| Uscito sull'onda dei retelling della mitologia classica che affollano gli scaffali delle librerie, questa riscrittura dell'Odissea sembra più una versione in prosa in chiave svenevole da romanzo rosa che non un racconto da punti di vista più realistici di personaggi in ombra, la cui voce si è persa nella celebrazione mitologica degli eroi. Insomma, il punto dei retelling usciti ultimamente era riscrivere i miti, spesso da un punto di vista femminista (con Christa Wolf che ha fatto da maestra), facendogli perdere la sacralità, rendendoli prosaici perché alla fine di sangue, guerra, morti e vinti stiamo parlando, di stupri, di schiavitù, di mutilazioni, di olocausti animali e altre cose orribili, ammantate di solennità perché raccontate dalla parte dei vincitori, di chi delle terre e delle vittorie si arricchisce e trova prestigio. Gli altri, e soprattutto le altre, perdono la voce e rimangono belle figure di sfondo dalle braccia bianche da immolare agli dei o da recare in dono all'ennesimo principe. Ribaltare il punto di vista e i "valori eroici" è anche un bel modo per mandare un messaggio pure attuale, sul valore delle fonti storiografiche, sulla messa in discussione di narrazioni anche attuali, eccetera eccetera eccetera...
La premessa data dal titolo del libro dovrebbe essere almeno in parte questa, che invece viene pressoché del tutto delusa. La scelta di utilizzare un linguaggio aulico e iperaggettivato simile a quello usato nei poemi omerici nella forma in cui li conosciamo, non aggiunge di certo originalità, soprattutto con i termini chiave da manuale lasciati scritti in greco, i quali aggiungono un'artificialità al testo che lo fa sembrare una specie di versione per liceali. I personaggi rimangono ammantati dal mito in modo identico se non peggiore rispetto alle storie che conosciamo, il retelling non aggiunge nulla, anzi le donne che parlano di Ulisse sono prive di spessore e non fanno altro che raccontare in maniera svenevole e bidimensionale, appiattite al massimo, la straordinarietà di questo uomo divino e multiforme e intelligente che diventa quasi ridicolo perché descritto come un Gary Stu da manuale. Le donne rimangono ancor più fissamente ancorate ai loro stereotipi: Circe la maga, Nausicaa la ragazzina infatuata, Calipso la dea innamoratissima e annoiata... e persino quando mostrano un po' di "ribellione", suona forzata, perché sempre e solo di un uomo si parla e sempre e solo tessono le sue lodi anche quando sembrano non farlo, perché poi alla fine è il volere degli dei che conta. Quindi di fatto si tratta di una riscrittura che non di discosta dai canoni e alle donne non dà praticamente voce, pesante da leggere, che non aggiunge nulla di nuovo al panorama e che continua, prepotentemente, a essere maschile, muscolare, testosteronico. Ce ne era bisogno?
Edited by Lyl3_Z - 17/3/2023, 10:58 |
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