Departures ~ Yōjirō Takita (2008)

Cinema Altrove aprile 2012

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    Titolo Departures
    Titolo originale おくりびと / Okuribito
    Genere drammatico
    Regia Yōjirō Takita
    Con Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue and Tsutomu Yamazaki
    Anno 2008
    Premio oscar come miglior film straniero 2009.
    www.imdb.com/title/tt1069238/
    CITAZIONE
    Daigo Kobayashi is a devoted cellist in an orchestra that has just been dissolved and now finds himself without a job. Daigo decides to move back to his old hometown with his wife to look for work and start over. He answers a classified ad entitled "Departures" thinking it is an advertisement for a travel agency only to discover that the job is actually for a "Nokanshi" or "encoffineer," a funeral professional who prepares deceased bodies for burial and entry into the next life. While his wife and others despise the job, Daigo takes a certain pride in his work and begins to perfect the art of "Nokanshi," acting as a gentle gatekeeper between life and death, between the departed and the family of the departed. The film follows his profound and sometimes comical journey with death as he uncovers the wonder, joy and meaning of life and living.

    Film......... strano.
    per 3/4 è un film bellissimo, estremamente poetico, che scorre lento, con calma, sottolineato da musiche molto belle. i personaggi sono tratteggiati in maniera rapida e lieve, i loro rapporti interpersonali tracciati con brevi pennellate. un film intenso, e commovente.

    poi, a un certo punto la svolta: nell'ultima mezzora c'è un insieme di accostamenti beceri, dialoghi alla action movie (giuro!!!), colpi di scena improbabili. insomma, un b-movie della tristezza.
    un calo micidiale, che sputtana completamente tutto il film. ...

    Edited by Kiby89 - 3/2/2011, 11:44
     
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  2. MagentaLips
     
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    departures


    Titolo: Departures (Okuribito)
    Regia: Yojiro Takita
    Paese: Giappone
    Anno: 2008
    Genere: drammatico
    Interpreti: Masahiro Motoki, Ryoko Hirosue, Tsutomu Yamazaki, Kimiko Yo, Takashi Sasano, Kazuko Yoshiyuki
    Trama:
    Il giovane Daigo, dopo lo scioglimento dell'orchestra presso la quale suonava come violoncellista a Tokyo, torna al suo paese natale con la moglie. A Yagamata si mette alla ricerca di lavoro e fissa subito un colloquio per un lavoro che lui pensa sia in un'agenzia di viaggi. Arrivato sul posto scopre che si tratta di un'agenzia di pompe funebri. Convinto dal titolare e dai buoni guadagni accetta il lavoro ed inizia ad imparare tutto sui rituali funebri giapponesi.
     
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    Chissà se lo trovo...
     
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    Penso che abbia uno dei finali più brutti mai visti in un film, se tutto il film si tiene sul buono (diciamo ****) il finale lo fa diventare una cagata mostruosa e non si salva per nessunissimo santo.
    Ovviamente non lo rivedrò!!!!
     
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    Ho un solo aggettivo per questo film: banale.
     
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    Metà dei film giapponesi che conosco non reggono il finale... io sono curiosa di vederlo.
     
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    CITAZIONE (Ian Delacroix @ 24/3/2012, 16:52) 
    Ho un solo aggettivo per questo film: banale.

    Ma magari fosse banale.... Il problema è che è tutto sommato un bel film per il 90% del tempo. A parte le scene del violoncello (eh?) è interessante e anche ben girato, ha delle scene molto belle e la storia in sé non è così drammaticamente improponibile.
    Ma le ultime due scene, quella del "scegli la cassa che vuoi - sguardo da charles bronson
    Charles_Bronson
    e la "dichiarazione" finale della moglie proprio fanno cadere braccia mascelle ginocchia occhi e tutto quello che può cadere
     
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    Se mi spiega meglio le tradizioni funebri (funerarie) giapponesi per me è già tanto... consideradod che spendono più in funerali che in matrimoni, sono informazioni che mi mancano.

    Poi adesso sono curiosa di conoscere la "dichiarazione"...
     
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    Ahah vedrai che quando arriva la riconosci.

    Comunque sì, per certi versi è anche interessante e didattico..... per certi versi :D
     
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  10. Meng
     
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    Personalmente, invece, ho trovato questo film molto bello e commovente... ma forse anche perché è andato a toccarmi delle corde particolari. Il tema del fraintendimento porta a ridere e a smorzare quello più drammatico e tabù della separazione, della perdita, della morte. Un mix secondo me perfettamente riuscito. Le cerimonie che fanno loro per l'ultimo addio sono di una delicatezza incredibile, a me hanno trasmesso tanta serenità. Mi sono piaciute pure le scene del violoncello e la colonna sonora... Rivedendolo temevo non mi avrebbe più fatto lo stesso effetto, invece mi ha commossa come la prima volta.
     
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    Io pensavo di vederlo stasera... se qualcuno mi vuole fare compagnia...
     
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    Visto in giapponese, con i sottotitoli in inglese.
    Concordo con meng sulla poesia e la delicatezza con cui il tema della morte e dell'ultimo addio è stato trattato.
    Non mi capita spesso, ma ho pianto come una fontana per metà della storia... non c'è stata preparazione che non mi abbia in qualche modo toccata.

    Non l'ho trovato banale. Tutto, dai personaggi principali fino a quelli apparentemente banali erano perfetti e ognuno di loro ha toccato una corda diversa di come può essere vista o affrontata la morte.
    La musica e il violoncello, così come il rapporto con il cibo e il succedersi delle stagioni, crescono con il crescere del pesonaggio e, alla fine, non c'è solo l'accettazione di una professione, ma anche quella della propria interezza come individuo.

    Se lo trovo in una versione con la pista in giapponese, credo proprio che lo prenderò.

    Yele, forse in italiano il tono è diverso,
    ma la scena della cassa non sembra così fredda o impersonale e non ho trovato una dichiarazione della moglie che possa far cadere le braccia...


    Boh... uno dei motivi per cui mi piace vedere i film giapponesi con sottotitoli (possibilmente non italiani) è perché a volte sembra di vedere un altro film...
    Il tono dei giapponesi è troppo ricco e, se si comprendono anche i gesti o la mimica facciale, spesso doppiato non rende affatto.
     
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    E' una bellissima cosa che hai voluto vederci...

    ... ma purtroppo è totalmente estranea alla cultura giapponese. Non esiste proprio il concetto di individuo e realizzazione di individuo, ma il singolo esiste solo in funzione della società e per essa. ;-)

    CITAZIONE (taksya @ 2/4/2012, 23:43) 
    non c'è solo l'accettazione di una professione, ma anche quella della propria interezza come individuo.

     
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    Probabilmente hai ragione... sono solo una neofita dal punto di vista della cultura giapponese (vent'anni di frequentazione non sono abbastanza, come tutte le tradizioni orientali è molto complessa e non superficiale come quella occidentale) ma non si tratta della storia di un sararyman che vive in una grande città o del solito studente che deve superare esami anche per entrare all'asilo.
    Il film è incentrato sulla figura di Daigo quindi, per questioni registiche e di sceneggiatura, mi viene spontaneo concentrarmi sulla sua figura.
    Io ho visto (da occidentale) un uomo che ha vissuto per molto il sogno dell'arte e che, una volta svanito quello, ha trovato una nuova posizione sociale (bassa, per via del lavoro scelto) ed è venuto a patti con un passato che ha sempre negato e con la figura di un padre che ha accettato e riconosciuto solo dopo la sua morte.
    Il tutto ambientato nella provincia rurale giapponese e non in una grande città come Tokyo, dove sicuramente le aspettative sono diverse e più pesanti da tollerare.

    I giapponesi spendono più in funerali che in matrimoni e la tradizione mortuaria è una delle più sentite di cui abbia mai letto (autori giapponesi).
    Il lavoro di Daigo serve alla società (che non comprende più la cura del defunto da parte della famiglia) e viene riconosciuto come utile dalla società stessa solo dopo che si è espressa nei rituali della preparazione del corpo per la cremazione, fornendo quel coinvolgimento emotivo che la cultura stessa non chiede e, a volte, rigetta.

    Poi, sicuramente mi sono fatta solo un bel viaggio, ma mi piace così.




    CITAZIONE (Ian Delacroix @ 24/3/2012, 17:52) 
    Ho un solo aggettivo per questo film: banale.

    Invece, dopo averlo visto, mi piacerebbe sapere la motivazione di un giudizio così secco.
    I pareri contrastanti dopo una lettura/visione sono normali, ma sono curiosa di scoprire le motivazioni di una bocciatura così drastica.
     
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    Be', ma è una cosa bellissima.

    Indipendentemente da tutto, uno vorrebbe sempre estasiarsi con qualsiasi opera viene in contatto e vederci/trovarci molto. Quindi l'esperienza per te è stata appagante, ed è l'unica cosa che conta. :-)

    CITAZIONE (taksya @ 3/4/2012, 18:23) 
    Poi, sicuramente mi sono fatta solo un bel viaggio, ma mi piace così.

    Sul 'banale', confesso che mi costa fatica rispondere, mi sembra una perdita di tempo parlare di cose che considero brutte, ma visto che l'ho scritto, è giusto prendersi le responsabilità.

    Sarà che ho visto centinaia e centinaia e centinaia di opere orientali (prevalentemente giappo, ma adoro anche le commedie coreane), e nel livello questa si candida tra le peggiori che abbia visto (a memoria solo Poetry è peggio).

    L'ho trovata falsa e superficiale, patinata e creata apposta per uno spettatore occidentale, modulata per far leva su corde che facilmente lo vanno a toccare.

    Un po' le stesse sensazioni che mi lasciano le letture di Banana Yoshimoto o Murakami (che detesto).

    Detestabile la figura della moglie, e le reazione di lui.

    Zero coinvolgimento, continuavo a sbadigliare (e sì che i temi, violoncello - musica e morte -funerali, sono miei, ce ne vuole per farmi annoiare visto che ho pregiudizi positivi verso opere che trattano temi del genere)

    Ma sto andando a ricordi, le cose che non mi piaccio tendo a rimuoverle, mi rimane solo la patina di fastidio.

    Comunque sono solo impressioni mie soggettive, avrei preferito mille volte trovarci quello che hai trovato tu, che poi è sempre quello che spero quando mi approccio a un'opera...
     
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28 replies since 6/12/2010, 11:03   336 views
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