    1) keynes
    Gli americani hanno dovuto intervenire nelle “faccende europee” 2 volte in 20 anni, la prima creando un casino, la seconda cercando di risolverlo :P
    Keynes (uk): “visionario”: denuncia errori del trattato di pace del 1919:::
    * rinunciare alla richiesta di riparazioni esose alla germania, perché avrebbero provocato un collasso economico e sociale.
    * i debiti di guerra andavano cancellati. Siccome gli USA erano i maggiori creditori, avrebbero dovuto rinunciare alle riparazioni, altrimenti gli stati europei avrebbero dovuto pagarsi dei pesantissimi tributi l’un l’altro.
    * Inoltre accusa gli stati vincitori di aver collocato i confini secondo una spinta nazionalistica che avrebbe provocato un tracollo.
    * ancora; chiede agli USA di non rinchiudersi nel loro isolazionismo,ma concedere all’europa un prestito, che sarebbe stato necessario per una ripresa.
    Niente di tutto ciò venne messo in pratica, e siccome tutti i paesi dovevano soldi agli usa o all’ uk, e l’l’ doveva soldi agli usa, tutti li chiedono alla germania, che chiede grossi prestiti agli usa °_°
    Nel 1928 ci fu una grossa crescita del mercato azionario in usa, e ciò attirò in patria i capitali americani,interrompendo i prestiti alla germania, scatenando una grave depressione dell’economia tedesca, che si trasmise a tutta quella europea.

    Fallimento diplomazia internazionale ---- non si ripetè nel secondo dopoguerra perché gli usa rinnegarono la politica di isolazionismo; x esempio fu varata una legge (lend lease) che metteva gratuitamente a disposizione le risorse americane a quei paesi che contribuivano alla difesa degli usa. Gli americani trasferirono così più di 40 miliardi di $ in europa.
    Inoltre gli USA intervennero con un programma di aiuti materiali per risollevare la Germania e i paesi europei distrutti dalla guerra.

    2) gli aiuti per la ricostruzione
    Gli Usa cominciarono a pensare a un modo per risollevare l’europa già durante la guerra (keynes & white cercano di creare un sistema monetario postbellico)-
    UNRRA (Uited nations relief and rehabilitation administration) --le Nazioni unite approvarono questo programma di aiuti, finanziato quasi totalmente dagli USA- istituito 1943, da 44 paesi, con lo scopo di provvedere ai primi aiuti x i paesi devastati dalla guerra. Gli USA erano il paese che si prese quasi tutto l’onere, con poco controllo sui destinatari che sui fondi di contropartita (ricavi dalle vendite degli aiuti)- i paesi avevano quasi la totale libertà, a parte un accordo di “spenderli per programmi di assistenza umanitaria”. inoltre molti beneficiari erano paesi dell’est = nel 1946 il programma venne sospeso.

    FMI (fondo monetario internazionale) x mantenere la stabilità dei cambi e risolvere i problemi legati alla bilancia dei pagamenti---rifiutò l’accesso ai paesi che beneficiavano dell’ERP

    BIRS (banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo- in seguito banca mondiale) x incoraggiare gli investimenti internazionali a lungo termine-- prestiti irrisori [eccetto che x olanda e francia]

    2.1) italia e UNRRA
    La ripresa industriale in italia procedeva molto a rilento - questo non tanto per i danni causati dalla guerra, quanto per la mancanza di carburante e materie prime - non potevano essere importate durante la guerra - paralisi del sistema industriale.
    Verso la fine del 1946 la produttività italiana cominciò a dare qualche cenno di ripresa grazie all’incremento delle importazioni UNRRA, e l’afflusso di carburante sempre grazie all’UNRRA, rimise in funzione i trasporti.
    Tuttavia gli aiuti UNRRA non coprivano x intero il fabbisogno di importazioni italiane (46%)
    Circolo vizioso: non si possono importare abbastanza materie prime >> l’industria aveva uno sviluppo stentato e irregolare >> incapacità di esportare >> mancanza di valuta estera per le importazioni di materie prime

    3) il piano marshall
    Tra il luglio 1945 e il giugno 1947 i $ in Europa furono circa 10 mld $- prestiti statali, UNRRA, programmi speciali, aiuti transitori.
    Però gli USA volevano interrompere questo flusso di $ entro la fine del 1947- però la situazione era ancora molto grave in molti paesi europei, come l’italia, che si trovavano a dover affrontare un deficit dovuto all’aumento delle importazioni a cui non corrispondeva una crescita delle esportazioni. [gap commerciale]
    Questo venne inoltre aggravato da una crescente inflazione che colpì il mercato americano nella seconda metà del 1946: finì per raddoppiare il debito $ europeo. [crisi finanziaria]::
    > mentre le domanda di beni strutturali e di consumo aumenta, il potere d’acquisto del $ diminuisce, e non si possono più pagare queste importazioni!!
    Marshall: non è una crisi produttiva, ma finanziaria. L’Europa avrà ancora bisogno di cibo e altri prodotti x almeno altri 3 anni, ma non potrà pagarli- se si interrompono gli aiuti affronterà una grave crisi economica, sociale e politica.
    Inoltre sottolineò la necessità che gli stati europei si accordassero per definire insieme le richieste di aiuti.
    Si formò così il CEEC (commitee for european economic cooperation), formato nel luglio 1947 da 16 paesi europei (senza i paesi dell’unione sovietica) . Questo cominciò a preparare una stima dei $ che servivano x la ricostruzione dell’Europa- si accordò con gli USA sui 19 mld $ e per la creazione dell’OECE (organizzazione europea per la cooperazione economica) x coordinare e gestire il piano di aiuti.
    L’ ERP (european recovery prognam = piano Marshall) venne avviato il 3 aprile 1948, con i fini di:
    * prevenire il crollo del commercio e dei pagamenti internazionali
    * promuovere la stabilità sociale contro il pericolo comunista
    * favorire gli interessi strategici americani in Europa
    * reintegrare la germania in un contesto europeo attraverso una politica di ricostruzione
    * Incoraggiare l’integrazione economica e militare in Europa.
    La ripresa economica europea era dunque essenziale agli interessi a lungo termine degli stati uniti.

    Gli USA hanno goduti di enormi vantaggi grazie all’esistenza di un ampio mercato interno senza alcuna barriera, per questo volevano incoraggiare un’organizzazione comune, una cooperazione economica, essenziale per assicurare pace e prosperità durature-- anche se la risposta europea non fu affatto veloce.
    L’OECE venne istituita il 16 aprile del 1948 come organismo di esecuzione del piano marshall. Le parti contraenti dovevano agire in stretta cooperazione x elaborare e attuare un programma comune di ricostruzione.
    Ma gli stati erano poco propensi a subordinare gli interessi nazionali ai bisogni collettivi: avvio fallimentare--in un anno si arriverà a una fase di stallo nella contrattazione della seconda tranche degli aiuti americani, quindi dopo un anno si passò a contrattazioni bilarerali.

    4) funzionamento e destinatari dell’ERP:
    Gli aiuti erano suddivisi in grants (merci cedute gratuitamente dagli USA) e loans ( prestiti por l’acquisto di attrezzature industriali). Il ricavo dalla vendita dei grants (fondi di contropartita) confluivano nelle casse di ciascuno stato, ed erano fonte di valuta nazionale, che i governi potevano usare nell’interesse del programma di ricostruzione solo dopo l’approvazione dell’ECA.
    Questo permise agli americani di controllare direttamente l’utilizzo dei fondi di contropartita
    USTAP (united states technical assistance and productivity programme) nuovo programma lanciato dall’amministrazione dell’ERP con lo scopo di introdurre in Europa i metodi di lavoro, i modelli di relazione intra-industriale e le tecniche manageriali americane.

    5) i giudizi attuali
    Nel 1947 la ripresa in Europa già si era avviata, il problema u il gap finanziario che si venne a creare in seguito all’inflazione americana, dato che le scarse esportazioni costringevano i paesi ad usare le loro scarse riserve di $ per pagare le importazioni americane che non potevano ridurre. Quindi gli aiuti del piano marshall furono essenziali soprattutto da un punto di vista strategico qualitativo, più che quantitativo: infatti tra l’aprile 1948 e il dicembre 1951 vennero inviati in Europa beni x 12 mld $, prodotti alimentari, carburante, materie prime, attrezzature moderne, ciò contribuì a rinnovare l’apparato industriale di molte aziende europee.
    Più del contributo economico potè la politica economica alla base del piano, fondata sul principio “ più mercato e meno controlli”
    Inoltre fu molto importante il contributo che il piano Mashall diede x restaurare la stabilità finanziaria e nel costringere l’Europa a fare affidamento sul mercato: le condizioni che vincolavano la distribuzione degli aiuti costrinsero ciascun paese a programmare una riduzione dei dazi e dei contingentamenti e dei controlli sul commercio --tutto ciò porterà nel giro di 10 anni alla creazione del MEC .

    6) gli aiuti americani e la ripresa economica dell’Italia.
    * De Gasperi, con un viaggio in america, riuscì nel 1947 ad agognarsi un prestito di 100 mln$ da parte dell’Import Export Bank (EXIMBANK).
    Il governo avrebbe assunto la funzione di garante e l’IMI (istituto mobiliare italiano) di ditta contraente. Il prestito EXIMBANK aveva lo scopo di permettere alle imprese italiane di acquistare materie prime, macchinari, e l’apparato tecnico per promuovere la ripresa e lo sviluppo delle esportazioni.
    La struttura dei finanziamenti variava a seconda della grandezza dell’azienda: le grandi industrie stipulavano degli accordi direttamente con n l’EXIMBANK, le piccole negoziavano il prestito con l’IMI.
    * FIM (Fondo industria meccanica) istituito nel 1947 con l’obiettivo di facilitare l’incremento produttivo delle imprese italiane nel settore meccanico, che avrebbe così visto aumentare l’occupazione e le esportazioni

    ‘* inflazione: il governo riuscì a bloccare l’inflazione crescente grazie alla stretta monetaria, o Linea Einaudi - riuscì a bloccare l’aumento dei prezzi restringendo l’offerta di moneta ed emanando nuove norme sulle riserve obbligatorie ( la banca d’Italia poteva così regolare efficacemente il volume del credito totale interno) - ci fu una diminuzione dei prezzi di circa il 10%
    Questo stabilizzò il tasso di cambio della lira, avvantaggiando le esportazioni --la deflazione portò con sé una caduta della domanda aggregata e quindi una diminuzione delle importazioni.
    * cambiamento politico: nel 1947 viene interrotta la collaborazione con la sinistra, de gasperi formò un governo democristiano sostenuto dagli USA, dopodichè ci fu l’annuncio del piano marshall (attivato un anno dopo).
    Queste nuove condizioni politiche spinsero gli imprenditori ad appoggiare il nuovo regime- grazie a loro ci fu un grande sviluppo economico.

    Per partecipare al piano marshall l’Italia dovette redigere un programma a lungo termine, che prevedeva -- il raggiungimento di una forte espansione produttiva grazie a ingenti investimenti nel campo delle infrastrutture e dei beni capitale.

    l’attuazione del piano marshall venne gestita dal governo--grande peso alla confindustria-- rispose alle più rosee aspettative dell’industria privata.
    Fino al 1949 gli imprenditori italiani si avvalsero del piano mashall quasi esclusivamente per importare materie prime, poi con una grande fiducia nella ripresa del commercio internazionale, decisero di rinnovare l’apparato produttivo- acquisizione tecnologia USA
    I settori industriali che maggiormente beneficiarono furono siderurgico, elettrico, meccanico [fiat].
    Piccole imprese che giovarono degli apparati americani: PIAGGIO; necchi.


    Si può dire che il ruolo dell’ERP non sia stato fondamentale in sé (gli aiuti erano pari al 2% del PIL italiano) , però i fondi mashall, a livello più settoriale hanno contribuito alla rimessa in moto dell’apparato industriale italiano nel dopoguerra, attraverso le ingenti e vitali importazioni di materie prime e gli input strategici di macchinari americani in settori chiave dell’industria italiana.
    Fu grazie all’ERP che si pose fine ala spirale inflazionistica, che si riallacciarono scambi con l’estero, si normalizzò l’apparato produttivo- si passò dalla ricostruzione materiale a quella economica


    Capitolo 2- la fine dell’autarchia- la liberalizzazione del commercio europeo


    Al termine della 2GM c’erano barriere di 3 tipi al commercio in Europa:
    1) L’inconvertibilità delle monete
    2) i contingentamenti (restrizioni quantitative all’importazione)
    3) i dazi.
    L’OECE si dovette occupare anche dei primi due problemi creando l’ European Payments union (o unione europea dei pagamenti, UEP) x finirla con gli accordi di pagamento bilaterali , e cercando di abolire le restrizioni quantitative.
    L’Italia fu molto liberale, e ciò provocò una vorticosa crescita.

    1) l’unione europea dei pagamenti
    Alla fine del conflitto la maggior parte delle valute non era convertibile [non c’era possibilità di convertirle, non si potevano cambiare] e ciò causò un calo drastico del commercio intraeuropeo.
    Per rimetterlo in moto si conclusero molti accordi commerciali: accordi di pagamento regolati in compensazione generale.
    Però erano tutti accordi bilaterali con due grossi problemi: l’impossibilità di bilanciare gli scambi tra paesi e l’impossibilità di utilizzare l’eventuale surplus di valuta estera sul mercato di un terzo paese.
    Si cercò allora di creare un sistema di compensazione multilaterale, che si concluse nell’accordo di clearing monetario multilaterale firmato da Italia Francia e Benelux.
    Purtroppo a causa dell’ammontare limitato del credito concesso l’accordo non fu molto efficace.
    Con l’avvio del piano marshall commercio intraeuropeo e aiuti americani vennero uniti- parte dei fondi dell’ERP vennero utilizzati per sanare le posizioni finanziarie degli scambi.Inoltre ogni disavanzo nella bilancia commerciale veniva coperto grazi si drawing rights (diritti di prelievo).
    Inoltre nel 49 venne preso un secondo accordo, verso la multilaterali il 25% dei diritti di prelievo di un paese potevano essere spesi al di fuori del paese creditore, i diritti di prelievo divennero trasferibili (possibilità di cederli) e ciò servì a rimuovere il rigido sistema bilaterale che esisteva tra i paesi partecipanti all’ERP, e ad aumentare la competizione del commercio intraeuropeo.
    Questo ancora non era sufficiente però, finché venne istituita sempre nel ‘49 la EUROPEAN PAYMENTS UNION (UEP), un unione multilaterale per i pagamenti che garantiva:
    ° la trasferibilità delle monete
    ° la disponibilità di credito garantita dai fondi dell’ERP
    !! grazie all’UEP fu possibile passare da un sistema bilaterale a un sistema di compensazioni multilaterali che riguardava tutti i paesi europei e assicurava la piena convertibilità delle valute europee.

    2) l’abolizione dei contingentamenti
    Un altro problema che l’Europa postbellica dovette affrontare era quello dei dazi e dei contingentamenti- questi ultimi furono la causa principale dell’aumento delle barriere commerciali del dopoguerra- infatti limitavano in modo assoluto la quantità di merci che si potevano importare.
    I dazi infatti tendono ad alzare il costo dei prodotti importati, mentre i contingentamenti limitano le importazioni totali di un dato prodotto [contrari al libero scambio]
    L’OECE sottolineò la necessità di rimuovere le barriere commerciali, x poter innescare la ripresa economica e promuovere la cooperazioni in Europa.
    Proposta inglese, 1949: eliminare una parte dei contingentamenti gravanti sul mercato privato- non avrebbe influito sul commercio statale - infatti questa liberalizzazione si poteva facilmente eludere nel caso di paesi con ampie percentuali di importazioni gestite dallo stato (25% in UK e Fr) (Italia 4,3%)- poteva avere effetti molto diversi.
    Questo portò l’OECE all’adozione di un piano di liberalizzazione, tramite l’abolizione progressiva dei contingentamenti sul commercio privato di alimentari, materie prime e manufatti.
    Solo nella primavera 1951 si notò qualche progresso.
    L’Italia raggiunse la quota del 75% nel feb 1951, in anticipo. Divenne il paese meno protetto da contingentamenti, avendone deciso la rimozione nel 99,7% dei casi- la più ampia percentuale nei paesi dell’OECE.
    Quello 0,3% = gruppo eterogeneo di prodotti che il governo era deciso a continuare a proteggere: LATTE, FARINA, ZOLFO, VINO, SALE, PENICILLINA, AUTOMOBILI.

    3) il ruolo del GATT
    Il GATT, istituito a ginevra nel 1947, si occupò delle trattative volte alla riduzione daziarie multilaterali- 23 paesi partecipanti si impegnarono a ridurre gradualmente i dazi sulla base di negoziati bilaterali e multilaterali.
    [quando la comunità economica europea fissò la tariffa esterna comune nei confronti dei paesi terzi, i paesi della CEE cessarono di essere liberi di determinare unilateralmente il livello dei dazi e dei contingentamenti verso i paesi terzi determinando la politica commerciale comune alle istituzioni comunitarie]

    3.1) la politica commerciale italiana 1947-1957
    Visto che l’OECE diminuiva le restrizioni quantitative, i dazi rimasero l’unica barriera al commercio intraeuropeo, ed erano considerati uno strumento legittimo di politica commerciale.
    A volte le aliquote erano fissate a livelli artificialmente elevati per aumentare i margini di negoziazione
    La mancanza un sistema tariffario appropriato divenne un problema sempre più urgente da risolvere quando l’OECE promosse una progressiva liberalizzazione del commercio europeo. Con l’abbattimento delle restrizioni quantitative, i dazi divenivano fattori determinanti nell’indirizzare il flusso commerciale dei paesi europei.
    L’Italia inoltre era convinta che i dazi potessero compensare e differenze nel potenziale economico dei vari paesi. Una tariffa con aliquote elevate era considerata necessaria per proteggere la debolezza strutturale del sistema economico, che rendeva l’industria e l’agricoltura molto vulnerabili nei confronti della competizione esterna. Il risultato finale fu un progetto di una nuova tariffa doganale altamente protettivo- alla fine ci fu un ripensamento perché tale provvedimento non si conformava al nuovo corso liberista delle relazioni economiche internazionali.
    Inoltre <la Malfa incoraggiò le importazioni grazie a un taglio del 10% dei dazi, che generò aliquote tariffarie decisamente inferiori a quelle legali, che di fatto resero il mercato italiano più accessibile alla concorrenza straniera.
    La causa del repentino peggioramento della bilancia commerciale non va imputata solamente all’aumento verificatosi nelle importazioni, ma soprattutto alla decisione di Fr e Uk di sospendere la liberalizzazione.
    La politica commerciale italiana degli anni 50 si ispirò a un protezionismo moderato

    4) libertà di scambi e miracoli economici
    Grazie alla UEP le valute erano tornate convertibili, i contingentamenti erano stati fortemente ridotti, e i round del GATT avevano cominciato a smantellare le protezioni daziarie.
    Le esportazioni crebbero velocemente.
    Inoltre era evidente una correlazione tra i tassi di incremento delle esportazioni e i tassi di crescita dei sistemi economici. --- importanza della liberalizzazione quale veicolo principale per moltiplicare i guadagni ricavabili dal commercio.

    4.1) la crescita “export led”
    Questa correlazione tra i tassi di incremento delle esportazioni e i tassi di crescita dei sistemi economici, stupefacente nei casi di Italia e germania, portò alla formulazione della export led growth theory- teoria della crescita trainata dalle esportazioni--ovvero, lo sviluppo delle esportazioni è una variabile chiave nello spiegare le differenze nei livelli di crescita economica nei paesi industrializzati.
    La teoria del circolo di crescita virtuoso descrive come un sistema economico possa trovarsi in una situazione in una situazione di rapida e intensa crescita della domanda, massima produzione e altissima produttività senza essere contemporaneamente afflitto dai problemi di bilancia dei pagamenti. Tutto ruota intorno all’andamento delle esportazioni: se crescono rapidamente, ciò favorirò la soluzione della crisi legata alla bilancia dei pagamenti e produrrà effetti benefici su investimenti, produttività, competitività , che migliorando, non potranno che essere di ulteriore stimolo nelle esportazioni.
    Perciò in un modello di crescita trainato dalle esportazioni, il successo sui mercati esteri porterà a un’espansione di tutto il potenziale economico, innescando un circolo virtuoso, mentre in paesi con esportazioni poco competitive non potrà che verificarsi un circolo di crescita vizioso.
    In questa teoria, l’elemento chiave è rappresentato proprio dalla bilancia dei pagamenti in equilibrio, dal momento che sono le esportazioni a garantire la valuta per le importazioni.

    Elementi chiave della crescita:
    * crescita della domanda interna ed esterna fondata sulla capacità di adattare la produzione alla domanda futura interna ed esterna,
    * alti tassi si investimento
    * aumento della produttività
    * stabilità dei prezzi
    +
    * adozione della tecnologia e dei macchinari americani [importati prevalentemente attraverso l’ERP], che furono alla base di rapidi aumenti di produttività e dell’espansione quantitativa



    Capitolo 3 I primi tentativi di integrazione economica europea

    1) pochi successi e molti fallimenti
    Nel 1947 furono gli stati uniti con l’ERP a sollecitare le nazioni europee affinché si impegnassero in progetti di unificazione dei mercati,
    Nel 1947 nessun paese europeo era abbastanza forte da potersi opporre ai progetti americani per l’Europa, l’unica eccezione era costituita proprio dal progetto di un mercato unificato su modello statunitense --- quindi non è che il piano marshall ha costretto- convinto l’Europa verso un’ “unificazione”, ma questa è venuta per “resistere” ai progetti americani e svilupparsi in maniera indipendente rispetto agli USA.

    Olanda Belgio e Lussemburgo, nel 44 si erano già accordati sulla formazione di un’unione doganale.
    Nel 1945 venne coinvolta anche la Francia nel “consiglio tripartito”, che doveva studiare la possibilità di coordinare l apolitica dei 4 governi nel campo del controllo e della fissazione dei prezzi. Inoltre volevano concretare un approccio comune alla questione della ripresa tedesca, ma i negoziati si arenarono in fretta.
    Però i paesi del benelux nel 46 si accordarono per l’introduzione di una tariffa esterna comune e x l’eliminazione dei dazi interni.
    Quando si presentarono i primi sintomi della fine del consiglio tripartito, la francia alargò al benelux la proposta italiana per un’unione doganale. La francia sperava i ottenere un vantaggio economico attraverso la formazione di un’area di mercato protetta da lei capeggiata per contenere la ripresa e lo sviluppo della germania. Ma questa unione non era conveniente né per l’Italia né per il Benelux, che avevano solidi legami commerciali con la Germania, quindi volevano anche la sua partecipazione.
    Bisognava quindi trovare una soluzione innovativa e cooperativa alla competizione franco-tedesca, per reinserire la Germania tra i paesi europei e promuovere una crescita economica congiunta:: mettere in comune le risorse di acciaio e carbone [CECA 1951]

    Tentativi fallimentari
    *** Bidault
    Bidault 1947 [primo ministro francese] proposta all’Italia - atto politico tra i due paesi. L’apertura italiana fu una scelta politica, x desiderio di riabilitazione sul piano internazionale e riscatto diplomatico - avrebbe contrastato la perdita d’importanza sul piano internazionale di I e Fr.
    Il piano mashall offrì uno stimolo efficacissimo a intraprendere la via dell’unione doganale.
    L’Italia sperava che questa unione doganale avrebbe facilitato la firma di accordi sull’apertura delle quote francesi sull’immigrazione: Italia molti disoccupati, Francia insufficiente forza lavoro // complementarità generale : Fr ha capitali e ita ha manodopera. Si credeva che i due paesi fossero in grado di integrarsi da un punto di vista economico attraverso la libera circolazione dei fattori di produzione [per evitare la concorrenza bisognava riutilizzare i dazi]
    Però tutti gli studi evidenziarono la non complementarità delle due economie, quindi un inasprimento della concorrenza fra molti settori.
    1949 : progetto bidault bocciato.

    *** Fritaux Finibel
    Francia, Belgio, Italia, Lussemburgo e poi Olanda, negoziati di fritaulx 1949 - progetto per un’unione economica europea aperta ai membri dell’OECE. Impegnarsi per:
    * libera circolazione capitali
    * libera circolazione merci [rimozione restrizioni quantitative]
    * introduzione di un sistema di cambi fluttuanti.
    L’olanda cercò di inserire un dibattito per le riduzioni tariffarie - infruttuoso- si arena.
    Stessi negoziati 1950 nome Frinibel. La Francia è irremovibile sulla questione dei dazi e sull’esclusione della Germania- l’olanda si chiama fuori.
    Arenati.


    *** progetti presentati dall’OECE

    Nel 1949 gli usa si spazientirono per il fatto che l’integrazione europea andasse così a rilento - interviene l’OECE. X incitare gli stati europei a creare un grande mercato.
    Gli americani misero a disposizione un fondo di 150.000$ x il finanziamento di progetti mirati all’integrazione economica europea
    ** olanda 1950 - piano stikker. I dazi non sono un mezzo legittimo di politica commerciale, meglio i contingentamenti. Sottoscrivere programma OECE x abolizione contingentamenti, solo se si riducono anche i dazi- speranza infondata. Memorandum protesta contro liberalizzazione - integrazione europea fondata sull’abolizione per settori dei dazi e contingentamenti.
    *** Italia 1959 piano pella (risposta al piano stikker)- evidenzia la difficoltà dell’abolizione x settori - innumerevoli differenze, troppo complesso. Le profonde differenze di potenziale economico esistenti tra i paesi non avrebbero permesso il rapido raggiungimento della libertà integrale- la soluzione x settori rischiava di eliminare la concorrenza in Europa.
    Pella proponeva di costruire una “zona preferenziale” in Europa, i cui obiettivi erano
    * abolizione restrizioni quantitative
    * liberalizzazione transizioni invisibili
    * riduzione automatica progressiva dei dazi
    * istituzione fondo europeo di integrazione
    * maggiore mobilità manodopera
    Entro 10 anni creare un’area di libero scambio.
    [critiche al ruolo dei dazi viticole strumenti compensatori delle ineguaglianze fra paesi e all’introduzione di provvedimenti pensati apposta x l’Italia.]
    *** Petsche 1950, revisione piano alla base negoziati Italia e Benelux
    * istituire una banca europea per gli investimenti
    * abolizione restrizioni quantitative sui movimenti di capitale- lavoro- merci.
    * cambi flessibili

    L’OECE valutò la possibilità di ricavarne un progetto comune di integrazione Europa, ma furono tutte e tre lasciate cadere nel 1951.

    Furono fallimentari, sebbene piuttosto simili al trattato che venne <approvato nel 1957, perché erano semplici dichiarazioni di “buone intenzioni”, nessuno era disposto ad accettare accordi troppo restrittivi.


    5. La comunità del carbone e dell’acciaio
    La Francia, nel febbraio 1950, cambiò opinione nei confronti della Germania: passò da una politica di opposizione a quella di cooperazione.
    Schuman [ministro esteri francese] propone di mettere in comune la produzione franco-tedesca di carbone e acciaio, all’interno di una organizzazione aperta agli altri paesi europei e sotto la supervisione di un’alta autorità le cui decisioni avrebbero vincolato i paesi membri. Questa organizzazione avrebbe posto le basi per un federazione europea, indispensabile per preservare la pace.
    Mettendo in comune gli interessi relativi all’industria pesante i due antagonisti avrebbero potuto creare le condizioni essenziali per una nuova era si crescita materiale e prosperità.
    Il ferro e l’acciaio infatti non erano solo le materie prime per una guerra, ma anche alla base delle industrie.
    Il 18 aprile 1951 Francia, Germania, Italia e Benelux firmarono il trattato di parigi che istituiva la COMUNITA’ EUROPEA DEL CARBONE E DELL’ACCIAIO (CECA) - che aboliva le barriere doganali tra i paesi partecipanti, in sei anni.
    Il trattato CECA non aveva stabilito una tariffa esterna comune, ma stabiliva l’armonizzazione dei dazi verso paesi terzi.

    Il pool carbosiderurgico venne creato per risolvere un problema storico specifico- le aree carbonifere limitrofe di Germania, Francia, belgio e Lussemburgo -- circa l’80% dell’acciaio e il 90% del carbone della comunità erano prodotti in quest’area, attorno ala quale erano nati grandi complessi industriali, il bacino più ricco era quello della Ruhr- la contesa di questo cuore industriale era fonte di instabilità in periodi di pace e forse causa dei conflitti mondiali.

    1947 La Francia aveva bisogno di carbone, e arrivò a dipendere dalla Germania. La Francia poteva offrire in cambio il ferro, ma la Germania preferiva x motivi qualitativi, prenderlo dalla svezia.
    Monnet -Schuman 1950 propone: invece di separare bisogna integrare l’industria della Ruhr, e mettere tutta l’industria pesante europea sotto la supervisione di una singola autorità sovranazionale.
    Settoriale, funzionale e conveniente- l’unico progetto possibile.
    Però non ci fu l’appoggio inglese, ma cmq la Francia aveva capito he l’unico appoggio necessario era quello americano
    Tutte le decisioni più importanti erano demandate all’alta autorità- il livello dei dazi, le regole per la fissazione dei prezzi, la tipologia e i programmi di produzione, ….

    Le norme del trattato avevano lo scopo di sottrarre alle imprese la libertà di organizzare cartelli, e di assegnare invece alle istituzioni comunitarie il potere di regolamentare il mercato.

    Il successo della CECA è dipeso: 1) dalla disponibilità degli industriali tedeschi a effettuare concessioni a breve termine per ottenere vantaggi a lungo termine: essi sussidiarono le miniere belghe, affrontarono la spesa di importare il carbone americano, vendettero combustibile agli altri 5 membri al di sotto del prezzo di mercato- furono gli industriali tedeschi a rendere conveniente questa partnership. 2) le prospettive di integrazione economica divennero altrettanto importanti quanto le discussioni di federalismo politico.

    La CECA costituì la pietra miliare della nuova Europa . Pose fine alla competizione per la dominazione dell’industria pesante e fornì una soluzione al problema della Ruhr.

    6. La comunità europea di difesa [CED] e la comunità politica europea [CPE] fallimenti
    Monnet - per evitare un riarmo tedesco, propose un’alternativa europea anche al problema delle forze armate::: nel 1951 si arriva alla proposta di una comunità di difesa europea, tra i 6 paesi membri della CECA. Ma non si poteva formare un esercito europeo senza un governo europeo.
    De gasperi si battè molto per l’istituzione della comunità politica europea, vincolante per gli stati membri. Questa battaglia si tradusse nell’inserimento dell’art.38 nel trattato istitutivo della CED, per mezzo del quale si subordinava l’esercito europeo a un’autorità politica comune.
    Venne firmato il trattato istitutivo della CED,

    Piano beyen -olandese- 52 35- rimuovere i dazi e i contingentamenti del mercato intraeuropeo, erigere una barriera daziaria esterna comune e fissare tappe automatiche per il raggiungimento dell’unione doganale -- comunità politica con finalità di integrazione economica.


    Capitolo 4
    La nascita della comunità economica europea e il ruolo dell’Italia

    Nel 1955 l’olanda rispolverò il piano Beyen di unione doganale. Con la soluzione del problema tedesco gli altri 5 paesi erano propensi ad accettare la creazione di un’unione doganale quale parte integrane di un processo generale di fusione delle loro economie.
    Nel febbraio 1955 salì in carica un governo francese più sensibile alle tematiche europee. I paesi del Benelux colsero al volo l’occasione, redigendo un memorandum che ricalcava il piano beyen [Piano beyen -olandese- 52 35- rimuovere i dazi e i contingentamenti del mercato intraeuropeo, erigere una barriera daziaria esterna comune e fissare tappe automatiche per il raggiungimento dell’unione doganale -- comunità politica con finalità di integrazione economica.] inserendo anche l’energia atomica, e lo presentarono ai sei paesi della CECA nella primavera del 1955.
    Questa volta gli eventi volsero al meglio. A messina si creò un comitato intergovernativo presieduto dal belga Spaak, che doveva tradurre in proposte dettagliate le indicazioni qui emerse e dopo 2 anni fu firmato il trattato istitutive della comunità economica europea [25 marzo i957]
    La gran bretagna si auto-escluse dai negoziati, non volendo accettare la’idea di una tariffa esterna comune che avrebbe penalizzato le importazioni dall’impero e perciò nel 1956 si fece promotrice dell’EFTA (european free trade association) che lasciava intatti gli interessi nell’impero - clausole insoddisfacenti, i paesi della CECA se ne tennero alla larga. [1960]

    1 struttura del commercio estero italiano con i futuri membri della CEE.
    Nel caso italiano, al successo dei negoziati di bruxelles, contribuì la crescente interdipendenza commerciale con i futuri partner e l’atteggiamento del mondo industriale.
    Nel 1955 i paesi del mec assorbi ano già il 20% delle esportazioni italiane di prodotti industriali, e questi costituivano quasi il 50 % del volume delle merci rivolte verso il MEC. Inoltre da qui si esportavano prodotti finiti mentre si importavano materie prime e alimentari, il commercio intracomunitario era costituito prevalentemente da manufatti.
    Il sistema economico nel 55 dipendeva fortemente dalle importazioni dai paesi MEC, e l’unione doganale avrebbe probabilmente rafforzato la dipendenza industriale dai paesi CEE.

    I settori più in rapida crescita (esportazioni) furono il metallurgico e il meccanico - l’Italia grazie alla ceca beneficiò dell’apertura di importanti mercati di sbocco e di approvvigionamento coincidenti con i futuri partner della CEE.
    Da un punto di vista della crescita e di interdipendenza dei rapporti commerciali con i futuri partner non c’erano precondizioni negative che scoraggiassero una maggiore apertura.

    2 i negoziati di bruxelles
    Nel luglio del 55 cominciarono a bruxelles i lavori del comitato intergovernativo sotto la presidenza del ministro Spaak. Daranno origine alla comunità economica europea e all’istituzione di un mercato comune tra i suoi membri attraverso l’abolizione di dazi e contingentamenti e la creazione di una tariffa doganale comune verso l’esterno.
    Sui problemi dell’unione doganale a bruxelles la delegazione italiana lavorò a stretto contatto con le categorie industriali.
    La preoccupazione più diffusa tra gli industriali riguardava l’automaticità nella riduzione dei dazi doganali prevista dal trattato MEC, di cui si temevano conseguenze in tempo di crisi.
    Bisognava infatti tener conto delle scadenze e delle modalità di riduzione dei dazi interni e del livello della tariffa comune esterna.
    L’industria italiana temeva fortemente i rischi derivanti da un’abolizione dell tariffe doganali, senza aver preventivamente delineato una politica che garantisse un equilibrio sufficiente fra le economie dei 6 paesi.
    I negoziatori italiani dovettero accettare l’irreversibilità del processo di integrazione, ma ottennero comunque:
    * l’inserzione nel trattato di una clausola di salvaguardia al fine di proteggere la debole struttura economica italiana nei paesi di crisi [art 109] che prevedeva la possibilità di adottare misure di salvaguardia necessarie in caso di improvvisa crisi nella bilancia dei pagamenti.
    L’Italia non utilizzerà mai questo articolo, mentre lo faranno altri membri.
    * la possibilità di calcolare le riduzioni tariffarie a partire dall’aliquota dei dazi legali, che era molto più elevata di quella dei dazi in uso.

    3. Il problema della tariffa esterna comune (TEC)
    Durante i negoziati dell’unione doganale, il vero problema fu trovare un accordo sul livello della tariffa esterna comune (TEC).
    Le richieste italiane furono quelle più protezionistiche.
    Il trattato doveva conciliare le posizioni di sei paesi con politiche nazionali molto distanti- FR ITA molto protezioniste, con barriere tariffarie elevate, Benelux inclini al libero commercio.
    Alla fine si decise che la TEC si sarebbe basata sulla media aritmetica delle tariffe d’uso in vigore al 1° gennaio 1957.
    All’Italia fu concesso di considerare quella del 1951, ovvero prima che i vari provvedimenti che l’avevano abbassata.
    Eccezioni varie:::
    Liste B C D E -la tariffa comune esterna non avrebbe dovuto superare limiti massimi predefiniti.
    Lista F [prodotti agricoli] - la tariffa era fissata direttamente nel trattato
    Lista G - prodotti talmente importanti che non si raggiunse nessun accordo- si rimandava la decisione a futuri negoziati governativi. Un prodotto veniva inserito nella lista G quando si voleva proteggere più da vicino una certa industria, incapace di affrontare la concorrenza internazionale.
    L’Italia vi inserì numerose materie prime [zolfo, zinco, alluminio, iodio], [sughero, canapa, seta].
    L’obiettivo era difendere la forza lavoro impegnata in queste produzioni non competitive.

    4.gli obiettivi dell’Italia in campo economico e sociale e i traguardi raggiunti
    L’Italia mirava ad andare oltre l’unione doganale attraverso l’adozione di politiche comuni in altri campi in modo da attivare meccanismi compensativi in favore dei membri più deboli.
    Infatti nelle fasi negoziali erano lasciati nel vago i problemi di armonizzazione delle politiche economiche e sociali dei diversi paesi. Quest’armonizzazione doveva essere intesa quale emanazione di norme specifiche anche in altri settori, oltre in quello tariffario, ad esempio nella circolazione di manodopera, di capitali, e l’attivazione della banca di investimenti e il fondo sociale.
    La libera circolazione dei lavoratori era un problema che stava particolarmente a cuoca governo italiano di fronte a un tasso di disoccupazione quasi al 10% della forza lavoro del 1957.
    La progressiva riduzione delle tariffe doganali era strettamente legata, anzi,, subordinata all’instaurazione di una perfetta mobilità del lavoro.
    L’aumento di produttività in Italia era legato saldamente alla libera circolazione delle risorse di capitale e lavoro.
    I timori nei confronti di un’eccessiva m0bilità della forza lavoro erano ancora troppo radicati negli altri paesi e nonostante le pressioni italiane, ai disoccupati non venne concesso di cercare lavoro all’estero.

    Problema dell’arretratezza economica del meridione italiano
    Si chiedeva l’istituzione di fondi comunitari da investire nel sud Italia - si inserirà nel rapporto spaak una lunga parte intitolata “ lo sviluppo e la piena utilizzazione delle risorse europee”,nella quale si prende l’unità d’Italia come esempio x dire che le divergenze tra regioni sono destinate a crescere in maniera aggregata a meno che le istituzioni non si impegnino a creare le condizioni necessarie per lo sviluppo produttivo.
    Quindi era nell’interesse di tutti i membri finanziare lo sviluppo delle aree depresse, che erano x la maggior parte nel sud Italia.

    Inoltre l’Italia riuscì ad ottenere l’istituzione i due diversi strumenti di sviluppo regionale. Il fondo sociale europeo (FSE) e la banca europea per gli investimenti (BEI).
    Il primo compito della BEI era infatti finanziare progetti contemplanti la valorizzazione delle regioni meno sviluppate.
    Attraverso il fondo sociale la comunità si impegnava, su richiesta di uno stato membro, a sostenere il 50% delle spese destinate a tale stato.
     
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  2. Emme88
     
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    Ciao!! ti ringrazio per aver messo qui un riassunto della prima parte..per caso c'è anche della seconda? Mi sarebbe molto utile..grazie mille!
     
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    Mangianabbi

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    e io che pensavo di venire nel forum per rilassarmi e prendere una pausa dall'economia :D
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    La seconda purtroppo l'ho smarrita tempo fa, sigh, non sei la prima persona che me lo chiede.
    Eli, tsk, qui mettiamo fior di appunti universitari, tutti da 27 in su.
     
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  5. Emme88
     
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    Grazie mille lo stesso!! Eh purtroppo io la pausa non me la posso prendere ;) grazie ancora!!!!!!
     
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4 replies since 7/7/2009, 07:02   1880 views
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