Bernart de Ventardon: Can vei la lauzeta mover...

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  1. aspirantelatinista
     
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    Vi propongo uno dei testi più belli e famosi della lirica provenzale... Fatemi sapere cosa ne pensate...
    Can vei la lauzeta mover
    de joi sas alas contra·l rai,
    que s'oblida e·s laissa chazer
    per la doussor c'al cor li vai,
    ai! tan grans enveya m'en ve
    de cui qu'eu veya jauzion!
    Meravilhas ai, car desse
    lo cor de dezirer no·m fon.
    Ai, las! tan cuidava saber
    d'amor, e tan petit en sai,
    car eu d'amar no·m posc tener
    celeis don ja pro non aurai.
    Tout m'a mo cor, e tout m'a me,
    e se mezeis e tot lo mon;
    e can se·m tolc, no·m laisset re
    mas dezirer e cor volon.
    Anc non agui de me poder
    ni no fui meus de l'or'en sai
    que·m laisset en sos olhs vezer
    en un miralh que mout me plai.
    Miralhs, pus me mirei en te,
    m'an mort li sospir de preon,
    c'aissi·m perdei com perdet se
    lo bels Narcisus en la fon.
    De las domnas me dezesper;
    ja mais en lor no·m fiarai;
    c'aissi com las solh chaptener,
    enaissi las deschaptenrai.
    Pois vei c'una pro no m'en te
    vas leis que·m destrui e'm cofon,
    totas las dopt'e las mescre,
    car be sai c'atretals se son.
    D'aisso.s fa be femna parer
    ma domna, per qu'e·lh o retrai,
    car no vol so c'om deu voler,
    e so c'om li deveda, fai.
    Chazutz sui en mala merce,
    et ai be faih co·l fols en pon;
    e no sai per que m'esdeve,
    mas car trop puyei contra mon.
    Merces es perduda, per ver
    (et eu non o saubi anc mai!),
    car cilh qui plus en degr'aveI,
    no·n a ges; et on la querrai?
    A! can mal sembla, qui la ve,
    qued aquest chaitiu deziron
    que ja ses leis non aura be,
    laisse morir, que no l'aon!
    Pus ab midons no·m pot valer
    precs ni merces ni·l dreihz qu'eu ai,
    ni a leis no ven a plazer
    qu'eu l'am, ja mais no·lh o dirai.
    Aissi·m part de leis e·m recre;
    mort m'a, e per mort li respon,
    e vau m'en, pus ilh no·m rete,
    chaitius, en issilh, no sai on.






    Tristans, ges no·n auretz de me,
    qu'eu m'en vau, chaitius, no sai on.
    De chantar me gic e·m recre,
    e de joi e d'amor m'escon.



    Quando vedo la lodoletta battere
    di gioia le sue ali contro i raggi del sole
    che s'oblia e si lascia cadere
    per la dolcezza che le va al cuore
    ah tanto grande invidia me ne viene
    di chiunque veda gioioso,
    che subito ho meraviglia
    e il cuore da desiderio non mi si strugge.

    Ahi, me infelice tanto credevo di sapere
    d'amore e tanto poco ne so.
    Perché io non posso trattenermi dall'amare
    colei da cui mai otterrò nessun vantaggio.
    Tolto mi ha il cuore, tolto m'ha me stesso,
    e a sé stessa m'ha tolto, e tutto il mondo:
    e quando mi si tolse, nulla mi lasciò
    tranne un desiderio e il cuore voglioso.

    Mai non ebbi il dominio di me stesso
    e da allora in qua non fui più mio,
    da quando mi lasciò mirare i suoi occhi
    in uno specchio che molto mi piace.
    Specchio, dopo che mi rispecchiai in te,
    mi hanno ucciso i sospiri che giungono dal profondo
    che così mi persi (sott. nei tuoi occhi) come si perse
    il bel Narciso nella fonte.

    Non ho più speranza in nessuna donna
    e mai più mi fiderò di loro
    che così come sono solito elogiarle
    nello stesso modo toglierò le mie lodi.
    Poiché vedo che nessuna mi vine in aiuto
    contro di lei che mi distrugge e mi confonde,
    tutte e le temo, e allo stesso tempo, non credo più in loro
    che so bene che tutte sono fatte allo stesso modo.

    Si rivela una donna qualunque
    la mia signora, perciò io la rimprovero
    perché non vuole ciò che un uomo deve volere
    e fa fa ciò che le si vieta.
    Sono caduto in mala grazia
    e faccio come lo stolto sul ponte*
    e non so perché ciò avvenga
    se non che io volli salire troppo in alto.
    (*il folle che sale su un ponte senza scendere dal cavallo rischia di cadere)

    Mercé è veramente caduta
    ed io mai la conobbi!
    Perché colei che più ne dovrebbe avere
    non ne ha affatto, e dove vado a cercarla?
    Ah quanto male sembra se uno la vede
    in questo infelice smanioso,
    che mai senza lei avrà bene
    lasci morire senza aiutarlo?

    Poiché presso la mia signora
    non può valere né preghiera né grazia né il diritto che ho io
    a lei non viene a piacere
    ch'io la ami, e giammai glielo dirò.
    Così mi separo da lei, e mi ricredo:
    mi ha ucciso e in quanto morto non le rispondo,
    me ne vado, poiché ella non mi trattiene,
    infelice in esilio non so dove.

    Tristano*, nulla saprete di me,
    me ne vado infelice non so dove
    smetto di cantare e i rinnego il mio canto
    e mi nascondo dalla gioia e dall'amore.
    (*QUI allude a Raimbaut d'Aurenga che in una sua canzone istruiva un parallelismo tra sé e Tristano)

    La traduzione per molti pezzi è mia, per le parti di difficile interpretazione ho fatto uso di varie traduzioni e ho scelto quella, che in base a quel poco che riuscivo a capire, mi sembrava migliore.
     
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12 replies since 9/9/2008, 18:07   5346 views
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