"Nessuno legge?"

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    detto anche l'impanicato

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    CITAZIONE (pv @ 11/9/2018, 14:01) 
    CITAZIONE (Don'tPanic @ 11/9/2018, 11:12) 
    la differenza in futuro.

    Per tornare alla domanda: il problema "Nessuno legge" è una questione economica.

    Non ho proprio capito questa frase: quest' anno quasi tutto quello che ho letto non l' ho pagato.

    CITAZIONE (absolute @ 11/9/2018, 13:50) 
    Ma dopo aver letto questo articolo mi è venuto il dubbio che forse non è una cosa così categorica, nulla vieta di cambiare mezzo senza necessariamente dover dire che uno è meglio di un altro, sono semplicemente diversi.

    Il punto è questo, sono semplicemente media diversi, cercare di innalzarne uno rispetto a un altro non è altro che un modo triste per cercare disperatamente di vendere una copia in più. Invece di dire alle persone "Leggete perché è bello, perché è divertente, perché vi da qualcosa di diverso, perché nella lettura di un romanzo partecipate alla fase creativa, costruendo il mondo con la vostra immaginazione, come fate a farlo con un film?" cercano di vendere la favoletta della superiorità intellettuale della parola scritta rispetto agli altri media, dicendo che leggere di per sé equivale ad acculturarsi. Oppure cercano di mischiare i due media per cercare di sfruttare la popolarità in uno per spingere le vendite in un altro. Cercano di impoverire i contenuti o addirittura spesso non frega a nessuno di cosa ci sia scritto in un libro, basta che faccia il suo lavoro: vendere. Secoli a demonizzarli, diceva l'intervista, e adesso è ovvio che non ci sia più molto da demonizzare quando non interessa a nessuno cosa c'è scritto in un libro, a parte polemiche di nicchia che interessano a pochi (perlopiù addetti ai lavori) e che non sopravvivono alla polemica del giorno dopo.

    Chi si lamenta del "nessuno legge" in realtà si lamenta di "vendiamo poco", è irrilevante chi legge, perché legge o tantomeno la cultura (per non parlare dell'arte, ormai una roba sconosciuta a determinate latitudini). La cosa rilevante è che se mille persone sanno leggere, mille devono comprare i nostri prodotti, se sono ottocentocinquanta a comprarli è un grosso problema intellettuale per il nostro paese.

    Ed è per questo che i due discorsi sono collegati. Invece di cercare di soddisfare il proprio target che è forte, che è radicato, che sa cosa vuole e probabilmente anche dove trovarlo (ci sono migliaia di libri che vorrei leggere stampati prima di questo millennio e non riuscirò mai a leggerli tutti, figuriamoci se posso selezionare tra le migliaia di uscite che ci sono ogni anno e tra le quali spesso trovo spazzatura ben confezionata), cercano di aumentare il bacino di utenza a l'umanità intera, scontentando gli uni e non riuscendo a convertire gli altri.

    Il risultato è che mi sono stancato di sorbirmi questa bugia di "nessuno legge".
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Sono d'accordo sia con Panic che con Abso, perché tutti e due state dicendo cose sensate e vere.
    L'articolo in effetti ci sta facendo riflettere sulla "qualità" e non sul mezzo. In generale si potrebbe dire che ci sono libri-film, (documentari, fumetti, magazine, pagine facebook) che accendono la testa e libri-film che vanno subiti passivamente, che ti dicono tutto, che ti portano per la manina conducendoti anche nei ragionamenti più semplici.
    Ed è qui che sono d'accordo con Panic, che probabilmente è a questo che si è voluti arrivare, è questo che vende perché NESSUNO LEGGE PIU' sul serio, nessuno vuole faticare, ragionare, pensare.
    Libri, film, giornali usa e getta, da scorrere velocemente e dimenticare, non c'è bisogno di capire perché tutto è estremamente semplificato: e ci si aspetta che anche la realtà sia così semplice, si diventa incapaci di ragionare se non instradati da qualcosa o qualcuno.


    Per quanto riguarda i mezzi aggiungo un'ulteriore provocazione.
    Per esempio noi tutti aggiungiamo gli audiolibri al nostro diario di LETTURA. Eppure la vista- la lettura non è minimamente messa in atto. Il "prodotto" è lo stesso (ma con qualche taglio probabilmente). Perché allora una fedele trasposizione cinematografica non avrebbe la stessa dignità?
    Noi inconsciamente abbiamo messo gli audiolibri tra i LIBRI, ma se esistessero videolibri non ce li metteremmo: basta pensare all'AGGHIACCIANTE fenomeno dei booktrailer...
     
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    Gli audiolibri sono libri, letti da qualcuno, ma libri. Testo completo, interpretato dal lettore in base alla sua bravura.
    Così come gli audiodrama, che io inserisco comunque nel diario di lettura, sono sceneggiature che ascolti invece che guardare. Con musiche ed effetti speciali... e, se hai fantasia, li vedi senza problemi.
    Il videolibro sarebbe una lettura fatta da qualcuno che guardi mentre legge? Altrimenti è la trasposizione video di un audiodrama? ... ma non si chiamerebbe telefilm/film allora?

    Non so... occhio e orecchio, per la lettura di un testo, implicano l'utilizzo di fantasia per visualizzare quello che stai leggendo/ascoltando.

    Il video, associato solo alle parole, penalizza entrambi i mezzi, creando un ibrido sterile.
     
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    CITAZIONE (°Ln @ 11/9/2018, 15:25) 
    Per esempio noi tutti aggiungiamo gli audiolibri al nostro diario di LETTURA. Eppure la vista- la lettura non è minimamente messa in atto. Il "prodotto" è lo stesso (ma con qualche taglio probabilmente). Perché allora una fedele trasposizione cinematografica non avrebbe la stessa dignità?

    L'audiolibro, se realizzato seriamente, non ha tagli (se ci sono, almeno nei paesi anglofoni, viene segnalato). Qualcuno legge, tu subisci la lettura... ma visualizzi il tutto come preferisci.

    La trasposizione cinematografica trasforma il libro in una sceneggiatura (e qui sì che tagli) e chi guarda subisce quello che il regista ha immaginato per quel libro.
    Vedere il film tratto da un libro, il più della volte, fa un torto al libro... che ha più cose dentro.
    Mentre una novellizzazione raramente aggiunge quel quid in più al libro, rispetto al film da cui è tratta.

    Non credo importi la fedeltà con cui avviene la trasposizione... per un lettore, nessun regista sarà perfetto quanto la propria immaginazione.
    Ottiene un prodotto diverso, spesso godibili entrambi, ma non parificabili al 100%.
     
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    Si legge di più o di meno che in passato?
    La domanda a mio avviso non ha molto senso se non si stabilisce rispetto a quale segmento temporale, classe sociale, tipo di letture, ecc., ci si voglia riferire. In termini assoluti, ad esempio, sicuramente si legge molto più oggi che 150 anni fa, vista la progressiva diminuzione nel numero di analfabeti. Se si considera che nel 1861 più del 70% della popolazione italiana era analfabeta, la possibilità di lettura era appannaggio di un numero estremamente ridotto di cittadini. E' ovvio che con la diffusione dell'alfabetizzazione il numero di lettori potenziali aumenta, ed è quindi su questa base, e non sulla popolazione totale, che andrebbe calcolata la percentuale di popolazione che legge. Tuttavia, anche considerare la percentuale di alfabetizzati come possibile bacino di lettori non risolve del tutto il problema, in quanto è evidente che l'alfabetizzazione non garantisce automaticamente un'uniforme possibilità di accesso alla lettura. Non basta saper leggere per poter capire ciò che si legge e tanto meno per essere invogliati a farlo. Confrontare il numero di lettori in segmenti storici caratterizzati da condizioni socio-economiche medie molto diverse comporta quindi distorsioni molto difficili da tenere sotto controllo. Ciò non dimeno, vorrei riportare un dato comparativo che mi sembra interessante.
    Ne “L'industria del romanzo”, Alberto Cadioli scrive che “I dati relativi alle letture degli anni cinquanta ribadiscono che gli italiani che leggono sono solo i 2/5 della popolazione superiore ai 15 anni”. Quindi il 40%, in un paese in cui gli analfabeti costituivano il 13% della popolazione. Secondo l'ISTAT, nel 2015 i lettori erano il 42% della popolazione di età superiore ai 6 anni. Gli analfabeti, oggi, sono circa il 5% (mi riferisco agli analfabeti strutturali; il discorso sull'analfabetismo funzionale è altra cosa). In pratica, a distanza di settant'anni la percentuale di lettori è rimasta simile; anzi, direi che è diminuita, se si considera che il dato del 1950 fa riferimento a un campione più ristretto per fascia di età e che il livello di analfabetismo era maggiore.
    Ho provato allora a farmi un'altra domanda, a chiedermi cioè non tanto se leggiamo di più o di meno, ma quanto “dovremmo” leggere, in relazione alle mutate condizioni socio-economiche del nostro Paese. Tralasciando per semplicità ogni altro elemento, e considerando il costo dei libri come principale fattore limitante, quanto dovremmo leggere di più (o di meno) rispetto ai nostri nonni in funzione della variazione nel costo dei prodotti editoriali?
    Per farmi un'idea ho proceduto in questo modo.
    Ho considerato il salario medio di un operaio per diverse date comprese tra il 1920 e il 1960. Non sono riuscito a trovare una fonte univoca, ma informazioni sparse qua e là, messe a confronto, davano indicazioni congruenti, per cui credo che i dati che ho raccolto siano abbastanza indicativi.
    I salari che ho trovato sono i seguenti:
    1920: 300 lire
    1935: 400 lire
    1945: 11000 lire
    1950: 32000 lire
    1955: 43000 lire
    1960: 47000 lire
    1965: 86000 lire
    Il salario di un operaio nel 2014 sulla base del Contratto collettivo nazionale del lavoro era di 1250 euro. Il rapporto tra il salario del 2014 e il salario di un certo momento storico può essere utilizzato come coefficiente per cui moltiplicare il costo di un libro di quel periodo e ricavare, in questo modo, quanto quel libro dovrebbe costare oggi in proporzione al salario.
    In altre parole, si può usare la proporzione:
    salario in un certo anno : costo del libro in quell'anno = salario del 2014 : costo atteso di quel libro nel 2014
    Da cui si ricava:
    costo atteso di un certo libro nel 2014 = (salario del 2014/salario nell'anno di pubblicazione del libro) x costo del libro in quell'anno.
    I valori in tal modo ottenuti si possono confrontare con i costi reali di prodotti editoriali di tipologia il più simile possibile, per vedere di quanto, rispetto ad un certo salario, il costo dei libri è variato.
    Ho fatto questo esercizio con un po' di vecchi libri presi a caso dalla mia biblioteca. E' evidente che si tratta di un campione che non ha alcuna pretesa di rappresentatività statistica, in quanto ho scelto solo qualche tipologia di prodotto editoriale e qualche periodo storico, guidato unicamente dalla comodità di reperimento. I risultati ottenuti mi sembrano comunque interessanti.
    Ecco qualche esempio:

    Libri scolastici
    Testi di scienze per le scuole superiori che che tra il 1960 e il 1965 avevano un costo di 1400-2400 lire oggi dovrebbero costare circa 35-40 euro, contro un costo reale di circa 20 euro.

    Testi universitari
    I manuali di medicina che tra il 1920 e il 1930 avevano costi per lo più compresi tra 80-100 lire dovrebbero costare oggi circa 250-300 euro, contro costi reali compresi in genere tra 50 e 100 euro. Un trattato di anatomia umana che costava 200 lire dovrebbe costare oggi circa 600-800 euro, contro un costo effettivo di circa 300-400 euro.

    Testi di divulgazione scientifica
    La serie “Avventure del pensiero” della Bompiani offre un'ampia panoramica di testi di divulgazione pubblicati tra gli anni 40 e gli anni 50 con costi variabili, a seconda dell'anno e del tipo di libro, tra 14-15 lire ad inizio degli anni 40 e 1200 lire a fine degli anni 50. Tali libri dovrebbero costare oggi tra i 25 e i 40 euro. Libri considerabili equivalenti costano oggi 15-20 euro.

    Opere di narrativa
    Ho un po' di volumi degli anni 30, variabili per formato, casa editrice, qualità della carta, ecc. Ho stimato un costo medio di circa 10 lire, che dovrebbero corrispondere a un costo attuale di 30 euro, contro un costo reale medio che si aggira intorno ai 10 euro.

    Mi sembra di poter dire che, sebbene con evidenti variazioni per tipo di opera e periodo considerato, oggi i libri costano meno che in passato, diciamo un 50-70% in meno rispetto a quanto costavano tra il 1920 e il 1960.
    Questo vuol dire che, se il fattore limitante fosse la disponibilità economica, oggi dovremmo leggere almeno il doppio, o più del doppio, di quanto si potesse leggere all'epoca.
    Dico “almeno” per tre motivi principali.
    Il primo è che non solo è diminuito il costo dei libri, ma anche quello di tante altre cose, tra cui i generi alimentari. E, se si spende meno per mangiare, si potrebbe spendere di più per leggere.
    Il secondo motivo è che è aumentato il livello medio di istruzione (almeno teoricamente oggi le persone dovrebbero essere più istruite, a parità di reddito).
    Il terzo motivo è che, in realtà, oggi il costo dei libri è un fattore molto meno limitante di un tempo, in quanto è possibile leggere tantissimo gratis (o quasi), grazie alla presenza di biblioteche pubbliche, di opere classiche in edizioni super-economiche, al formato digitale (molto meno costoso del cartaceo, se non gratuito), alla possibilità di scambio, ecc. Ovviamente non è detto che si riesca sempre ad avere gratis quello che si vuole, ma sicuramente si riesce a trovare molto.
    La conclusione cui vorrei arrivare, dunque, è che non so se si legge di meno o di più che in passato, ma sicuramente potremmo leggere molto, molto di più di quanto avrebbero mai potuto i nostri nonni. Non è vero che si stava meglio quando si stava peggio.
     
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    Il discorso costi però è relativo, in realtà oggi ci sono molti più servizi che prima non esistevano e su cui si va a dividere lo stipendio. Tutti mezzi che vanno nell'ambito intrattenimento/arte e che comunque andrebbero considerati nell'equazione. Penso che anche andare a teatro oggi sia più economico rispetto a cento anni fa, così come anche l'opera. Questo soprattutto perché c'è maggiore offerta. Quindi andrebbe contestualizzato. Ad ogni modo torno a dire che secondo me è un discorso poco pertinente nell'ottica statistica della lettura.

    Io più che altro volevo porre la questione sul fatto che nonostante i dati che hai citato, di maggiore alfabetizzazione e minor costo dei libri, in genere tutti dicono (specie, probabilmente, le case editrici che puntano più al profitto che ad altro) che si legge poco. Che "nessuno legge". Invece nell'articolo veniva fatto notare, al contrario, che anche se i dati da te citati sono effettivamente una conferma di ciò (se si è passati dal 40% al 42% allargando il campione è praticamente un regresso) in realtà non bisogna dimenticare di prendere in considerazione tutti gli altri mass media che, come intrattenimento, in alcuni casi sono ugualmente validi (a volte meglio, più spesso peggio) e dunque il calo di lettori non è un dato obiettivamente allarmante perché va contestualizzato.

    Alla luce di ciò, il calo del costo dei libri, immagino, sia dovuto oltre ad un miglioramento tecnologico, anche ad una maggiore concorrenza (di cinema, di televisione, di internet) quindi non è automatico il "visto che oggi costa meno dovrebbe esserci più gente che compra (e legge) libri". Anche perché, come faceva notare Panic, c'è chi compra ma non legge.

    Insomma è un discorso molto complesso, ma se anche io la pensavo come te e vedendo i dati che citi avrei subito concordato che era un palese peggioramento della cultura in Italia, alla luce dell'articolo, invece, mi pongo il problema in maniera meno drastica. Magari nonostante i dati non è detto che ci sia stato necessariamente un peggioramento, così come non sarebbe automaticamente un miglioramento se scoprissi che si comprano dieci volte più libri rispetto a cinquanta anni fa.
     
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    Mi hanno segnalato un altro articolo che in qualche modo riguarda questa tematica.

    https://www.lintellettualedissidente.it/le...ia-crisi-libri/

    Non concordo su tutto ma ci sono spunti interessanti.
     
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    Mi hanno segnalato un altro articolo che in qualche modo riguarda questa tematica.

    www.lintellettualedissidente.it/le...ia-crisi-libri/

    Non concordo su tutto ma ci sono spunti interessanti.

    Bah, per dire che non concordo su nulla, io i libri li prendo nelle casette dei libri, ( o nelle bancarelle a 1 euro) anche libri "famosi" tipo 100 colpi di spazzola di cui a breve arrivera' commento, mentre quelli che mi interessano on line: e' in arrivo Tommaso Campnella: La citta' del sole, del 1600. 5 euri spdizione inclusa.
    Quell' articolo parla di cose fuori dalla mia comprensione.
     
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    A proposito dell'articolo sull'Intellettuale dissidente:

    Pura retorica reazionaria priva di qualsiasi supporto oggettivo. A parte il mantra "si stava meglio prima" (il che non è vero) non dice nulla.
     
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    Di sicuro esaspera una situazione non così catastrofica come la dipinge, però è vero che oggi molte case editrici puntano più sul fenomeno del momento e che ci sia gente che si possa vantare di aver pubblicato libri quando probabilmente sono opera di ghost writer. Poi la storia dei libri mandati al macero la leggo sempre più spesso, d'altronde se così non fosse non credo che riusciremmo a comprare La Città del Sole a cinque euro e simili, evidentemente è un mercato che in alcuni casi punta al numero più che alla qualità. Mi sono trovato a comprare libri con prezzi di copertina sopra i venti euro ma con qualità davvero scadente, mentre in alcuni casi la qualità era maggiore ma trattandosi di titoli meno "famosi" il prezzo era inferiore. Poi c'è il discorso della legge che vuole diminuire ulteriormente lo sconto massimo applicabile, per salvaguardare le piccole librerie a discapito della grandi distribuzioni. Insomma, credo che sia un discorso molto complesso e ne so troppo poco per giudicare, immagino che anche l'autore di quell'articolo abbia diverse lacune, però alcuni presupposti di cui parla li ho trovati validi anche perché ci sono elementi che spuntano fuori sempre più spesso in cui la gente legge poco (per ricollegarmi al titolo della discussione) per un circolo vizioso dato sì dalla richiesta del pubblico, ma anche dall'offerta delle case editrici che un po' si adattano e un po' "influiscono" sulle scelte dei lettori. L'autore dell'articolo conclude, in maniera molto snob, lo riconosco, dicendo che entrando in una libreria, sopraffatto da pubblicità ingannevoli e forzature su titoli che quasi sicuramente non meritavano la sua attenzione, ha preferito non comprare nulla. Per quanto sia d'accordo col dire che è un'esagerazione, è anche vero che in alcuni casi ho sentito la stessa sensazione.
     
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    CITAZIONE (absolute @ 30/8/2019, 11:46) 
    ... d'altronde se così non fosse non credo che riusciremmo a comprare La Città del Sole a cinque euro e simili,

    89857 Tommaso Campanella - La città del sole - Adelphi 1995 ( 163493355932 )
    Data di consegna stimata: mar 03 set - mar 10 set
    L'oggetto è stato spedito

    PREZZO DELL'OGGETTO: EUR 5,00
    Peraltro in edizione Adelphi e non era neppure la piu' economica.
     
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    A me sembra che l'autore dell'articolo sia infastidito dalle pubblicazione dei famosi più per invidia che altro.
    Che io ricordi libri di gente famosa è sempre stata pubblicata... e scordata poco dopo.
    Tutte le pubblicazioni di influencer che ho sono frutto di ricerche in rete o acquisti a zero euro su Amazon... e si sono sempre rivelate boiate, come previsto.
    Il gusto dell'orrido a volte va soddisfatto e ti impediscono di trovare quello che cerchi in libreria solo se ti fermi agli scaffali delle novità.

    Quanto ai bambini che non sanno utilizzare un libro... lavorando con bambini da un mese in su, posso dire che sono stronzate.
    Con un cellulare in mano impostano opzioni che i genitori non sanno di avere, ma con un libro in mano (adeguato all'età) sanno benissimo come gestire la lettura e, come per il telefono, spesso meglio dei genitori.

    Che ormai non ci sono più i critici di una volta è vero. Quante volte abbiamo parlato dei commenti autoprodotti dagli stessi autori o dagli amichetti di scuderia... cosa che capita a tutti i livelli.
    Per questo il banale commento del lettore anonimo spesso è molto più valido, come GR o aNobii insegnano.

    Nel complesso trovo che l'articolo sia la solita tirata criticosa di una situazione che rispecchia il mondo che abbiamo costruito.
    Non che all'estero vada meglio, hanno anche loro gli stessi problemi, cambiano solo i nomi dei soggetti.
     
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    iL tEsToStErOnE aLl'iNgReSsO e Il PoLiTiCaLlY cOrReCt

     
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    Sì, molte uscite sono infelici. Però, boh, parte da presupposti non del tutto campati in aria, secondo me. Ma sarei contento se mi sbagliassi.
     
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    Quello che dice o è palesemente falso o è privo di qualsiasi dato a sostegno.
    Mondezza ne è stata sempre pubblicata. Siccome, nel tempo, è incrementata la quantità di libri pubblicata, è incrementata anche la quantità di mondezza. Ma chi ci dice che sia proporzionalmente di più? Io bazzico parecchio libri di fine 800 e sono per lo più mondezza. Gente che pubblica a proprie spese? C'è sempre stata. Eco ha coniato per loro l'acronimo di APS, di cui è avida la casa editrice al centro del Pendolo. Semplicemente, oggi pubblicare costa meno e leggere costa meno, perché, tutto sommato, vi è stata una democraticizzazione ed estensione della cultura, ma non un peggioramento. Quindi si pubblica e si legge anche più mondezza. Ma vorrei proprio vedere quanta della roba pubblicata nel corso dell'800 ha superato il vaglio storico (giusto o sbagliato che sia) ed è stata ristampata successivamente. Una frazione minima. Scrive: "per un italiano aver letto Dante, Galileo, Leopardi o Manzoni è casualità più unica che rara". Forse non li ha letti lui, ma garantisco che, almeno a scuola, si leggono. Uno sfoggio di ignoranza e pregiudizio con una valanga finale di sessismo fatto da qualcuno che rimpiange una pseudocultura classista ed elitaria.
     
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