12/9/91

Charles Bukowski

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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Charles Bukowski

    12/9/91

    (Da: "Il Capitano è fuori a pranzo")



    Oggi niente cavalli. Mi sento stranamente normale. Capisco perché Hemingway aveva bisogno delle corride, gli fornivano una cornice, gli ricordavano dov'era e cos'era. Talvolta ce ne dimentichiamo, a furia di pagare bollette del gas, far cambiare l'olio e via dicendo. La maggior parte della gente non è preparata alla morte, alla propria o a quella di chicchessia. Ne sono scioccati, terrorizzati. E' come una grossa sorpresa. Che diavolo, non dovrebbe esserlo. Io mi porto la morte nel taschino. A volte la tiro fuori e le parlo: "Ciao bella come va ? Quand'è che vieni a prendermi? Sono pronto".
    Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire.
    Vedete che i cavalli mi servono, altrimenti perdo il senso dell' umorismo. Se c'è una cosa che la morte non può soffrire è che si rida di lei. Una buona risata può fregare qualsiasi handicap. Non rido da tre o quattro settimane. Qualcosa mi sta divorando vivo. Mi gratto, mi giro, mi guardo attorno, cerco di trovarlo. Il Cacciatore è furbo. Uno che non si fa vedere. O forse una.
    Il computer deve tornare al negozio. Vi risparmierò i dettagli. Un giorno sui computer ne saprò più dei computer stessi. Ma per il momento questa macchina mi tiene per le palle.
    Ci sono due redattori che conosco che ce l' hanno su con i computer. Ho qui queste due lettere che si scagliano contro i computer. Sono rimasto molto sorpreso dalla durezza delle lettere. E dal loro infantilismo. Io so bene che il computer non può scrivere al osto mio. E se potesse, non lo vorrei. Quei due si sono spinti un po' troppo in là. La conclusione è che il computer nuoce allo spirito. Be', come molte altre cose. Ma io sono per le cose utili, se posso scrivere due volte tanto e la qualità rimane la stessa, allora scelgo il computer. Per me scrivere è volare, è accendere un fuoco. Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.
    Quelli là pensano che per avere un'anima devi essere per forza in croce e sanguinare. Ti vogliono mezzo matto, che ti sbavi sul davanti della camicia. Ne ho avuto abbastanza di croci, ne ho le tasche piene. Se riesco a tenermi alla larga dalla croce, ho ancora parecchie cose da dire. Troppe. Che ci vadano loro sulla croce, gli farò le mie congratulazioni. Ma per scriver non basta il dolore, ci vuole uno scrittore.
    Comunque, questo lo riporto al negozio e quando i miei redattori vedranno il lavoro scritto a macchina penseranno: "Ah, Bukowski ha ritrovato la sua anima. Questa roba si legge molto meglio".
    Be', insomma, cosa faremmo senza i nostri redattori? O meglio, cosa farebbero loro senza di noi?

    Edited by Yelena Cruel - 1/8/2009, 15:12
     
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  2. TheGrandWazoo
     
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    Charles, Charles vecchio mio
     
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    a lot of Flying Teapots with pimpi's vibes

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    Ho letto in una biografia che parla prorpio di Buk una cosa simile ^^

    CITAZIONE
    "Credete che a quell'uomo sarebbe mai potuto venire in mente che, un giorno, in diverse città europee e non, di cui sì e no ne conosceva l'esistenza, gli sarebbe stato dedicato un locale, un pub dove scorrono fiumi di birra e di cocktail?
    Che poi qualcuno, sull'insegna, abbia sbagliato a scrivere il nome, Bukowsky anzichè Bukowki, è solo un dettaglio. Una "y" in fondo non cambia di molto le cose e la sostanza resta: solo a un mito si dedica un bar." tratto da: "Bukowski Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere" di Paolo Roversi

    :=):

    A quanto pare ci sono svariati imprecisioni in giro per il mondo a rigurardo, ma non penso che a lui facessero piu di tanti effetti:
    CITAZIONE
    <<"Henry mi ha stancato perché i miei genitori mi chiamavano solo per fare qualche commissione o perche dovevano picchiarmi. Charles e O.K. solo sulla pagina scritta. È un gran pasticcio. Cosi dico alla gente di chiamarmi Hank. Il, bravo, vecchio Hank."

    ^_^
     
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  5. La Ragazza delle Arance
     
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    Non l'avevo mai letto! o_o
    Devo rimediare, presto, presto devo rimediare!
     
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    Questo vostro magnifico lavoro di copiaincolla me lo ero perso! Ma bravissimi!
    Ovviamente ho iniziato da Buk :) grazie di questo racconto
     
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5 replies since 24/7/2009, 09:38   192 views
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