Intervista a Marco Antuzi

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    Intervista a Marco Antuzi
    Marco Antuzi è un giovane autore viterbese, dice di sé:
    Ciao! Sono Marco, ho 32 anni e ho una personalità eclettica e versatile. Amo La Psicologia, La Comunicazione , La Pnl, La Cybernetica, L'Informatica, La Musica, Il Cinema, La Filosofia e molte altre cose. Sono Scrittore e docente di Scrittura Creativa all'Università Popolare della Tuscia,nello stesso Istituto insegno anche Educazione Emotiva, Scrittura giornalistica e life coaching. Sono scrittore e autore di romanzi brevi e racconti a sfondo esistenziale. Penso che le potenzialità umane siano spesso inespresse e cerco di infondere alle persone Fiducia nel proprio Infinito Potenziale.
    fonte

    Lo abbiamo contattato per parlarci del suo primo libro, Caretaker City,delle sue idee riguardo la fantascienza, la scrittura, i lettori, e dei suoi libri in uscita.
    Buona lettura!

    * Scheda di Caretaker City su Altrove

    Edited by [[ÿ - 18/1/2011, 11:54
     
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    Finalmente, con un po' di ritardo a causa della pausa natalizia, pubblichiamo l'intervista a Marco!



    Ti va di parlarci un po' di Caretaker City, fare una breve introduzione?
    "Caretaker City" è un romanzo breve dai molteplici significati e chiavi di lettura.
    Ispirato al cyberpunk degli anni '80 e influenzato da altri generi quali il fantasy ed il romanzo esistenziale, il libro è scritto integralmente in prima persona ed al suo interno figurano numerosi personaggi che descrivono le proprie emozioni ed i propri punti di vista e che vivono costantemente in bilico tra peccato e redenzione.
    Il libro è permeato di metafore e simbolismi e si rifà alla visione filosofica della psicologia costruttivista.

    Cosa ti ha spinto a scrivere questo romanzo? Perché proprio in chiave fantascientifica?
    La fantascienza sin dai suoi albori è stato un genere utilizzato dai propri autori per parlare di tematiche sociali e per fare critica politica.
    In un mondo avveniristico come quello narrato in "Caretaker City" la tecnologia ha preso il sopravvento, ma i lati oscuri e l'ambivalenza dell'animo umano hanno resistito al passare del tempo ed all'avvento della scienza.
    Il romanzo nasce per poter esprimere il mio complesso punto di vista sulla Vita e la mia personalità ambivalente, quello che però veramente mi ha spinto a scrivere "Caretaker City" è la mia critica alla visione della disabilità della nostra attuale società ed al pensiero dualista Cartesiano.

    Quindi, perché proprio la fantascienza?
    Ho deciso di esordire con un libro di fantascienza perché è un mondo che mi affascina e mi attrae.
    Amo le atmosfere cyber-punk perché basate sulla tecnologia che io adoro e perché spesso i personaggi di questo tipo di letteratura sono provocatori e controcorrente.
    E poi c'è un motivo sopra tutti gli altri, io amo "Blade Runner" e lo considero IL film per eccellenza.
    Ultimo, ma non ultimo il fatto che la fantascienza spesso lancia interessanti spunti sociali mimetizzati all'interno di trame avveniristiche.

    Come detto sopra, io penso che a volte l'ambientazione fantascientifica è uno spunto per riflessioni molto più profondo e di carattere essenzialmente "umano", però spesso è guardata con diffidenza dal pubblico, proprio per via delle sua ambientazioni. Secondo te può invece diventare linguaggio "universale"?
    No, non credo che la fantascienza possa diventare un linguaggio universale.
    Penso che sia un genere di nicchia, riservato ad un piccolo gruppo di lettori, affascinante ed ancora oggi rivoluzionario ed in grado di permettere agli autori una vastissima libertà espressiva maggiore di quella offerta per esempio dal genere fantasy.
    È una questione culturale, la tecnologia risulta indigesta a molti e spesso le storie di fantascienza vengono osservate in superficie senza rendersi conto delle metafore morali ed esistenziali che racchiudono.
    I miei due libri in uscita sono ambientati nel presente, tranne uno dei racconti della raccolta ambientato in un futuro molto simile al nostro presente, poiché a me piace spaziare di genere in genere anche se sono sicuro che in una delle mie opere future la fantascienza tornerà a fare capolino tra le righe dei miei racconti...

    Secondo te in Caretaker City i fatti che vengono narrati potrebbero essere ambientati in un ambiente più vicino al nostro?
    No, non avrebbe senso ambientarli in un ambiente più vicino al nostro e ti spiego perché.
    L'idea di ambientare "Caretaker City" in un futuro "anteriore" mi ha permesso di affrontare tematiche sociali attuali associandole a riflessioni sul futuro.
    Uno dei messaggi che vuole trasmettere il mio libro è che certi lati oscuri dell'umana natura tendono a ripresentarsi ciclicamente nella storia, che l'utopia di una società liberale, democratica, laica e paritaria è destinata sempre e comunque a fallire poiché nell'uomo sono presenti pulsioni aggressive che vanno al di là della cultura, dell'ideologia e della religione alla quale apparteniamo.
    Anche la riflessione sulla disabilità che faccio grazie al personaggio di Eva (disabilità non come condanna, ma come risorsa) sarebbe impossibile da trasportare nell'era attuale poiché l'idea di una ragazza disabile che si prostituisce verrebbe vista ancor più scandalosamente di come appare nel romanzo.
    Il libro parla anche di responsabilità personali e condanna l'ignavia.
    C'è anche una riflessione "cristiana" essendo io un cristiano a volte atipico, che si basa sul verso evangelico "Prostitute e pubblicani vi precederanno nel regno dei cieli" e che mette in discussione la visione a volte perbenista della cristianità.

    Come sei arrivato alla decisione di pubblicarlo? E come sei entrato in contatto con l'editore?
    Fin da molto giovane avevo la passione per la scrittura.
    Nel 2004 inviai una delle mie prime opere allo stesso editore che poi mi ha pubblicato "Caretaker City", però mi venne bocciato.
    Nel 2007 inviai il mio nuovo romanzo che scrissi in soli 18 giorni, sapevo che era molto valido e dopo pochi mesi ottenni una proposta letteraria.
    Si entra facilmente in contatto con le case editrici grazie ad Internet, al giorno d'oggi è facile documentarsi e scegliere quella che riteniamo migliore.

    Ho visto che sei andato a numerose presentazioni, e il libro è presente in quasi tutte le biblioteche della zona, ma tu che tipo di pubblicità hai fatto? E che riscontri hai ottenuto?
    Al di là della pubblicità che mi è stata fatta dalla casa editrice mediante stampa e media mi sono mosso molto anche io per promuovere il mio libro d'esordio.
    Il facebook è un ottimo mezzo per potersi pubblicizzare, ancor migliore è il passaparola.
    Ho fatto molte presentazioni, in diverse librerie e manifestazioni e la mia intraprendenza mi ha permesso di cogliere molte occasioni per portare il pubblico a conoscenza del mio libro.
    Quello che lo consiglio ai nuovi autori è di farsi avanti con determinazione per poter divulgare le proprie opere.
    Essendo anche docente di comunicazione e persuasione mi sono avvalso anche di tecniche di comunicazione efficace utilizzate anche nel mondo della pubblicità.
    "Caretaker City" è un libro "difficile" anche se di facile lettura, può essere letto in più modi, come un giallo/noir, come un thriller di fantascienza, come un romanzo sociale, esistenziale e romantico, come opera filosofica.
    "Caretaker City" è quello che voi volete che sia ed in un certo senso è un libro per tutti.

    Hai avuto qualche riscontro positivo per quanto riguarda le presentazioni?
    Le presentazioni sono state spesso un successo e mi hanno permesso di sperimentare l'affetto del pubblico nei confronti della mia opera.
    Le presentazioni però servono anche per poter spiegare i temi che non saltano all'occhio durante una prima lettura.
    Per quanto riguarda il riscontro commerciale ve lo farò sapere appena terminato il percorso con la mia attuale casa editrice.

    Da un punto di vista dei lettori: che tipo di critiche hai ricevuto?Molto positive, al di là di ogni aspettativa.
    "Caretaker City" è piaciuto ad adolescenti, adulti, persone abituate alla lettura ed anche novizi, intellettuali e persone comuni.
    Il libro ha partecipato anche al Premio Letterario "Alessandro Tassoni 2009", ma le critiche che più mi hanno fatto piacere sono quelle del pubblico.

    Che tipo di rapporto hai con i tuoi lettori? Chi sono i primi a leggere le tue opere?
    Il mio pubblico è eterogeneo anche se la maggioranza dei miei lettori sono lettrici.
    Ho notato molto entusiasmo da parte di chi ha letto il mio romanzo, e a volte un entusiasmo maggiore di quello che credevo di poter riscuotere.
    Mi piace confrontarmi con i lettori delle mie opere per sapere se i messaggi che voglio comunicare arrivino a chi legge le mie storie.
    Io sono una persona che ha una visione paritaria ed orizzontale della vita, non mi sento un maestro né credo di poter insegnare qualcosa a qualcuno poiché credo che non esista una realtà oggettiva, ma come dicono i costruttivisti, tante realtà quante se ne possono inventare.

    Come mai pensi che i lettori siano soprattutto di sesso femminile? E' una situazione congenita alla nostra situazione attuale (ormai i maschi non leggono più) o pensi che dipenda dal libro in sé?
    Credo che sia una situazione congenita alla nostra situazione attuale come affermi tu.
    C'è da dire però di più.
    Tendenzialmente "Caretaker City" è un libro che attrae di meno il pubblico femminile che solitamente è allergico alla fantascienza, quando però leggono "Caretaker City" rimangono colpite dalla alta emotività e sensibilità del racconto.
    Alla fine quindi le donne tendono ad apprezzare maggiormente il mio romanzo rispetto agli uomini che lo vedono semplicemente come un noir fantascientifico.
    Le grandi capacità introspettive del pubblico femminile sono in grado di scovare le metafore ed i significati nascosti tra le righe.
    Le donne leggono maggiormente anche perché sono più curiose ed aperte di mentalità e sono maggiormente pronte a mettersi in discussione, questo le rende più ricettive ai messaggi contenuti all'interno delle opere artistiche.

    Pensi di metterti al lavoro con un altro tipo di romanzo?
    In autunno usciranno due miei nuovi libri.
    Il primo "Noi e la Gioia-piccole storie di esseri umani" edito da Gruppo Albatros che è una raccolta di racconti di cui uno di questi ha ottenuto una menzione di merito nel concorso letterario "Sshh..silenzio parla la voce del cuore" ed è anche finalista del premio Fulvio Aglieri.
    Il secondo "Figli di un Dio migliore" è, come "Caretaker City", un romanzo breve a sfondo esistenziale e sociale ed è edito da Davide Zedda-La riflessione.
    Le tematiche trattate sono molteplici, ma le ambientazioni sono profondamente differenti da quelle nelle quali era ambientato "Caretaker City", i racconti sono ambientati nel presente e non hanno nulla a che fare con la fantascienza, ma sono storie che parlano di emarginazione e solitudine, tutte si concludono con un lieto fine poiché ho una visione ottimistica e speranzosa della vita.
    Consiglio questo libro al gentil sesso poiché entrambe le opere sono cariche di emozioni e sensibilità e sono affini alla profondità dell'animo femminile.
    "Noi e la Gioia" sarà un libro di facile reperibilità vista l'importanza della casa editrice, anche "Figli di un Dio migliore" sarà reperibile in tutta Italia e nella nostra zona entro pochi mesi.
    In autunno inizierò la stesura delle mie nuove opere poiché questa stagione mi ispira particolarmente con i suoi colori ed il suo calore.

    Per quando sarà pubblicata l'intervista forse i tuoi libri saranno già usciti. ti va di parlare di entrambi in maniera un po' più esaustiva? Parlaci della loro genesi...
    "Noi e la Gioia-Piccole storie di esseri umani" (edito da Gruppo Albatros) contiene una serie di racconti a sfondo sociale tra cui il racconto che da il titolo al libro che ha ottenuto una menzione di merito al concorso "Sss..silenzio parla la voce del cuore".
    All'interno dell'opera ci sono anche due racconti comici brevi provocatori e irriverenti nei quali metto in discussione le superstizioni ed il concetto di onestà della comunità scientifica.
    I personaggi dei racconti drammatici invece sono persone non comuni in cerca della propria felicità.
    La tematica principale di tutti i racconti contenuti all'interno dell'opera è appunto la ricerca della gioia e dell'autorealizzazione concetto oramai in disuso nella "scientifica" e "razionale" società occidentale.
    Il secondo libro "Figli di un Dio migliore-Piccolo racconto sulla diversità" (edito da Davide Zedda-La Riflessione) è un romanzo breve che parla di un gruppo di persone che cercano il proprio riscatto nella Boston di inizio millennio.
    Ognuno di loro ha una storia profondamente drammatica, ognuno di loro è in cerca di qualche cosa.
    Un avvenimento però molto doloroso farà incrociare le vite dei protagonisti spingendoli a fare i conti con la propria coscienza e costringendoli a percorrere quella strada che li porterà a ritrovare finalmente se stessi fino al raggiungimento della felicità.
    "Figli di un Dio migliore" è un racconto sociale a sfondo drammatico con alcune provocazioni utili per far riflettere il lettore.
    Il titolo è una parafrasi del film degli anni '80 "Figli di un Dio minore" poiché all'interno del mio libro sostengo una tesi controcorrente e politicamente scorretta: Se le persone "diverse" (fisicamente, intellettualmente, moralmente...) fossero in realtà dei predestinati messi al mondo da un Dio che li preferisce alle persone comuni conformiste e benpensanti.
    I racconti raccolti all'interno del primo libro sono scritti tra il 2004 ed il 2009, in periodi molto differenti della mia vita ("Storia per me" è un vero e proprio inno alla libertà personale) e quindi la loro genesi è piuttosto eterogenea.
    "Figli di un Dio migliore" invece l'ho scritto questa primavera e l'ho inviato alla casa editrice che l'ha subito accettato, è frutto di alcune importanti riflessioni personali ed introduce alcuni argomenti che non avevo ancora toccato nelle mie precedenti opere.

    Ti va di parlarci un po' di te come lettore? Si capisce che la fantascienza è uno dei tuoi generi preferiti, quali libri ti sono più cari?Effettivamente io amo la fantascienza, soprattutto quella cinematografica perché sono un cinefilo.
    Ti stupirò però dicendoti che non amo molto leggere romanzi poiché leggo soprattutto racconti brevi e saggi.
    Amo Pirandello sopra tutti e mi piace anche Oscar Wilde, le mie letture preferite però sono tutte nell'ambito della psicologia.
    Di Pirandello amo l'analisi "lucida" della natura umana, di Wilde le contraddizioni e l'ironia, per quanto riguarda la fantascienza stravedo per Dick e stimo anche Gibson.
    I miei libri preferiti però sono saggi di psicologia come "Un modo di essere" di Carl Rogers, i testi di Viktor Frankl e Paul Watzlawick e diverse altre opere.

    Bè, se ci pensi in fondo la fantascienza di Philip K Dick è incentrata più che altro sulla descrizione psicologica di personaggi "portati al limite" in un ambiente quasi sempre alienante, quindi non mi sorprende che proprio questo autore sia tra i tuoi preferiti.
    Mi stupisce invece la presenza di Wilde, che in qualche modo "stona" tra i nomi che hai citato. Cosa ti colpisce così tanto in lui?

    Amo di Oscar Wilde l'ironia e la provocatorietà.
    Io amo infatti anche scrivere racconti brevi ed ironici ed aforismi, nel mio nuovo libro "Noi e la Gioia-Piccole storie di esseri umani" potrete apprezzare due dei miei racconti ironici e probabilmente anche alcuni dei miei aforismi.
    Di Wilde amo anche la sua abilità nel cambiare punto di vista, infatti al termine della sua vita aveva rivisto molte delle sue posizioni.
    Amo anche il modo immorale con cui parlava di morale ed i suoi paradossi.
    Ti lascio con un mio aforisma "Qualcuno disse che solo gli stupidi non cambiano mai idea...beh la pensavo pure io così poi ho cambiato idea..."



    SPOILER (click to view)
    Intervista raccolta via email da Yelena.
    per vedere i log chiedete il permesso di visualizzare la sezione doc


    Edited by [[ÿ - 16/2/2011, 12:50
     
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  3. Fa}
     
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    maaaaa che fastidio quest'intervista!non conosco il ragazzo ma credo che non leggerò niente di suo! come può dire che la fantascienza è solo un genere id nicchia? mi sembra una stronzata. la fantascienza ha la possibilità di raggiungere tutti, proprio per essere una metafora sociale.
     
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2 replies since 2/12/2010, 12:28   410 views
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