Arthur C.Clarke

se ne va un grande della fantascienza

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  1. §°Ofelia°§
     
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    ha praticamente fondato la societa' delle comunicazioni globali
    Arthur C.Clarke: non solo fantascienza
    E' stato un grande narratore, ma anche esploratore e scienziato

    Non riuscirà più a esaudire i suoi due desideri più grandi: scoprire qualche segno della presenza di civiltà extraterrestri e diventare un giocatore di ping-pong «almeno decente», nonostante i postumi della polio che lo aveva colpito da bambino. Arthur Charles Clarke è morto all’Apollo Hospital di Colombo, capitale dello Sri Lanka dove viveva dal 1956, nelle prime ore di martedì 19 marzo, in seguito a complicazioni respiratorie. Nelle ultime settimane era stato ricoverato dopo che un mattino non era riuscito a trovare le forze per alzarsi dal letto: «Forse – diceva – perché avevo passato la notte sognando di combattere con i dinosauri». Il 16 dicembre scorso Clarke aveva compiuto, come diceva lui, «le 90 orbite intorno al Sole» e aveva festeggiato questo novantesimo compleanno con una festa organizzata dal governo dello Sri-Lanka, alla quale avevano partecipato le maggiori autorità spaziali del mondo, tra cui il suo vecchio amico Aleksej Leonov, primo essere umano ad aver effettuato una passeggiata spaziale nel 1965. Un tributo doveroso all’uomo che non ha solo creato la storia (e poi il film con Stanley Kubrick) forse più famosa della fantascienza, «2001: Odissea nello spazio», ma che ha regalato all’umanità l’invenzione che ha trasformato il mondo: la rete globale di comunicazioni attraverso satelliti artificiali. Aveva proposto l’idea nel 1945 sulla rivista di ingegneria «Wireless World» e, ricordava, ne aveva ricavato in tutto 15 sterline non avendo mai voluto brevettarla: «una somma davvero astronomica», diceva, «per aver fondato l’industria delle telecomunicazioni via satellite».

    CENTO LIBRI E MILLE RACCONTI - Ma tra l’attività di scienziato e di scrittore, era quest’ultima a interessarlo di più e quella per cui voleva essere ricordato. «Ho sempre avuto sentimenti contrastanti sulla mia posterità», aveva scritto a dicembre, nel diario annuale che inviava solo ai suoi amici. «Ho avuto carriere diverse come scrittore, esploratore subacqueo (attività che ha continuato fino all’ultimo – ndr), promotore delle imprese spaziali e divulgatore scientifico; ma mi piacerebbe essere ricordato soprattutto come un uomo che ha divertito i suoi lettori e soprattutto che è riuscito ad allargare la sua immaginazione». E in realtà di cibo per la nostra mente Clarke ne ha preparato molto, nei 100 libri e nei 1000 fra racconti e saggi che ha scritto in sessant’anni di attività. Buona parte della sua opera letteraria ha ruotato intorno al futuro dell’umanità; ma non un futuro materialistico-tecnologico di robot e astronavi, di ingranaggi e cherosene; un futuro immateriale, con l’abbandono della nostra componente fisica e la trasformazione dell’uomo in pura energia. Questo ha raccontato in uno dei primi romanzi, «Le Guide del tramonto» del 1953; poi in «2001» e nei suoi sèguiti, fino al suo ultimo racconto «La Supermente».

    UMANITA' ALL'INIZIO DELL'EVOLUZIONE - Secondo Clarke, l’umanità è ancora agli inizi del suo percorso evolutivo, rispetto ad altre civiltà dell’universo che da tempo hanno abbandonato la dimensione corporea per diventare intelligenza pura. L’evoluzione della mente umana avrà il suo culmine nella formazione di una supermente collettiva, una entità galattica che racchiude tutto. E il primo passo sarà la possibilità di scaricare le informazioni dal cervello in un chip esterno e farle vivere autonomamente; una specie di immortalità elettronica prevista per l’anno 2090. «Solo pochi giorni fa», dice oggi il suo portavoce e amico cingalese Nalaka Gunawardene, «Sir Arthur aveva licenziato le bozze del suo ultimo libro, “The Last Theorem”, scritto a quattro mani con un altro grande autore di fantascienza, Frederick Pohl, e che sarà pubblicato entro l’anno. E’ rimasto attivo fino alla fine». Ateo convinto («Non credo in Dio; non sono molto interessato a Lei», aveva detto), Clarke ha lasciato precise disposizioni per i suoi funerali. «Desidero una piccola cerimonia privata e assolutamente nessun rito di qualsiasi religione o fede». Lascia due fratelli, che vivono a Minehead, la cittadina inglese del Somerset dove lo scienziato-scrittore era nato nel 1917, e la famiglia cingalese che aveva adottato e che considerava «quella vera». Clarke non aveva figli e si era sposato solo una volta, nel 1953, per sei mesi: «fu una prova sufficiente a dimostrare che io non ero un tipo da matrimonio». Ora che è diventato immateriale e non orbita più attorno al Sole, Arthur Clarke potrà raggiungere quello che è stato uno dei più grandi affetti della sua vita, la cagnolina Pepsi, morta due anni fa. «Ho sentito dire che i cani non vengono fatti entrare in Paradiso», aveva scritto nel suo diario. «Così neppure io ci andrò».

    Giorgio Rivieccio
    19 marzo 2008

    da http://www.corriere.it
     
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  2. Sudrak Al-Salik
     
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    Un vero mostro sacro della sf mondiale... uno dei miei preferiti in assoluto.
     
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1 replies since 7/7/2009, 18:40   38 views
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