Un oscuro scrutare

~ Richard Linklater (2006)

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    Fred Arctor è un agente della narcotici nascosto dentro una tuta disindividuante e infiltrato in un gruppo di consumatori abituali di Sostanza D, un acido che brucia il cervello e provoca allucinazioni. La tuta cangiante protegge la sua vera identità e la mutua in Bob Arctor, compagno di una schizzatissima brigata di tossici dislocati a Orange County, in California. Incaricato di sorvegliare un trafficante di droga e il suo giro di affari, Fred/Bob finisce per spiare se stesso, sempre più instabile per l’assunzione della sostanza D. L’abuso lo conduce alla schizofrenia, sviluppando una doppia personalità. Denunciato da Barris, un drogato informatore, ai suoi ambigui superiori di polizia, Fred/Bob finisce in una comunità di recupero ai confini col Messico, dove scoprirà che tutto è connesso: chi controlla produce e diffonde. L’“oscuro scrutare” di Richard Linklater ripropone la sperimentazione estetica di Waking Life, il suo film precedente girato come un normale live action e poi ritoccato con l’animazione grafica. Il cast in carne e ossa, capitanato dall’ex hacker Keanu Reeves, viene ripreso dal vivo e successivamente trasformato in disegno animato sullo sfondo mosso dal rotoscope, una tecnica che permette di ottenere un movimento animato a partire da un filmato reale. La scelta di Keanu Reeves e della cifra stilistica sono entrambi funzionali alla storia, raccontata e “clonata” dall’omonimo romanzo di Philip K. Dick. Ancora una volta, come il Neo dei fratelli Wachowski, l’attore si aliena da se stesso recuperando la sua “matrice”, la sua realtà virtuale che finisce per confondere e poi smarrire quella reale. Se le macchine creano Matrix, è un’overdose di Sostanza D. a produrre le alterazioni percettive del protagonista. Il procedimento tecnico, il ridipingere digitalmente l’immagine fotografica dell’attore, restituisce la stratificazione dell’identità del protagonista, Fred Arctor che è anche Bob Arctor, e insieme gli infiniti volti variabili della scramble suite (la tuta) dickiana. L’esperienza alterata della tossicodipendenza, la paranoia, l’incapacità di definire la realtà reale, vissute dallo scrittore statunitense e formalizzate in uno dei suoi più grandi atti di accusa contro il controllo e l’arbitrario scrutare governativo, si traducono in uno psichedelico impasto di carne e digitale. Un incubo dark che crea dipendenza.





    waking life


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    Girato dal vivo in 25 giorni con 60 attori, anche non professionisti, e poi montato, fu affidato alla matita di Bob Sabiston che, con l'aiuto di 30 tecnici e in 9 mesi di lavoro, lo trasformò in un cartoon. È il 1° rotoscopio (inventato nel 1917 dai fratelli Fleischer e usato anche in Biancaneve e i sette nani) dell'era digitale. Che cosa non racconta? Personaggi in cerca di autori (Bazin, Debord, Kierkegaard, Nietzsche, Sartre e soprattutto Philip K. Dick) camminano per le strade di un centro urbano, parlando di tutto e riflettendo sul senso della vita reale, la vita da svegli, come dice il titolo. Il tutto è dato come un incubo onirico del protagonista W. Wiggins. La chiave d'interpretazione è rintracciabile nel finale. In concorso a Venezia 2001. Animazione per adulti colti e resistenti.

    mie impressioni

    siccome se ne parlava [bene] in un altro forum, mi sono vista prima waking life e poi a scanner darkly.
    il rotoscopio è un'idea geniale. la realizzazione è veramente interessante, più "macchiata" sul primo, più precisa sul secondo.
    è veramente particolare, e interessante.
    ma nel dettaglio.
    waking life mi è sembrato troppo macchinoso.
    la trama praticamente inconsistente: un parlare parlare parlare che nemmeno in tre ore di lezione, uno snocciolamento di nozioni e astrusità che sono sul finale convergono verso qualche luogo non meglio precisato.
    tutto sommato però è comunque un film da vedere. una volta basta e avanza. mi raccomando, non vedetevelo se avete sonno!

    a scanner darkly... bè. la trama qui c'è, e anche un po' di trovate affascinanti [tipo la tuta mimetica] e paranoiche.
    solo che è un film lento, lento, leeeeeeento, ogni scena dura un'infinità, senza variazioni di inquadrature ecc.
    inoltre è praticamente saturo dei discorsi nonsense dei tossici, e alla fine però le cose "importanti" della trama vengono spiegate a mezza bocca, quasi solo accennate. ok, sia fatta la volontà del regista, però se tipo perdi la concentrazione 3 secondi nei punti crociali ti giochi tutto il film - e perderla è facile, parlano, parlano, parlano.....

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